6 Giugno 2011
Cristianesimo ed Epicureismo in Clemente di Alessandria
È d’altra parte la cultura preparatoria al riposo in Cristo, esercita la mente e sveglia l’intelligenza, ingenerando la sagacia nella ricerca attraverso la vera filosofia. È la filosofia che posseggono gli iniziati: l’hanno scoperta, o meglio, l’hanno ricevuta dalla verità stessa” (St. I/5,32.4).
La seconda critica è ancora più pesante: è quella di sopprimere la provvidenza e divinizzare il piacere. “S’intende della filosofia non nel suo complesso, ma in quella di Epicuro di cui pure fa menzione Paolo negli Atti degli Apostoli, rimproverandoli di sopprimere la provvidenza e di divinizzare il piacere” (St. I/11,50.6).
Contro gli epicurei afferma: “E quelli che pongono come principio gli atomi: poveri uomini senza fede, schiavi dei piaceri, che si rivestono del nome di filosofi” (St. I/11, 53.4). qui l’attacco è rivolto a tutti quelli che condividono le idee di Epicuro, tutti falsi filosofi, peccatori, atei e immorali.
“Epicuro riponeva la felicità nel non aver fame, non aver sete, non aver freddo. Pronunciò la celebre frase: ‘Felicità che rende uguale agli dei’, ma in modo empio perché proprio in questo sosteneva di poter rivaleggiare con Zeus, come se stabilisse la beata superiorità di porci che mangiano escrementi, non di uomini ragionevoli e filosofi. Di quelli che pongono come principio il piacere cirenaici ed epicurei” (St. II/21,1-2).
“L’empietà di Epicuro e la teoria del piacere e tutte le altre proposizioni disseminate nella filosofia greca contrariamente alla retta ragione, costituiscono i frutti spuri della cultura concessa da Dio ai greci” (St. VI/8,67.2).
Conclusione
15 Dicembre 2010
Beata Vergine Maria di Loreto
Loreto la capitale del Presepe.
Il Santuario di Loreto è sorto nel luogo in cui, secondo un’antica tradizione, la dimora di Maria Vergine sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli.
Questa basilica è meta di continui pellegrinaggi, e considerata la “Lourdes italiana. La convinzione di questa miracolosa traslazione ha spinto papa Benedetto XV a costituire la Beata Vergine di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronautici”.
Papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto afferma: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.
Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org
Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 10/12/2010http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=273732
Monumenti. – Il celebre santuario sorse intorno alla Santa Casa, in sostituzione di un’umile chiesetta, per volontà di Paolo II. La costruzione fu iniziata nel 1468 con forme di transizione dal gotico al Rinascimento, e condotta innanzi sotto la direzione di Marino di Marco Cedrino veneto, dal 1471, e di Giuliano da Maiano, dal 1476. Per incarico di Innocenzo VIII Baccio Pontelli fortificò la chiesa munendola di un cammino di ronda su beccatelli; il che le conferisce, specialmente nella parte absidale, una notevole impronta di originalità; tra il 1498 e il 1500 Giuliano da Sangallo voltò la cupola. In seguito Bramante (1519-1551), Andrea Sansovino (1513-1526), Antonio da Sangallo il Giovane (1531-1535) introdussero varie modificazioni al primitivo organismo costruttivo, accentuando i caratteri del Rinascimento.
La facciata della basilica è opera di Giovanni Boccalini e fu condotta a termine da Lattanzio Ventura (1571-1587); s’adorna principalmente di tre mirabili porte di bronzo (1590-1610) dovute: la mediana ad Antonio Lombardi, quella nord a Tiburzio Vergelli in collaborazione con G. B. Vitale, quella sud ad Antonio Calcagni con l’aiuto di Tarquinio Jacometti e di Sebastiano Sebastiani. Il campanile fu costruito su disegno del Vanvitelli tra il 1750 e il 1754.
L’interno della basilica è ricco d’opere artistiche. La S. Casa ha un rivestimento architettonico di marmo con figurazioni relative alla vita della Vergine e statue di profeti e sibille, dovute ad Andrea Sansovino, Aurelio e Girolamo Lombardi, Raffaello da Montelupo, Baccio Bandinelli, Simone Mosca e altri; le porte bronzee furono lavorate dal Calcagni, dal Vergelli e da Ludovico e Girolamo Lombardi. L’altare interno della S. Casa, distrutto da un incendio nel 1921, fu ricostruito su disegno di Guido Cirilli.
