19 Giugno 2013

Missione educativa

Filed under: DOCENTE,Religione — giacomo.campanile @ 05:14

Il più divino dei compiti

Oggi il compito educativo, di estrema importanza, è in una situazione di grande crisi. Questo è a tutti evidente perché né i genitori né gli educatori sanno come formare i ragazzi. Ciò che in passato sembrava giusto ed adeguato per la formazione morale dei giovani, ai nostri tempi è considerato poco valido. I social media, poiché propongono nuove forme di pensiero e di azione, molto spesso assai nocive, sono giustamente definiti e considerati come i nuovi “maestri”: infatti, mentre le persone per bene sono seriamente preoccupate, essi introducono nel modo di comportarsi modelli immorali e finiscono per provocare lentamente la corruzione della società.
Pertanto deve essere stretta una qualche forma di patto tra gli educatori, senza alcun indugio. A questo aspirava Fabio Quintiliano, grande pedagogista, vissuto nel primo secolo dopo Cristo. Nella sua opera Institutio Oratoria, sviscera abbondantemente e con lucidità di pensiero la tematica educativa. Secondo Quintiliano, è indispensabile che i ragazzi siano formati da educatori di ottime qualità. Se mancano, non soltanto quel nobile compito educativo crolla, ma anche le strutture della società vanno in rovina. Quintiliano illustra l’identità del migliore educatore quando dichiara che i formatori devono essere forniti, oltre che di competenze teoriche, anche di qualità morali.
L’insegnamento di Quintiliano è stato confermato dagli psicologi. Dopo aver studiato quali siano i processi educativi preferibili, non hanno esitato nel dichiarare che un educatore, se vuole svolgere con successo il suo compito, dovrà essere sempre, buono, imparziale, comprensivo.
Inoltre, è opportuno che gli educatori, nell’adempimento del loro lavoro, si impegnino con motivazioni autentiche, consapevoli di compiere un compito moralmente nobile che ha uno scopo ben preciso: formare la vita interiore dei ragazzi orientandola al bene, alla verità, alla bellezza.
Conseguentemente Giovanni Bosco, che a ragione è da tutti ritenuto il più importante dei pedagogisti cristiani, sosteneva che la missione educativa è di tutte le azioni divine quella più divina. Per compierla, come esorta don Bosco, i giovani non solo devono essere amati, ma devono sentire di essere amati dai loro educatori.

14 Maggio 2013

Peste e pandemia in San Cipriano. Lezione novembre 2020

Filed under: LEZIONI DI RELIGIONE,Religione — giacomo.campanile @ 21:34

Storia e ambiente – Malattie ed epidemie

Dalla Peste al Coronavirus: come le pandemie hanno cambiato la storia dell'uomo | Milena Gabanelli - Corriere.it

La peste di Cipriano fu una pandemia che colpì l’impero romano dal 249 al 262 d.C.. Si pensa che l’epidemia abbia causato diffuse carenze di manodopera per l’agricoltura e per l’esercito romano, e indebolito gravemente l’impero durante la crisi del terzo secolo.

Cipriano e Camus, la fede e l’ateismo di fronte alla peste

Quella fede che vince il «male micidiale»

Anche nel tunnel dell’epidemia si continua a leggere (di più in quarantena? Lo speriamo). Ma quali libri? La risposta lega il discorso sull’emergenza socio-sanitaria che ci attanaglia a quello sulle letture che al momento ci intrigano. Fra i titoli più gettonati da febbraio in qua — ce lo dicono i librai, e i bibliotecari confermano — c’è La peste di Albert Camus, il romanzo più noto dell’autore franco-algerino, pubblicato nel 1947 e divenuto un classico del Novecento. Il libro parla di una grave epidemia che scoppia in una città della costa algerina, Orano, e imperversa per mesi causando grandi sofferenze fisiche e morali alla gente e facendo migliaia di morti.

I critici interpreteranno variamente il morbo descritto da Camus, ora come allegoria del nazismo, ora come espressione narrativa della sua visione filosofica, improntata alla lettura della vita-storia umana come un assurdo doloroso. In ogni caso i lettori italiani, travolti dal coronavirus, più che in una filosofia o una poetica hanno voluto come rispecchiarsi nella trama di un grande libro contemporaneo che ricalca il nostro dramma collettivo. E si sono identificati nel protagonista, Bernard, vittima dell’angoscia, tentato dalla disperazione, in cerca degli amici e, lui medico, curvo sui malati a salvare vite umane.

I media non potevano fare a meno di registrare questo risveglio dal coma dell’oblio di un capolavoro letterario, sull’onda di un’attualità a cui avremmo rinunciato con piacere. E qualcuno ne ha colto il destro per ricordare gli autori e le opere più note sul tema della peste, della morìa, del disastro corale (lo sta facendo, tra gli altri, anche l’Osservatore Romano da settimane con la serie dedicata a Il racconto dell’epidemia nei secoli). Da Tucidide a Lucrezio, la voce più originale della poesia latina, ammiratore di Tucidide e autore a sua volta, nel finale del De rerum natura, di una descrizione della peste ateniese più scioccante delle pagine tucididee. Da Daniel Defoe, autore nel 1722 del Journal of the Plague Year (il “Diario dell’anno della peste”) a Boccaccio, testimone oculare della «mortifera pestilenza» del 1348 (come la chiama, vi perse familiari e amici) e genio letterario nell’elezione del tragico sfondo a cornice narrativa del Decameron. Quanto all’arcinota peste di Manzoni, i lettori e soprattutto i nostri studenti, per i quali a volte I promessi sposi è un po’ datato, complice il buio presente potranno ahimé sentirsi più in sintonia con l’autore e scoprirne la drammatica attualità.

