La chiesa di S.Ivo alla Sapienza (nella foto sopra) sorge all’interno del cortile del Palazzo della Sapienza, sede dell’antica Università di Roma, originariamente nata, per volontà di papa Leone X, come cappella universitaria dedicata ai Ss.Leone papa e Fortunato martire. A Roma la storia dell’Università ebbe inizio nel 1303 quando papa Bonifacio VIII emanò la bolla “In suprema praeminentia dignitatis” con la quale fondò lo Studium Urbis, con sede in Trastevere. Nel 1431 papa Eugenio IV volle dare all’Università una struttura più articolata e per questo motivo acquistò alcuni edifici nel rione S.Eustachio. Il nucleo originario di questo complesso era costituito da alcune sale del lato sud-occidentale realizzate tra il 1492 ed il 1497 su progetto di Andrea da Firenze. Agli inizi del Cinquecento papa Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, diede un forte impulso all’Università, non soltanto fornendole una cappella e due cortili, ma soprattutto chiamando a Roma da tutta Europa studiosi famosi che conferirono prestigio all’Università. Pochi anni dopo papa Pio IV commissionò la ricostruzione dell’edificio a Guido Guidetti, che progettò soltanto il portico del cortile perché fu sostituito, causa la sua morte, da Pirro Ligorio che iniziò l’emiciclo occidentale.

1 Facciata su Corso del Rinascimento

I lavori procedevano a rilento e così Gregorio XIII Boncompagni ne affidò la prosecuzione a Giacomo Della Porta, che l’attuò nel 1587 sotto Sisto V. Venne così definita la facciata sull’attuale Corso del Rinascimento, demolita la vecchia cappella e realizzato il lato settentrionale con l’emiciclo orientale, previsto come fronte della chiesa che fu poi dedicata a S.Ivo. Sotto il pontificato di Urbano VIII Barberini fu Francesco Borromini a portare a termine l’intero complesso, compresa la bellissima chiesa di S.Ivo. Il Palazzo della Sapienza si sviluppa nel grande isolato posto tra via dei Sediari, via del Teatro Vallevia degli Staderaripiazza di S.Eustachio ed il Corso del Rinascimento. La facciata di quest’ultimo (nella foto 1) è caratterizzata dagli angoli a bugne, da due ordini di finestre architravate o incorniciate, dall’orologio e dal campanile. Al centro della facciata si apre il portale sormontato da un elegante timpano triangolare e dalla seguente iscrizione: “XYSTUS V PONT MAX A II” (ovvero “Sisto V Pontefice Maximo nell’anno II del pontificato”, ossia nel 1587). Sopra il portale è situata la finestra centrale che reca la scritta da cui deriva il nome assegnato all’Università: “INITIUM SAPIENTIAE TIMOR DOMINI” (ovvero “L’inizio della sapienza è il timor di Dio”). Dal portale si accede al magnifico cortile porticato (nella foto in alto sotto il titolo), costituito da cinque arcate sul lato breve e nove arcate più due architravate sui lati lunghi, separate da pilastri dorici con lesene ioniche addossate, tutte egregiamente in travertino.