Di grande interesse sono gli affreschi di Melozzo da Forlì con la collaborazione di Marco Palmezzano nella sagrestia di S. Marco, nella cui vòlta, divisa in otto spicchi, aleggiano con belli effetti di scorcio, otto figure di angeli recanti i simboli della Passione e sotto di essi posano altrettante figure di profeti contraddistinte dai versetti dei vaticinî; e gli affreschi di Luca Signorelli e dei suoi aiuti nella sagrestia detta “della Cura”, esprimenti nella vòlta angeli musicanti, evangelisti e dottori della Chiesa e tutt’intorno nelle pareti le figure degli apostoli e sopra la porta la Conversione di S. Paolo. Questa sagrestia è adorna altresì di un lavabo marmoreo, fine opera di Benedetto da Maiano, e di armadî con belle tarsie del sanseverinate Domenico Indivini (fine sec. XV).
I portali delle quattro sagrestie sono ritenuti opera di Benedetto e di Giuliano da Maiano; erano adorni in origine di lunette in terracotta del sec. XVI, delle quali due soltanto sono conservate (S. Luca, S. Matteo). Notevoli sono alcune opere di bronzo del sec. XVI che si trovano nella basilica: candelabri, cornucopie, ornamenti d’altare e in particolar modo il fonte battesimale, di Tiburzio Vergelli e dei suoi aiuti.
Tra le cappelle antiche va ricordata quella sontuosissima del duca Francesco Maria II d’Urbino, decorata di stucchi da Federico Brandani e di affreschi da Federico Zuccari, negli ultimi anni del sec. XVI.
Alla decorazione delle moderne cappelle delle Nazioni hanno lavorato gli architetti G. Sacconi e G. Cirilli e i pittori L. Seitz, B. Biagetti, M. Faustini, A. Gatti, ecc.; Cesare Maccari affrescò la grande cupola ispirandosi alle litanie lauretane.
Nell’aula del Tesoro, che ha il soffitto affrescato dal Pomarancio (1605-1610), sono conservati magnifici parati sacri e, unico resto dell’antico tesoro asportato dai Francesi, un’interessante statuetta bronzea di scuola limosina del sec. XIII.
Nella Piazza della Madonna è la statua in bronzo di Sisto V, di Antonio Calcagni, forse con la collaborazione di Tiburzio Vergelli e di altri; e l’elegante fontana eseguita su disegno di Carlo Maderno e di Giovanni Fontana tra il 1604 e il 1614, cui dieci anni dopo furono aggiunte le decorazioni bronzee dei fratelli Jacometti.
Il Palazzo apostolico, imponente costruzione che delimita per due lati la piazza (e secondo il primitivo progetto avrebbe dovuto chiuderla, ma il grandioso doppio porticato rimase incompiuto nel terzo lato) fu iniziato dal Sansovino, continuato da Antonio da Sangallo e dal Nerucci e terminato da G. Boccalini. Nell’interno del palazzo hanno sede il ricco archivio della S Casa che risale ai primi del’500, e varie importanti collezioni d’arte: quadri, arazzi, ceramiche pregevolissime.
Nella città altre opere degne di nota sono: la fontana “dei Galli” nella piazza omonima, commessa ai fratelli Jacometti nel secondo decennio del sec. XVII dal cardinale A. M. Gallo; la “porta Romana” costruita, per lo stesso cardinale, da Pompeo Floriani di Macerata e adorna di stemmi e di due statue del fiorentino Simone Cioli; infine la cinta di mura castellane, cominciata a costruire nel 1518 dall’architetto imolese Cristoforo Resse su disegni di Antonio da Sangallo e di Andrea Sansovino, e completata con l’inserimento di baluardi pentagonali nella prima metà del sec. XVII.
19 Settembre 2010
John Henry Newman beatificato il 19 settembre 2010
Il 3 luglio 2009 papa Benedetto XVI ha approvato il documento che riconosce a Newman l’intercessione per la guarigione del diacono permanente Jack Sullivan nel 2001, guarito da una grave menomazione alla spina
Nel febbraio 2010 è stato reso noto che la cerimonia di beatificazione si terrà il 19 settembre 2010 nei pressi della Casa dell’Oratorio, a Rednal, dove sono sepolte le spoglie del cardinale, durante il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito.
John Henry Newman fu in Italia in tre occasione: un primo viaggio nel 1833, all’insegna della tradizione del «grand tour» degli intellettuali del Nord Europa, che guardavano alla Penisola come la sede della grande cultura classica. Soprattutto è la Sicilia, con le rovine di Segesta, a toccarlo: qui, tra l’altro, contrae una malattia, che gli fa sperimentare un «Provvidenza divina» manzoniana ante litteram (e vedremo perché).