Ma fra questi classici, riletti al tempo del covid-19, ne manca uno non meno grande, il De mortalitate di san Cipriano, il più insigne dei Padri preniceni. Cipriano era un retore di Cartagine, metropoli romana e cuore della Chiesa africana.

A 40 anni, verso il 246, si converte al cristianesimo e, colto e retto com’è, il popolo gli “impone” il presbiterato e nel 249 lo vuole vescovo. Diverrà una personalità dominante della Chiesa latina, alla guida di una città e cristianità al centro delle grandi questioni ecclesiali: i lapsi, il battesimo degli eretici, il primato romano, l’unità della Chiesa. Si distinse per la sua coerenza dottrinale, l’accoglienza dei decreti pontifici (ma nella disciplina era più rigorista di Roma) e un grande zelo pastorale, da padre pur nel rigore. Finito nel mirino dei persecutori Decio e Valeriano, morì martire a Cartagine nel 258, decapitato sul prato di un’altura a picco sul mare.

IDe mortalitate, titolo tradotto in genere come “La pestilenza”, ma mortalitas significa pure “mortalità”, “fragilità” e anche “morte”, così come lo abbiamo è un messaggio pastorale (forse elaborato da un’omelia) scritto da Cipriano nel 252 per i fedeli, colpiti da una tremenda pestilenza, forse era vaiolo o virus ebola. La pandemia era esplosa in Egitto e si era sparsa nei territori rivieraschi del Nordafrica, causando migliaia di morti e invadendo la popolosa Cartagine. Il morbo arriverà a Roma, dove farà cinquemila morti al giorno e ricorderà a tutti la peste Antonina del secolo prima, sotto Marco Aurelio. Allora come nel III secolo l’emergenza sanitaria si era accompagnata ad altre sciagure (guerre, invasioni, carestie, fame…) che per i pagani erano castighi degli dèi indignati per la libertà data ai cristiani, mentre per questi preannunciavano la fine del mondo.

Il De mortalitate attesta l’estrema premura pastorale di Cipriano, impegnato sia sul piano socio-sanitario sia dal lato spirituale. Il male colpiva duro, l’autore ci parla dei sintomi: bruciore agli occhi, febbre, coliche devastanti, a tanti si amputavano gli arti. È un “male micidiale”, dice, che strappa i figli ai genitori, i mariti alle mogli, gli amici agli amici.

Ma oltre il realismo c’è la visione cristiana della morte e del dolore, un respiro soprannaturale, l’invito alla speranza e alla meditazione dei valori morali e spirituali eterni. È una consolatio cristiana, dove sfocia una tradizione che viene da Cicerone e Seneca. Ma a volte è severo il vescovo di Cartagine, deciso nello scuotere l’amato e afflitto gregge: «Che motivo c’è di stare in ansia e di essere preoccupati? Chi resta trepidante e mesto tra questi avvenimenti se non chi non ha né speranza né fede?». Niente sconti, in Cipriano c’è l’austerità dell’uomo antico, del romano che è sempre rimasto. Ma egli ridesta la fede e la speranza con una forza e una passione uniche. I pastori oggi hanno più comprensione e delicatezza, per loro è giusto l’attaccamento delle persone e anche dei cristiani alla vita; Cipriano lo critica, lo flagella. Però non arriva a vedere nel contagio il castigo divino dei nostri peccati, come fa padre Parroux, il religioso che è fra i personaggi principali della Peste di Camus.

NOTA BENE: La peste di Giustiniano è del... - Paolo TuttoTroppo | Facebook

San Cipriano spiega il significato della Preghiera del Padre Nostro – Cooperatores Veritatis

San Cipriano ci spiega l'eresia e la vera unità nella Chiesa – Cooperatores Veritatis

San Cipriano origine delle eresie e degli scismi testo originale – Cooperatores Veritatis

UN FANTASTICO DISCORSO ALLA NAZIONE DA PARTE DEL MINISTRO AUSTRALIANO PETER COSTELLO !

Non sono contrario all’immigrazione e non ho niente contro coloro che cercano una vita migliore venendo in Australia.

Tuttavia ci sono questioni che coloro che recentemente sono arrivati nel nostro Paese e, a quanto sembra, anche qualcuno dei nostri concittadini nati qui, devono capire.
L’idea che l’Australia deve essere una comunità multiculturale è servita soltanto a dissolvere la nostra sovranità ed il sentimento di identità nazionale.

