19 Aprile 2012

I CRISTIANI PERSEGUITATI. Papa Benedetto XVI . La Chiesa non deve temere le persecuzioni

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 09:00

Christian day.

Persecuzioni dei cristiani nell’impero romano.
Salgono a 245 milioni nel mondo i cristiani perseguitati.

 Salgono a 245 milioni nel mondo i cristiani perseguitati

Citta’ del Vaticano, 18 aprile 2012 – ”La Chiesa non deve temere le persecuzioni che nella sua storia e’ costretta a subire, ma confidare sempre, come Gesu’ al Getsemani, nella presenza, nell’aiuto e nella forza di Dio, invocato nella preghiera”.Lo ha detto papa Benedetto XVI durante l’udienza generale di oggi in piazza San Pietro. ”Di fronte al pericolo, alla difficolta’, alla minaccia – ha affermato papa Ratzinger commentando la ‘piccola Pentecoste’ raccontata nel vangelo di Luca – la prima comunita’ cristiana non cerca di fare analisi su come reagire, su come difendersi, su quali misure adottare, ma davanti alla prova si mette a pregare”, attraverso ”una preghiera unanime e concorde dell’intera comunita’, che fronteggia una situazione di persecuzione a causa di Gesu”’.

”Di fronte alle persecuzioni subite a causa di Gesu”’, ha spiegato ancora papa Ratzinger, ”la comunita’ non solo non si spaventa e non si divide, ma e’ profondamente unita nella preghiera, come una sola persona, per invocare il Signore. Questo e’ il primo prodigio che si realizza quando i credenti sono messi alla prova a causa della loro fede: l’unita’ si consolida, invece di essere compromessa, perche’ e’ sostenuta da una preghiera incrollabile”.
Sette anni dopo l’elezione al soglio di Pietro, Benedetto XVI affronta con “mite fermezza” la guida della Chiesa cattolica mondiale.

Per cristianofobia s’intende l’avversione pregiudiziale espressa nei confronti del cristianesimo; il termine, un neologismo degli anni duemila, viene spesso usato insieme o in alternativa ad anticristianesimo. Si manifesta con pratiche di intolleranza, discriminazione e vessazioni nei confronti della fede cristiana e dei suoi aderenti

Il termine, usato per la prima volta nel testo di una Risoluzione del III Comitato della 58ª Assemblea Generale dell’ONU, insieme a islamofobia e antisemitismo[3], entrò in uso nei primi anni duemila anche in seguito alle sollecitazioni, nel dicembre del 2004, di papa Giovanni Paolo II che sottolineò definendola “distrazione” la mancanza da parte dell’ONU, di accenni alle violente manifestazioni fobiche contro i cristiani nei documenti ufficiali, a differenza di quanto fatto in occasione di manifestazioni di antisemitismo e di islamofobia; una richiesta ufficiale fu inoltrata alla Commissione ONU sui diritti umani di Ginevra dal responsabile dei “Rapporti con gli Stati” del Vaticano, arcivescovo Giovanni Lajolo: il documento parlava di cristianofobia chiedendo posizioni decise contro il fenomeno, in forte crescita a causa dei conflitti in essere e come effetto collaterale della guerra al terrorismo

Alcuni cantanti e fan di heavy metal, black metal ed altri generi musicali moderni dichiarano apertamente odio verso il cristianesimo. Cantanti del genere black metal si sono detti responsabili per l’ispirazione (se non la perpetrazione) di oltre cinquanta incendi diretti a chiese cristiane in Norvegia dal 1992 al 1996

 

14 marzo 2012 la Commissione Affari Politici e Democrazia del Consiglio d’Europa tiene un’udienza a Parigi sul tema: “La violenza contro le comunità religiose”. Nel corso del suo intervento, il sociologo italiano Massimo Introvigne descrive la cristianofobia come “triplice fenomeno che parte dall’intolleranza culturale, passa dalla discriminazione nelle leggi e arriva alle vere e proprie persecuzioni violente”, individuando quattro “aree di preoccupazione”:

1 l’ultra-fondamentalismo islamico;
2 i superstiti regimi comunisti;
3 il nazionalismo indù o buddhista che spesso prende di mira i missionari;
4 l’avversione laicista dell’Occidente contro la religione in genere, il cristianesimo e, in particolare, la Chiesa Cattolica.
«Naturalmente non si possono mettere sullo stesso piano spettacoli offensivi, campagne di stampa o pressioni di carattere amministrativo in Occidente con gli assassini o le torture in Nigeria o in Pakistan, e tuttavia esiste un piano inclinato che porta dall’intolleranza alla discriminazione e dalla discriminazione alla persecuzione.»
(Massimo Introvigne)

La persecuzione di Nerone, riportata anche da Tacito, scoppiò nel 64 quando i cristiani furono accusati di avere appiccato il Grande incendio di Roma che distrusse gran parte della città. In questa persecuzione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo.