Il 2 marzo seguente Newman è nella Città eterna: «E ora cosa posso dire di Roma se non che è la prima delle città? È possibile che un luogo così sereno e nobile sia la gabbia di creature immonde? Mi sono sentito quasi in imbarazzo, confuso per la grandezza unita all’estrema cura e grazia». Così scriveva l’anglicano (e antipapista) in una lettera citata in John Henry Newman. La ragionevolezza della fede, biografia edita da Ares a firma di Lina Callegari (pp. 424).
Il secondo passaggio in Italia avviene nel 1846, a conversione già avvenuta: Newman visita Milano, città a lui cara perché terra dei grandi padri della fede, Ambrogio e Agostino. Infine, l’ultima venuta data al 1856 quando visita alcuni oratori di San Filippo Neri, di cui è membro, ad esempio giungendo in inverno a Verona, presso l’abate filippino Carlo Zamboni, cui voleva porre alcune domande sulla regola dell’ordine.Fondamentale è l’episodio «italico» quando Newman divenne cattolico per mano di un missionario di Viterbo, trasferitosi in Inghilterra dove voleva rinverdire la morente tradizionale cattolica. Parliamo del beato Domenico Barberi, nato nel 1792, che invece della Cina e dell’America scelse la terra di Shakespeare come missione. Il 9 ottobre 1845 fu proprio padre Barbarini,venuto in contatto con Newman in precedenza, ad accoglierne la confessione e l’ingresso nella Chiesa cattolica. Quasi per riconoscenza Newman cercò di imparare l’idioma di Dante tanto che nel suo viaggio l’anno successivo (1846) poté rivolgersi nella nostra lingua al cardinale Fransoni, prefetto del Collegio di Propaganda Fide.
Alfonso Maria de’ Liguori fu un altro apporto italico al cammino del teologo verso la Chiesa. Il santo napoletano, con i suoi Sermoni, aiutò Newman a comprendere la reale portata dell’importanza della figura di Maria nella vita cristiana, così da sopire la freddezza del pensatore inglese verso la figura della Madonna.
3 Febbraio 2010
Sant’Agostino, la fiction interpretata da Alessandro Preziosi
Si conclude stasera su Raiuno alle 21.10, la fiction che racconta le vicissitudini di un uomo e del suo viaggio spirituale.
Benedetto XVI: l’amore è il senso della storia
Il ricorso del governo alla Corte di Strasburgo a favore del Crocifisso
Dalle quattordici pagine dattiloscritte del governo italiano si ribadice che la corte europea «confonde la neutralità dello Stato di fronte a religioni diverse con la neutralizzazione di qualsiasi riferimento alla dimensione religiosa o spirituale all’interno dello spazio pubblico».
28 Gennaio 2010
San Tommaso d’Aquino
LE 5 VIE DELLA CONOSCENZA DI DIO
LEZIONE VIDEO DI Giacomo Campanile
Tommaso d’Aquino, O.P. (Roccasecca, 1225 – Fossanova, 7 marzo 1274), definito Doctor Angelicus, è forse il più grande Dottore della Chiesa.E’ stato un filosofo e teologo italiano, della scolastica.
Ed ecco le 5 vie, i cinque argomenti, esposti inizialmente nella Summa contra Gentiles, sono argomenti puramente razionali, perché rivolti a chi non ha la fede. Le riformulò in modo più rigoroso nella Summa Theologiae.
1) Movimento. E’ evidente che certe cose si muovono e tutto ciò che si muove è mosso da altro. Colui che è in movimento e colui che viene mosso sono due entità distinte. Il primo non è ancora in atto, il secondo è già in atto. Ci dev’essere dunque all’origine qualcosa che non può essere mosso da altro, questo lo chiamiamo Dio.
2) Causa efficiente. E’ impossibile che una cosa sia causa efficiente di sé stessa, perché per esserlo dovrebbe produrre sé stessa e dovrebbe esserci prima di essere prodotta. Noi non ci facciamo da noi stessi e quindi bisogna ammettere una prima causa efficiente, questa la chiamiamo Dio.
3) Contingenza. Esistono cose che prima non c’erano e poi non ci sono più, sono contingenti. Se tutto fosse contingente vorrebbe dire che tutto ciò che esiste può non essere. Questo significa dunque che ci può essere un momento in cui non c’è nulla, ma non si spiegherebbe perché adesso c’è qualche cosa. Non c’è quindi mai stato un momento in cui non c’era niente: se c’è qualche cosa allora vuol dire che non tutto è contingente, c’è almeno un ente che è necessario, cioè che non può non essere, questo lo chiamiamo Dio.
