8 Febbraio 2011

“Soul”: il film della Disney è l’odissea di un’anima

Filed under: LEZIONI DI RELIGIONE,Musica,Video — giacomo.campanile @ 11:26

recensione

Joe Gardner è un uomo maturo, eppure sente che la sua vita non è mai veramente cominciata. Appassionato pianista di jazz, aspetta la grande occasione mentre insegna musica in una scuola media e suona quando capita nei locali notturni, facendo preoccupare la madre che vorrebbe per lui le garanzie del posto fisso.

Il giorno in cui passa l’audizione per debuttare con un famoso quartetto, Joe sente finalmente di avercela fatta, ma cade in un tombino scoperchiato e la sua anima si ritrova in uno strano luogo, mentre il suo corpo giace in un letto d’ospedale. Determinato a non morire proprio ora, Joe imbroglia le carte e stringe un patto salvavita con un’inquieta giovane anima, la numero 22.

22 non vuole vivere, e Joe non vuole morire. Le due cose ci sembrano spesso accadere per caso o per destino, e se invece, in entrambi i casi, ci fosse bisogno della giusta preparazione?

Pete Docter è l’uomo della Pixar con una specializzazione nei cosiddetti massimi sistemi, e con Soul mira dritto al punto più alto. Le invenzioni grafiche e visive, le ambientazioni fantasiose, il geniale utilizzo del personaggio del gatto, faranno sognare anche i bambini, ma non c’è dubbio che lo spettatore ideale di questo film sia uno spettatore adulto, anche se la soluzione finale del rebus non può prescindere dalla relazione affettiva con la sua giovanissima spalla.

Il coraggio e l’avventura di Coco, che già ci aveva fatto viaggiare con originale fluidità tra Aldiqua e Aldilà, la precisione psicologica di Inside Out, che ci aveva avvicinato ad un altro tipo di viaggio, psichico e analitico, e una nuova frontiera del disegno digitale, per cui gli esseri umani non sono mai stati così vicino al vero, sono alcuni tra gli ingredienti più evidenti di quello che potremmo definire il La vita è meravigliosa della Pixar: un film in cui l’apparente semplicità del messaggio finale è superata dalla complessità narrativa e cinematografica del percorso.

Come per il jazz, nel quale, spiega Joe, “la musica è una scusa per tirare fuori quello che hai dentro”, così le finestre che il film apre sul “Grande Oltre” e sul “Grande Prima”, e cioè gli argomenti più altisonanti e liminali, sono una scusa per guardare con rinnovata attenzione al nostro piccolo grande “Adesso” e, nel caso di 22 – che incarna un punto di vista preadolescente – per superare l’ansia da prestazione esistenziale e imparare a vedere la vita nella sua straordinaria quotidianità, come una pizza dal gusto irresistibile.

1 commento »

  1. Bellissima prof. a MonteMario Lodeee 🙂

    Comment by Pietro — 9 Febbraio 2011 @ 12:21

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