Come australiani, abbiamo la nostra cultura, la nostra società, la nostra lingua ed il nostro modo di vivere. Questa cultura è nata e cresciuta durante più di due secoli di lotte, processi e vittorie da parte dei milioni di uomini e donne che hanno cercato la libertà di questo Paese.
Noi parliamo l’inglese, non il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, il russo o qualsiasi altra lingua. Perciò, se desiderate far parte della nostra società, imparate la lingua! La maggioranza degli australiani crede in Dio. Non si tratta soltanto di un affare privato di qualche cristiano fondamentalista di destra, ma vi è un dato di fatto certo ed incontrovertibile: uomini e donne cristiani hanno fondato questa nazione su principi cristiani, ed è chiaramente documentato nella nostra storia e dovrebbe essere scritto sui muri delle nostre scuole.

Se il nostro Dio vi offende, allora vi consiglio di prendere in considerazione la decisione di scegliere un’altra parte del mondo per mettere su casa, perché Dio è parte della nostra cultura. Accetteremo le vostre opinioni religiose, e non vi faremo domande, però daremo per scontato che anche voi accettiate le nostre e cercherete di vivere in pace ed armonia con noi. Se la Croce vi offende, o vi molesta, o non vi piace, allora dovrete pensare seriamente di andarvene da qualche altra parte. Siamo orgogliosi della nostra cultura e non pensiamo minimamente di cambiarla, ed i problemi del vostro paese di origine non devono essere trasferiti sul nostro.
Cercate di capire che potete praticare la vostra cultura, ma non dovete assolutamente obbligare gli altri a farlo.

Questo è il nostro Paese, la nostra terra, il nostro modo di vivere vi offriamo la possibilità di viverci al meglio. Ma se voi cominciate a lamentarvi, a piagnucolare, e non accettate la nostra bandiera, il nostro giuramento, i nostri impegni, le nostre credenze cristiane, o il nostro modo di vivere, vi dico con la massima franchezza che potete far uso di questa nostra grande libertà di cui godiamo in Australia: il diritto di andarvene.
Se non siete felici qui, allora andatevene.

Nessuno vi ha obbligato a venire nel nostro Paese. Voi avete chiesto di vivere qui: ed allora accettate il Paese che avete scelto. Se non lo fate, andatevene!

Vi abbiamo accolto aprendo le porte del nostro paese; se non volete essere cittadini come tutti in questo paese, allora tornate al Paese da cui siete partiti!

Questo è il dovere di ogni nazione.

Questo è il dovere di ogni immigrato.

15 Marzo 2013

L’avvocato del diavolo

Filed under: FILM,LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 22:57

The Devil's Advocate.png

L’avvocato del diavolo (The Devil’s Advocate) è un film del 1997 diretto da Taylor Hackford.

« Vanità, decisamente il mio peccato preferito. »

(John Milton / Al Pacino)

Kevin, senza rendersi conto di stare vendendo la sua anima al diavolo, vive la realtà della popolosa e corrotta New York, dove un qualunque atto onesto od affettuoso sembra impensabile, essa è la metafora di Babilonia, ed è costellata di ladri, assassini, stupratori, dalla faccia assolutamente rispettabile, perduti in un vortice di desiderio sessuale, droga e denaro. Egli, a seguito del suicidio della moglie, della scoperta della vera identità del padre (ovvero John Milton) e la presa di coscienza di quanti assassini e delinquenti abbia scagionato per “mestiere”, finalmente avrà un confronto diretto con lui, ossia con Satana in persona.

Qui, Satana rivela il suo piano: il ventesimo secolo è ormai corrotto fino al midollo, dunque i tempi sono maturi affinché lui diventi il dominatore del mondo. Per farlo gli occorre che Kevin e la sua sorellastra Christabella generino un figlio, il quale diventerà l’Anticristo. Kevin riesce però a imporsi grazie al libero arbitrio e si suicida, rovinando così i piani del Maligno.

‎” Ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A lui piace guardare: è un guardone giocherellone! Lui dà all’uomo gli istinti, concede questo straordinario dono, poi che fa? ..Ti assicuro che lo fa per il suo puro divertimento, per farsi il suo cosmico spot pubblicitario…fissa le regole in contraddizione: guarda, ma non toccare! Tocca, ma non gustare! Gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all’altro, lui che fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate, perché è un moralista! , è un gran sadico! È un padrone assenteista, ecco cosa è! E uno dovrebbe adorarlo? No , mai! Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso.. non è così?
Perché no? Io sto qui col naso ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare. A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato. E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante le sue maledette imperfezioni. Io sono un fanatico dell’uomo, sono un umanista! Sono probabilmente l’ultimo degli umanisti! E chi, sano di mente, potrà mai negare che il XX secolo è stato interamente mio ” Sono all’apice, Kevin. E’ il mio tempo questo. E’ il nostro tempo…”

Testo originale:

“Who are you carrying all those bricks for anyway? God? Is that it? God? Well, I tell ya, let me give you a little inside information about God. God likes to watch. He’s a prankster. Think about it. He gives man instincts. He gives you this extraordinary gift and then what does He do? I swear, for His own amusement, His own private cosmic gag reel, He sets the rules in opposition. It’s the goof of all time. Look, but don’t touch. Touch, but don’t taste. Taste, don’t swallow. And while you’re jumpin’ from one foot to the next, what is He doin’? He’s laughin’ His sick, fuckin’ ass off. He’s a tight-ass. He’s a sadist. He’s an absentee landlord. Worship that? Never!”

“It’s better to reign in Hell than serve in Heaven, is that it?”