4) Gradualità: esistono cose più o meno belle, nobili, perfette ecc.., ma il grado minore o maggiore di una cosa dev’essere sempre in paragone a qualcosa d’altro, cioè se ci sono cose di grado parziale, ci deve essere necessariamente essere qualcosa di grado supremo. Se ci sono diversi gradi di essere, è necessario un essere nel grado massimo, questo lo chiamiamo Dio.
5) Ordine: esistono cose ordinate ad un fine, pur non essendo loro intelligenti. Queste cose non sono in grado di direzionarsi verso un fine, quindi occorre necessariamente qualcuno che le abbia dirette verso un fine (come la freccia e l’arciere), questo lo chiamiamo Dio.
Dio esiste?
Tommaso risponde con le 5 vie che costituiscono un argomento a posteriori poiché
a priori non se ne può dare dimostrazione, non essendo conosciuta l’essenza di Dio e
non potendone quindi derivare analiticamente l’esistenza (vs Anselmo e l’argomento
ontologico: non si può passare dal piano del pensiero a quello dell’essere)
1. Prova cosmologica – Dio come causa del moto (primo motore immobile aristotelico)
2. Prova causale – Dio come causa prima (efficiente)
3. Rapporto tra possibile e necessario – Dio come causa necessaria
(fondamento nell’universo contingente)
4. Prova dei gradi – Dio come causa perfetta (principio dei diversi gradi di perfezione)
5. Prova finale – Dio come causa del finalismo del cosmo (tutto tende a un fine)
Che cosa è Dio? Dio è causa prima incausata
Che discorso è possibile su Dio? Teologia negativa:
(a) non parlo di Dio in sé, ma di Dio in rapporto al mondo (è causa
in rapporto agli effetti)
(b) non dico ciò che Dio è, ma ciò che non è
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27 Gennaio 2010
Giornata della Memoria in ricordo della Shoah. Significato teologico di Olocausto.
Giorno della Memoria. … Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
shoah Termine ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11) col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.
Fra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di Ebrei vennero sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo di creare un mondo più ‘puro’ e ‘pulito’
Olocausto. Forma di sacrificio praticata nell’antichità, specialmente nella religione greca e in quella ebraica, in cui la vittima veniva interamente bruciata. Presso gli Ebrei l’ōlāh, istituito, secondo la tradizione, da Mosè, rappresentava la più completa espressione del culto offerto a Dio e consisteva nel bruciare interamente la vittima sull’altare dopo l’immolazione (perciò il termine ebraico fu tradotto nella Settanta con ὁλοκαύτωσις o e nella Vulgata con holocaustum), senza riservarne alcune parti per usi rituali, e dopo averne versato il sangue attorno all’altare stesso. La vittima poteva essere il toro o il vitello, l’agnello o il montone, il capretto o il capro, sempre di sesso maschile, e tra gli uccelli, la tortora e il colombo, e doveva restare sull’altare tutta la notte, fino alla mattina.
Con il termine o. si indica la persecuzione e lo sterminio totale degli Ebrei da parte del regime nazista
Due appuntamenti nel decennale del Giorno della Memoria, il premio Nobel Elie Wiesel sarà alla Camera e anche alla cerimonia ufficiale con il presidente Napolitano al Quirinale.