2 Lanterna di S.Ivo

Anche l’altro lato breve, concavo, presenta cinque arcate, ma chiuse, con finestre su pilastri dorici: qui, nell’arcata centrale, si apre l’ingresso della chiesa, mentre sopra svetta maestosa la grande cupola del Borromini (nella foto 2). L’intervento del grande architetto iniziò proprio su questa facciata, già esistente, con l’aggiunta dell’attico, decorato con i simboli araldici dei Chigi, le stelle ad 8 raggi e le 6 cime, in onore di papa Alessandro VII, il quale completò il palazzo dotandolo di un orto botanico e soprattutto della grandiosa Biblioteca Alessandrina, come ricorda l’iscrizione posta al centro dell’attico stesso: “ALEXANDRO VII PONT MAX OB AEDEM SAPIENTIAE TOTO AMBITU PERFECTAM ET BIBLIOTHECA HORTOQUE MEDICO INSTRUCTAM SACRI CONSISTORII ADVOCATI POSS MDCLX”, ovvero “Ad Alessandro VII Pontefice Maximo per aver portato completamente a termine il Palazzo della Sapienza e per averlo fornito di biblioteca ed orto botanico, gli avvocati del Sacro Concistoro posero (nell’anno) 1660”. Sopra l’attico si innalza il tiburio esagonale polilobato della cupola, diviso da paraste corinzie e con grandi finestroni, sopra il quale si innalza la calotta formata da una serie di 10 gradoni, rivestiti in piombo, spezzati da eleganti contrafforti radiali, sui quali si trova una specie di voluta che termina con una sfera. Il pezzo forte è sicuramente la lanterna, con doppie colonne che la dividono in 6 sezioni concave, nelle quali si apre una finestra rettangolare, ed infine, tra fiaccole di travertino, si innalza una meravigliosa cuspide a spirale monolitica, riccamente decorata a stucchi, che termina in una fiamma, sopra la quale, in ferro battuto, vi sono una sfera, la croce e la colomba dello Spirito Santo con il ramoscello d’ulivo nel becco.

3 Api dei Barberini

L’emblema araldico di casa Barberini, l’ape, si ripete ovunque nella chiesa: la pianta stessa ha la forma di un’ape, tutto il suo corpo è una grossa ape e la spirale, originalissima, della lanterna è il pungiglione dell’ape barberiniana. S.Ivo, una delle più belle chiese barocche di Roma, assunse tale nome perché gli avvocati concistoriali, che ne avevano patrocinata la costruzione, vollero fosse dedicata anche al loro santo protettore e di conseguenza il nome intero della chiesa divenne dei Ss.Leone, Ivo e Pantaleo, quest’ultimo aggiunto in un secondo momento. Chiusa nel 1870, la chiesa fu ridotta a magazzino di libri della Biblioteca Alessandrina finché nel 1926 fu riaperta al culto e solennemente riconsacrata. Mancavano però i “babuini“, ossia le dodici statue degli Apostoli poste in origine nei nicchioni interni e che furono deposte alla metà del 1700, così brutte da meritare ampiamente il soprannome dato loro dai romani, sempre pronti a rimarcare la più piccola inezia. Splendida è anche la pavimentazione del cortile, con grandi fasce geometriche a segnare le linee di pendenza (visibile nella foto in alto sotto il titolo), che si raccordano con due grandi chiusini (anche questi con la stella dei Chigi) per il deflusso delle acque piovane. Dal centro del cortile, ovunque si volga lo sguardo, vediamo simboli araldici: i draghi dei Boncompagni, le api dei Barberini (nella foto 3), le aquile dei Borghese, nonché le già citate stelle e cime dei Chigi.

4 Portale su via del Teatro Valle

Completiamo la nostra ricognizione con le altre facciate del Palazzo: quella su via dei Sediari presenta una targa con il sole, simbolo dei Barberini, e l’iscrizione “URBANO VIII PONT OPT MAX OB SAPIENTIAE GLORIAM ET PATROCINIUM” (ovvero “Ad Urbano VIII Pontefice Ottimo Maximo per la gloria e la protezione della sapienza”), mentre quella su via del Teatro Valle presenta un bel portale del Borromini (nella foto 4), con balcone su mensole decorate da stelle e da una corona, sul quale si affaccia una finestra arcuata con rosoni ed un timpano con altra corona.

5 Facciata su piazza di S.Eustachio

La facciata su piazza S.Eustachio (nella foto 5) presenta un altro portale borrominiano, sormontato da un balcone balaustrato su mensole decorate con stelle, sul quale affaccia una finestra arcuata con corona. La facciata su via degli Staderari, infine, ospita la cosiddetta Fontana dei Libri. Nel 1935, al completamento dei lavori pianificati dall’architetto Marcello Piacentini, venne inaugurata la nuova Città Universitaria e l’edificio di S.Eustachio divenne sede dell’Archivio di Stato, che conserva tutti i documenti riguardanti la città per l’intero arco di vita dello Stato Pontificio, dal IX secolo al 1870.