“Why not? I’m here on the ground with my nose in it since the whole thing began! I’ve nurtured every sensation man has been inspired to have! I cared about what he wanted and I never judged him. Why? Because I never rejected him, in spite of all his imperfections! I’m a fan of man! I’m a humanist. Maybe the last humanist. Who, in their right mind, Kevin, could possibly deny the 20th century was entirely mine? All of it, Kevin! All of it! Mine! I’m peaking, Kevin. It’s my time now. It’s our time.”

Vangelo di Matteo 10,16 . Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Apocalisse 18. È caduta, è caduta Babilonia la grandeÈ diventataricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!
Mt 7,13-14

Con il nostro tempo

– Anche l’uomo moderno, pur avendo tutto, continua a chiedersi dov’è la

felicità. L’errore sta nel pensare di ” volere il massimo senza pensare

agli altri ” (Milton su Barzul) – I beni terreni sono necessari. Ma chi si

affida ad essi soltanto sbaglia sulla felicità. ” Non di solo pane vive

l’uomo” (Mt 4,4) ” Io so di chi è la colpa, del denaro, è il prezzo del

sangue ” ” Il corpo è più importante del vestito” (Mt) = L’ uomo è più

importante di ciò che possiede. – Il salmista dice ” In pace mi corico e

subito mi addormento” di questo equilibrio ne fa un segno della sua fede.

Lui non è turbato perché il suo segreto è dare fiducia a Dio. La moglie

del protagonista ha problemi a dormire, non è in pace. ” Di chi ti fidi ?

” (Milton al costruttore ) – Questo salmo è tradizionalmente usato come

preghiera di compieta perché in essa noi RIFLETTIAMO sulle nostre azioni,

decidiamo di cambiare i nostri comportamenti errati (=CONVERSIONE),

affidiamo a Dio tutte le nostre preoccupazioni. Il problema del

protagonista è che non riflette – non ha tempo – ; NON CAMBIA = NON

MIGLIORA ” E’ ora che perdi” (Milton)- ” Io non perdo”. “Libertà significa

non dover mai chiedere scusa “. ( Milton)

MILTON

– Nessuno mi vede mai arrivare

– …Verrai crocifisso alla newyorkese…. Di chi ti fidi? (al

costruttore )

– L’ ho seguito e assistito tutta la vita (Barzul) …L’uomo moderno (=

Barzul) è il Dio di se stesso… Non c’è nessun futuro, tutti vogliono il

massimo senza pensare agli altri… E’ tardi per ritirarsi adesso… Urli

per chiedere aiuto ma non c’è nessuno in giro… – Devi seguire l’ istinto

! ( a Kevin sulla metro quando ha capito che il costruttore è colpevole) –

Non sono un burattinaio…. Libero arbitrio! Ho solo preparato la scena,

i fili te li tiri da solo! – Tienila stretta questa FURIA (quando Kevin

gli spara ) – Mary Ann (la moglie) potevi salvarla come e quando volevi –

Io sto dalla tua parte ! (cfr le parole dette su Barzul) – La Vanità è

l’oppiaceo più naturale, è il mio peccato preferito. – Non è che non ti

importasse di M.A. è che eri impegnato di più con un’altra persona TE

STESSO. – Voglio che tu sia TE STESSO – Dio ci dice guarda ma non toccare

… etc. ( Ma è proprio così ?) – Non ho mai rifiutato l’uomo nonostante

le sue imperfezioni (si serve dell’uomo, anche del figlio, per la sua

lotta contro il Bene) – Libertà significa non dover mai chiedere scusa. –

Kevin ” Che mi dici dell’amore?” Sopravvalutato, a livello biochimico è

come una scorpacciata di cioccolato ( abbassa il livello della

discussione, da quello dei sentimenti e di ideale a quello fisico)

ALTRE FRASI

– (MaryAnn) Non riesci a fare l’amore con me (ad amarmi), la tua testa è

altrove. – (Madre) Larghi sono i cancelli e ampie le vie che portano alla

perdizione ! – (Kevin) Io non ci capisco più niente! – (Kevin, quando

Milton gli dice che se vuole può andare a curare sua moglie) Ho una carta

vincente, voglio vincere e poi…. POI mi dedicherò a mia moglie. – (M.A.)

Non parlavo con nessuno da tanto tempo… – (Madre) Lui – Milton- parlava

con me… dimostrava interesse per me… conosceva la Bibbia… – (M.A.)

Io lo so di chi è la colpa… del denaro, il prezzo del sangue… e noi ci

siamo cascati.. – (M.A.) Non riesco più a guardarmi allo specchio…. ci

vedo un mostro ! – (Kevin) Lui c’è sempre stato, ha osservato, ha

aspettato… – (PAM, la segretaria di Kevin): Te la toglie lui la

paura…——- Offro tutto quanto !! | In realtà cosa offre ? Niente che

faccia felice l’uomo. | – (Madre) Avrei dovuto dirti la verità | La verità

per quanto brutta è sempre preferibile |

RIGUARDO ALLE ALLUCINAZIONI:

Sono allucinazioni o visione “vera” della vita ?

La moglie le comincia ad avere presto, forse a causa del sesto senso delle

donne. Lui al funerale di Eddie Barzul vede il viso del ciccione della

prima causa al posto di quello del costruttore, due colpevoli che lui ha

fatto assolvere.