Progrom
sm. russo (propr., devastazione). Termine con cui si designa un violento moto popolare, culminante in distruzioni e massacri, contro comunità ebraiche. Il nome entrò nei linguaggi occidentali tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento quando l’impero degli zar fu scosso da sanguinosi sollevamenti antisemiti. Occorre dire tuttavia che moti popolari, più o meno spontanei, contro gli Ebrei si ebbero in Europa sin dai primi secoli dell’era cristiana e già gli imperatori romani sottomisero gli israeliti a una legislazione speciale (Giustiniano), mentre abbastanza frequenti furono le persecuzioni nell’Impero d’Oriente. Il “sospetto” delle plebi europee verso gli Ebrei, immigrati orientali, nasceva dalla diffusa credenza che essi praticassero arti magiche e riti sanguinari: vivevano in “sette” evitando di amalgamarsi con la popolazione locale ed erano pur sempre “gli uccisori del Cristo”. Ma il sospetto si mutava in odio nei momenti di crisi: allora gli Ebrei, emarginati e giocoforza dediti in genere al commercio e all’usura, ne divenivano il capro espiatorio. L’età nera dei pogrom nell’Europa occidentale iniziò tuttavia con il sec. XI. Già espulsi o mal tollerati in Francia, in Germania e in Inghilterra, con la predicazione della I Crociata furono oggetto di vere cacce scatenate in molte città francesi, tedesche e inglesi. Si calcola che tra il maggio e il giugno del 1096 non meno di 50.000 israeliti furono trucidati nella sola Germania. I pogrom si ripeterono con la predicazione della II Crociata (1146) in tutta l’Europa cristiana anche se in termini meno violenti. In quell’occasione Luigi VII, su richiesta di Pietro di Cluny, autorizzò i crociati a depredare le comunità ebraiche e papa Eugenio III sospese il pagamento degli interessi sui debiti contratti con gli Ebrei. In Inghilterra pogrom e persecuzioni si susseguirono a cominciare dai regni di Riccardo Cuor di Leone e di Giovanni Senza Terra finché nel 1290 gli Ebrei furono espulsi dall’isola. Feroci pogrom si ebbero in Francia nel 1321, allorché, scoppiata la peste, si sparse la voce che essa era stata provocata dagli Ebrei che avevano avvelenato i pozzi. La voce si ripeté durante la terribile pestilenza del 1348-50: le vittime di questi moti si calcolano in decine di migliaia e furono particolarmente numerose, anche in questa occasione, in Germania. La ventata di pogrom risparmiò quasi del tutto l’Italia. Va tuttavia registrato il pogrom di Trento del 1475, quando gli Ebrei di quella città furono accusati dal francescano Bernardino da Feltre di aver commesso omicidio rituale su un bambino cristiano, trovato morto lungo l’Adige (e che venne poi beatificato da Sisto V). La dominazione araba, tradizionalmente tollerante, favorì invece le comunità ebraiche della Penisola Iberica che giunsero a costituire cospicue e floride minoranze (ca. 12.000 Ebrei a Toledo; ca. 10.000 a Siviglia, ecc.). L’ondata antisemita ebbe inizio con la Reconquista. Un feroce pogrom scoppiò nel 1391 a Siviglia, provocato dalla predicazione del monaco Fernando Martínez. Di lì si propagò a Toledo, Saragozza, Lucera, Barcellona. Si calcola che quell’esplosione di odio popolare abbia provocato 30-40.000 morti: intere comunità furono distrutte. Da allora nacquero i marrani (Ebrei convertiti per evitare la morte) contro i quali tuttavia si accanì il tribunale dell’Inquisizione specie durante il regno di Ferdinando e Isabella. Infine, un decreto (30 marzo 1492) espulse gli Ebrei dalla Spagna. Tra il 1497 e il 1498 anche i regni di Navarra e di Portogallo espulsero le comunità ebraiche. Il flusso migratorio ebraico verso la Russia meridionale iniziò già nel sec. I d. C. e nel sec. IX sorse addirittura un principato ebraico presso i Chazary che durò per ca. due secoli. Episodi di violenza antisemita si ebbero col diffondersi del cristianesimo, ma la dominazione tartara (dal sec. XIII) fu assai tollerante, mentre verso la metà del sec. XVII (rivolta dei Cosacchi contro la dominazione polacca) si ebbero esplosioni di violenza inaudita contro gli Ebrei stanziati in Ucraina come esattori delle tasse e amministratori dei beni polacchi. Ma nel sec. XIX e nei primi anni del XX, quando ormai l’antisemitismo era stato respinto e cacciato dalle coscienze popolari dal diffondersi del liberalismo e del marxismo, si ebbero ancora in Germania, in Ungheria, in Polonia e specialmente in Russia i pogrom forse più atroci. Essi si ammantarono di teorie pseudoscientifiche, fecero leva sul nazionalismo e sul razzismo. Furono tollerati o addirittura eccitati dai governi, come i pogrom russi del 1902-04 (voluti dal ministro degli Interni Pleve) e quelli compiuti, in Ucraina, in Crimea, ecc., dai governi “bianchi” durante la guerra civile. Solo impropriamente, mancando la partecipazione diretta del popolo, si può parlare di pogrom per gli eccidi di Ebrei compiuti dai nazifascisti prima e durante la II guerra mondiale
La Grazia. Teologia per tutti.
La grazia si presenta come la benevolenza di Dio. Il concetto si trova nell’immagine biblica di Dio che con la sua bontà creatrice e il suo amore personale, ha creato gli uomini e li ha fatti figli di Dio.
25 Gennaio 2010
Conversione di San Paolo Apostolo
La conversione di Paolo, esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via di Damasco, dive egli scopre il mistero della risurrezione di Cristo.