– Vanità! Il mio peccato preferito.

Dal Vocabolario: Vanità: l’essere vano, inconsistente, falso

cose vane della vita terrena, contrapposte alle cose eterne

Ci sono due elementi fondamentali, tipi­ci del grande romanzo best-seller ameri­cano così come del cinema Usa di largo successo, alla base de “L’avvocato del diavolo” L’uno è il carattere dell’avvocatino di provincia intelligente, preparato, ambiziosissimo, spesso con una moglie giovane, ancor più provinciale di lui desiderosa di promozione sociale, ma anche, alla lun­ga, spaventata dalle insidie che la nuova posizione del marito, appetito da un fa­moso studio legale (il quale per averlo fa carte false e carte vere), sparge sul loro matrimonio e sulla loro nuova vita.

L’altro elemento è quello, antichissimo nella drammaturgia e nella narrativa, e quindi sempre soggiacente anche nel ci­nema, della presenza del Maligno. Mi sono divertito a controllare quanti film elenca il sempre attento Time Out (edizione 1998) alle voci Devil e Wit­chcraft. Sono circa 80 titoli, mentre, dal canto suo, l’impagabile Leslie Halliwell, nel Filmgoer’s Companion (edizione 1974), ne allinea una quarantina, par­tendo con ben otto edizioni mute del “Faust” e indulgendo a una divertita elencazione di attori che hanno inter­pretato il diavolo: da Jules Berrv a Laird Cregar, da Claude Rains a Vincent Price sino, via via, a Cedric Hardwick, Vitto­rio Gassman, Donald Pleasance, Burgess Meredith, Ralph Richardson. Natural­mente poiché pochi in Inghilterra cono­scono bene il cinema comico italiano, non è stato in grado di citare l’impaga­bile Carlo Micheluzzi, scorrevolissimo demone veneto in “Totò al giro d’ltalia” di Mario Mattoli (1948).

Ecco dunque Al Pacino in buona com­pagnia, che si sforza palesemente, sin da quando entra in scena la prima volta, di avvolgersi di panni diabolici, accentuan­do il ghigno, facendo brillare gli occhi di sottintesi ovviamente maligni, se mi si concede il banale gioco di parole, e pale­semente guardando il mondo circostante con la feroce soddisfazione dell’angelo ribelle che ha deciso di impiegare al me­glio (o, se si preferisce, al peggio) tutto il tempo che gli resta e che è infinito. Va detto che un elemento importante è rap­presentato anche dalla dizione, sicché si prova un certo rammarico a non poter udire la voce di Pacino nell’originale. Giancarlo Giannini, che lo doppia, si sforza di assumere quanto più possibile un tono semigridato, così da restituire quelle che si suppone siano le intonazio­ni originarie, in carattere con il gioco mimico di Pacino. Il quale riesce mira­bilmente a tradurre quella sorta di sulfu­reo compiacimento di sé con cui John Milton agisce e ammicca di continuo. Il fatto che il diavolo abbia assunto qui il cognome dell’autore de “Il paradiso per­duto” mi sembra poi una scelta molto meditata, anche se la cosa è probabil­mente destinata a sfuggire agli spettatori non anglofoni. In effetti ‘Il paradiso perduto’ di Milton è una grande rifles­sione sulla caduta e sulla redenzione dell’uomo, così come il De Doctrina Christiana, considerata la sua opera teologica più importante, è una confer­ma della sua fede di fondo, ma anche della sua eterodossia: il Figlio non è coeterno e consustanziale col Padre, e lo Spirito Santo è inferiore a entrambi; Dio non ha creato il mondo dal nulla ma dalla materia originaria dell’universo l’anima muore col corpo sino al giorno del giudizio universale, eccetera. Non vorrei qui invadere un campo che non è assolutamente il mio, anche se su questo e, più generalmente, su tutti i film “diabolici”, per sgangherati che possano sembrare, sarebbe interessante conoscere l’opinione del teologo, o dei teologi.

In ogni caso, sin dall’inizio Milton­-Pacino rivela dei trasalimenti maligna­mente semi-diabolici, ma ci vuol altro per mettere in guardia il giovane Kevin Lomax che, da pubblico ministero di una cittadina della Florida, è diventato un avvocato abile e senza scrupoli, e a que­sto titolo viene ingaggiato dal grande studio legale newyorkese, di cui appunto Milton è il capo e il socio maggioritario indiscusso. Tutto lo studio ha sede nei piani alti di un grattacielo, e i legali più noti vi hanno anche le loro lussuosissi­me abitazioni private. Compreso Milton, il quale usa però soltanto una grande stanza che gli serve per ogni uso. Via via che i giorni passano, il carattere in­quietante dell’uomo e del suo modo di vivere e di operare diventa chiaro agli occhi di Mary Ann, la giovane moglie di Kevin, e anche a quelli della religiosis­sima madre di quest’ultimo (apprenderemo poi che essa, da giovane, ha avuto col Maligno un legame deter­minante, sicché Kevin è trascinato da una preoccupante paternità verso un vi­luppo tortuoso e vizioso di vincoli di pa­rentela).

Diciamo che questi sono i dati di parten­za, costruiti in un modo così convulso che il film è costretto di continuo a oscillare fra una minuziosa casistica pa­ra-legale, così come il cinema americano sa foggiare con inimitabile precisione, e una “diavologia” divulgativa che oscilla fra l’orrorifico e l’involontariamente grottesco. La prima a battersi contro il Maligno è Mary Ann, che comincia a vedere volti diabolici, a tratti, sotto quello delle mogli troppo gentili dei colleghi del marito… Il seguito va visto

Perché il diavolo, onnipossente nel male – è forse mortale anche lui? -‘ deve occuparsi tanto di avere un erede e di averlo fa­cendo unire due fratellastri, al punto di seguire da sempre Kevin, suo figlio? Si direbbe che il gioco diabolo-legalistico, così fortemente americano, come si è detto, finisca col prendere la mano allo sceneggiatore (ma forse il difetto è nel romanzo, che non conosco) e a condi­zionare tutto il lunghissimo film, di continuo incerto fra satira, variazione grottesca, thriller, compiacimento “infernale”. Presumo che sia destinato a piacere a pochi . Personalmente, sen­za discuterne i limiti enormi e le goffag­gini palesi, da vecchio amatore di cine­ma Usa, mi sono divertito ad ammirare il gioco impeccabile degli attori di contorno, il gigionismo sfrenato di Al Pacino, l’abilità dei creatori di mobili sceno­grafie (si vedano le statue della stanza di Milton, che diabolicamente si animano).

(Letture 1998/544/75)

Un giovane e promettente avvocato di provincia riceve una vantaggiosa propo­sta da uno studio di New York e con la bella moglie si trasferisce nella metro­poli. Il suo mentore è un potente uomo d’affari che si chiama John Milton. Co­me il grande poeta inglese. Esperto in codici, l’avvocatino deve avere scarse cognizioni letterarie, sennò sospettereb­be che quel nome possa essere un narci­sistico omaggio all’autore del Paradiso perduto che riserva a Satana un grandio­so ritratto.

Belzebù deve aver seminato parecchi marmocchi su e giù per gli States alla fine degli anni ’60. Se Rosemary’s baby è nato nel ’68, il brillante avvocatino di provincia è del ’66. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e infatti quest’altro rampollo di Mefistofele si porta appresso un forte complesso di Edipo rifiutando le proprie origini. Il peccato della vanità, l’ossessione del successo, le tentazioni del demonio, il primato della morale sulla giustizia:

nell’Avvocato del diavolo c’è proprio tutto, in un intruglio di filone giudiziario e horror apocalittico. Un film di taglio spesso, con un istrionico Al Pacino che si regola di conseguenza.

(Famiglia Cristiana 04/02/98)

Alcune domande per leggere il film

Quali limiti, al di là del punto di vista scenico, rilevi nel film?

Come è rappresentato il male?

Nella realtà è proprio così?

Quali “problemi” a livello di fede pone il film? (sempre se parla di fede)

28 Ottobre 2012

Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione

Filed under: Religione — giacomo.campanile @ 11:28

immagineIl Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione ha prodotto il “Messaggio al popolo di Dio”, sintesi dei lavori. Il testo ribadisce che la nuova evangelizzazione è urgenza del mondo ed invita i cristiani ad annunciare il Vangelo con sereno coraggio, vincendo la paura con la fede.Il messaggio del Sinodo – chi incontra Gesù non può fare a meno di diventare testimone dell’annuncio di salvezza e speranza del Vangelo: condurre l’umanità contemporanea a Gesù è un’urgenza di tutto il mondo. Tuttavia, la Chiesa ribadisce che per evangelizzare bisogna essere innanzitutto evangelizzati e lancia un appello – a cominciare da se stessa – alla conversione perché le debolezze e i peccati personali dei discepoli di Gesù pesano sulla credibilità della missione. I cristiani, però, vincano la paura con la fede e guardino il mondo con sereno coraggio perché, sebbene pieno di contraddizioni e di sfide, esso resta pur sempre il mondo che Dio ama. Niente pessimismo, dunque: globalizzazione, secolarizzazione, migrazioni, ateismo, crisi dell’egemonia della politica e dello Stato, pur con le difficoltà e le sofferenze che comportano, devono essere opportunità di evangelizzazione. Perché non si tratta di trovare nuove strategie per diffondere il Vangelo come un prodotto di mercato, ma di riscoprire i modi con cui le persone si accostano a Gesù. Il messaggio del Sinodo guarda, dunque, alla famiglia come luogo naturale dell’evangelizzazione e ribadisce che essa va sostenuta dalla Chiesa, dalla politica e dalla società. E all’interno della famiglia, si sottolinea il ruolo speciale delle donne, si ribadisce la responsabilità della figura paterna e si ricorda la situazione dolorosa dei conviventi, dei divorziati e risposati: pur nella riconfermata disciplina circa l’accesso ai sacramenti, si sottolinea che essi non sono abbandonati dal Signore e che la Chiesa è casa accogliente per tutti. Il documento sinodale cita poi le parrocchie come centri irrinunciabili di evangelizzazione e ricorda l’importanza della vita consacrata e della formazione permanente per i sacerdoti ed i religiosi, invitando anche i laici all’annuncio del Vangelo, in comunione con la Chiesa. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani – presente e futuro dell’umanità e della Chiesa – in una prospettiva di ascolto e dialogo per riscattare, e non mortificare, il loro entusiasmo. La nuova evangelizzazione ha orizzonti larghi quanto il mondo, afferma il Sinodo, ed è quindi fondamentale il dialogo, declinato in vari modi: con la cultura, che ha bisogno di una nuova alleanza tra fede e ragione; con l’educazione, per una formazione integrale della persona; con le comunicazioni sociali, luogo in cui spesso si formano le coscienze e che offrono un’opportunità nuova per raggiungere il cuore dell’uomo; con la scienza che, quando non chiude la persona nel materialismo diventa un’alleata nell’umanizzazione della vita. E ancora: centrale il dialogo con l’arte, che esprime la spiritualità attraverso la bellezza; con il mondo dell’economia e del lavoro, affinché quest’ultimo non sia un peso insopportabile o una prospettiva incerta, ma promuova lo sviluppo umano; con la politica, alla quale si chiede una cura disinteressata e trasparente del bene comune, nel rispetto della dignità della persona, della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, della libertà educativa e religiosa, nella rimozione delle cause di ingiustizie e disuguaglianze. Fondamentale poi il dialogo interreligioso che contribuisce alla pace, rifiuta il fondamentalismo e denuncia la violenza contro i credenti, grave violazione dei diritti umani. Due espressioni della vita di fede sono inoltre particolarmente significative per la nuova evangelizzazione: la contemplazione, dove il silenzio permette di accogliere al meglio la Parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell’ottica di riconoscere Cristo nei loro volti. Nell’ultima parte, il messaggio guarda alla Chiese delle diverse regioni del mondo e ad ognuna di esse rivolge parole di incoraggiamento per l’annuncio del Vangelo: alle Chiese d’Oriente auspica di poter praticare la fede in condizioni di pace e di libertà religiosa; alla Chiesa d’Africa chiede di sviluppare l’evangelizzazione nell’incontro con le antiche e nuove culture, appellandosi poi ai governi perché cessioni i conflitti e le violenze. I cristiani dell’America del Nord, che vivono in una cultura con molte espressioni lontane dal Vangelo, devono guardare alla conversione, ed essere aperti all’accoglienza di immigrati e rifugiati. L’America Latina è invitata a vivere la missione permanente per affrontare le sfide del presente come la povertà, la violenza, anche nelle nuove condizioni di pluralismo religioso. La Chiesa in Asia, anche se è una piccola minoranza, spesso posta ai margini della società e perseguitata, viene incoraggiata ed esortata alla saldezza della fede e si esprime vicinanza ai cristiani del continente sul quale, nella Terra Santa, Gesù è nato, morto e risorto. L’Europa, segnata da una secolarizzazione anche aggressiva e ferita dai decenni di regimi e ideologie nemiche di Dio e dell’uomo, ha però creato – dice il Sinodo – una cultura umanistica capace di dare un volto alla dignità della persona e alla costruzione del bene comune; le difficoltà del presente non devono quindi abbattere i cristiani europei, ma devono essere percepite come una sfida. All’Oceania, infine, si chiede di avvertire ancora l’impegno di predicare il Vangelo. Il messaggio si chiude quindi con l’affidamento a Maria, Stella della nuova evangelizzazione. A concludere i lavori di stamani, è stato poi l’intervento del Patriarca ortodosso serbo, Irinej, presente al Sinodo in veste di delegato fraterno. Nelle sue parole, il richiamo all’importanza dell’ecumenismo, perché – ha detto – la nuova evangelizzazione arriva ovunque se c’è uno sforzo comune e un supporto reciproco tra i cristiani.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

7 Ottobre 2012

L’ELETTA DEL DRAGONE

Filed under: MASSONERIA — giacomo.campanile @ 14:16

L’ELETTA   DEL DRAGONE

Questo scritto è tolto, quasi pagina per pagina, dalle “Memorie” inedite di Clotilde Bersone, che fu, a Parigi, dal 1877 al 1880, l’amante di I.A. Garfield, eletto, poi nel 1880, Presidente degli Stati Uniti e assassinato nel 1881. Garfield era, allora, clandestinamente, il capo dell’alta Loggia degli Illuminati della Francia, e la Bersone, sempre secondo le sue “Memorie”, di tal Loggia dapprima fu Affiliata, poi Iniziata e, infine, l’Ispirata.

http://www.chiesaviva.com/eletta.htm

30 Settembre 2012

VATICANO. Il Paese più piccolo al mondo. 50 anni fa si apriva a Roma il Vaticano II

Filed under: Religione — giacomo.campanile @ 20:29

Il Paese più piccolo al mondo si trova dentro la città di Roma, ha una superficie di soli 0,44 kmq, meno di mille abitanti ed è governato dal Papa: stiamo parlando del Vaticano!

Città del Vaticano è uno Stato situato nel bel mezzo della Capitale italiana, sulla riva occidentale del fiume Tevere, e nonostante le sue piccolissime dimensioni, ha un’enorme importanza a livello mondiale.

Possiede propri mezzi di comunicazione, una sua bandiera, delle proprie istituzioni e anche forze di polizia. La cittadinanza vaticana è temporanea e in Vaticano abitano meno di mille abitanti.

All’interno della sua cinta muraria, di circa 5 km ed eretta a protezione del Colle Vaticano, si trovano alcuni dei luoghi più visitati al mondo come la Cappella Sistina, i Musei Vaticani e la Basilica di San Pietro.

Vediamo in questo nuovo video de “I Record della Terra” quando è nata e come funziona Città del Vaticano, perché si chiama così, chi comanda e altre curiosità sul Paese più piccolo al mondo.

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Il Concilio ecumenico Vaticano II è stato il ventunesimo e ultimo concilio ecumenico, ovvero una riunione di tutti i vescovi del mondo per discutere di argomenti riguardanti la vita della Chiesa cattolica.

Tre furono le nuove sessioni conciliari guidate dal successore di Giovanni XXIII, il cardinale Giovanni Battista Montini, divenuto papa il 21 giugno 1963 con il nome di Paolo VI, che provvide, fra l’altro, a nominare quattro moderatori, i cardinali Döpfner di Monaco, Lercaro di Bologna, Suenens di Malines-Bruxelles e il patriarca Agagianian di Propaganda Fide.

Papa Montini avrebbe concluso il concilio con il discorso del 7 dicembre 1965, sottolineandone il valore religioso e pastorale e la forte dimensione umanistica, per chi temesse relativismi, che «se nel volto di ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo e se nel volto di Cristo possiamo e dobbiamo ravvisare il volto del Padre celeste il nostro umanesimo si fa cristiane­simo e il nostro cristianesimo si fa teocentrico».

Sarebbe stato così possibile dire a un tempo che «per conoscere l’uomo bisogna conoscere Dio» e che «per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo» . Il concilio rappresentò secondo quasi tutti gli studiosi una svolta storica, che segnò la fine dell’epoca post-tridentina e introdusse prima nella dottrina e poi nella prassi — non senza lentezze, contraddizioni, «fughe in avanti» e regressioni — importanti innovazioni nei modi di porsi dei cristiani di fronte alla Parola di Dio, alla stessa Chiesa e alla vita di fede e di fronte all’uomo e al mondo.

La rivelazione non è più intesa come trasmissione di verità astratte, ma come manifestazione di Dio in modo vivo e personale, attraverso la storia del popolo d’Israele e della Chiesa di ieri e di oggi, che deve essere attenta ai «segni dei tempi», grazie soprattutto alla costituzione dogmatica Dei Verbum, definita dal cardinale Alexandre Renard «senza dubbio il capolavoro del Concilio per la sua profondità e concisione».

La Chiesa è intesa nella costituzione dogmatica Lumen Gentium anzitutto come mistero e come popolo di Dio, nel quale «vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e al­l’azione comune a tutti i fedeli nell’edificare il Corpo di Cristo» e come «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano», piuttosto che come società perfetta, gerarchicamente costituita.

La vita di fede e di preghiera è vista in modo meno individualistico, più aperta alla Parola di Dio e alla vita degli uomini, meno velata da misteri supplementari, che invece di rafforzare i grandi misteri della fede, rischiano di far perdere loro vigore e significato.

In particolare attraverso la Sacrosanctum Concilium tutte le lingue sono state ammesse — per dirla con Paolo VI, ad «esprimere liturgicamente la parola degli uomini a Dio e di Dio agli uomini».

La libertà è considerata presupposto fondamentale della dignità personale, per cui il diritto all’immunità da qualsiasi coercizione «perdura anche in coloro che non soddisfano all’obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa». Si rivendica inoltre per tutte le comunità religiose il diritto alla libertà con un atteggiamento di Chiesa preoccupata più di difendere l’uomo che sé stessa (dichiarazione Dignitatis humanae, numeri 1 e 3). La chiesa si dichiara al concilio solidale con il mondo, con le sue sofferenze e conquiste, pronta a riconoscere l’autonomia delle realtà terrene, della cultura e della libera ricerca scientifica, in stretta collaborazione fra scienze sacre e profane, e pronta a sollecitare «in ogni popolo la capacità di esprimere secondo il modo proprio il messaggio di Cristo», promuovendo al tempo stesso «uno scambio vitale tra la Chiesa e le diverse culture dei popoli».

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=373317

27 Settembre 2012

L’ora di religione

Filed under: Religione — giacomo.campanile @ 19:50

Non ha nessun senso insegnare Storia delle religioni. Così come si insegna Storia della letteratura italiana e non storia delle letterature mondiali, storia dell’ arte italiana e non storia dell’ arte cinese, non vedo la necessità di insegnare il buddismo zen o la religione degli aztechi. Chi suggerisce di studiare tutte le storie delle religioni finisce per volere, in pratica, che non se ne studi nessuna. È necessario, invece, sapere bene almeno cosa dicono le grandi tradizioni monoteistiche.

28 Luglio 2012

Michele Placido – Padre Pio-Tra cielo e terra (Parte 1)

Filed under: FILM,PADRE PIO — giacomo.campanile @ 15:17

Chiara e Francesco – Parte II serie tv 2007

Filed under: FILM — giacomo.campanile @ 14:36

Chiara e Francesco – 1 parte

Filed under: FILM — giacomo.campanile @ 14:34

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