Nei successivi due secoli e mezzo il cristianesimo rimase sempre formalmente una religione illecita punibile con le massime pene: i suoi fedeli venivano accusati, in particolare, di empietà in quanto si rifiutavano di compiere i sacrifici, obbligatori per legge, agli dei della religione romana ufficiale. Rispetto a questa il cristianesimo appariva una forma di “ateismo”, in quanto rinnegava ogni divinità tradizionale; si trattava quindi di una minaccia alla pax deorum ed alla stessa autorità dell’imperatore che doveva garantirla.

Altri vi vedevano una superstitio, cioè una devozione irrazionale venata di magia, come altre che erano parimenti perseguitate o lo erano state. La volontà di liquidare il Cristianesimo, considerato una “deleteria superstizione”, emerge comunque dalla testimonianza di Plinio il Giovane che, in relazione alle persone accusate di essere cristiani e interrogate sotto tortura, scrive: “se perseveravano, ordinavano che fossero messi a morte”.

Tuttavia fino al 250 non furono ricercati attivamente: questo consentì la diffusione del cristianesimo, ma in comunità semiclandestine che, anche per le particolari norme morali e familiari, erano oggetto di una accesa intolleranza popolare. Le persecuzioni consistevano per lo più in attacchi violenti, più o meno assecondati dalle autorità locali, verso i cristiani fatti capri espiatori di qualcosa.

Salito al trono in un periodo di grave crisi per l’impero, Decio nel 250 volle invece costringere ogni cittadino dell’impero, pena la morte, a professare devozione agli dèi pagani ed implicitamente all’imperatore, in primis i cristiani che erano ormai molto numerosi, soprattutto nelle regioni orientali dell’impero. Molti furono i martiri, ma molti di più furono i lapsi che cedettero alla forza.

Anche la persecuzione di Valeriano si concluse in tempi brevi, ma si caratterizzò per l’attacco mirato ai leader delle comunità ed ai loro beni, segno della floridità economica acquisita.

Partita nel 303 sulla stessa linea, la “grande persecuzione” voluta da Diocleziano diventò violenta nel 304, ma non in tutto l’impero. Fu proseguita principalmente da Galerio fino al 311. Lo stesso Galerio, con l’Editto di tolleranza, e Costantino I con l’editto di Milano del 313 ordinarono la cessazione delle persecuzioni, che tuttavia ebbero ancora strascichi con Licinio.

Le stime sul numero complessivo di cristiani uccisi si basano principalmente su fonti agiografiche del tempo e sono quindi materia di dibattito tra gli studiosi: si ritiene comunque che le vittime siano state migliaia

Risultato immagini per persecuzioni cristiane"

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12 Aprile 2012

Religione e Rivoluzione francese. Papa Benedetto: Gesu’ entra nei nostri cuori anche se le porte sono chiuse

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 09:04

Religione e Rivoluzione francese

Perché durante la Rivoluzione Francese i cattolici sono stati perseguitati?

Qual’è stata l’esperienza religiosa dei cattolici di fronte alla Rivoluzione francese? 

La Rivoluzione francese e la persecuzione alla Chiesa

Le idee e le mosse politiche che hanno guidato e fatto la Rivoluzione francese, considerate al di là del cieco positivismo dei libri di storia, si presentano come aberranti e criminali: odio, soppressioni, sacrilegi, massacri e genocidi… ecco la “libertà” che doveva esser inaugurata.

Sono soltanto di questi ultimi anni la mirabile sintesi di Jean de Viguerie, Christianisme et Révolution, comparsa nel 1986 (1), e il corposo volume documentario che io stesso ho pubblicato nel 1984 con il titolo La Révolution française ou les prodiges du sacrilège (2). Fino ad allora regnavano incontrastati sulla conoscenza cattolica della Rivoluzione un democratismo cristiano e un giacobinismo clericale gravemente deformanti, con conseguenze che sono state pesanti e che continuiamo a pagare.

I nostri libri di storia ci presentano la Rivoluzione francese del 1789 come un evento altamente positivo: avrebbe portato la “libertà”. Le cose non stanno, però, così. La Rivoluzione francese fu una delle più sanguinarie e anti-cattoliche di tutta la storia.
La Rivoluzione francese del 1789 non è stata solo anti-monarchica ma anche anti-cattolica. Anzi, diversi autori affermano che essa fu, fondamentalmente, anti-cattolica. Tanto quanto si è mossa per distruggere il Trono, si è anche scagliata per abbattere l’Altare. Detestando ogni gerarchia e ogni autorità nella sfera temporale, la Rivoluzione francese non poteva tollerarle in quella religiosa.

Il suo odio ugualitario procedeva, quindi, in modo del tutto logico dal secolare allo spirituale. Niente illustra meglio questo duplice odio che il grido di Hébert: «La pace non regnerà in Francia finché l’ultimo aristocratico non sarà stato impiccato con le budella dell’ultimo prete!». Nel Parlamento rivoluzionario era frequente sentire discorsi contro «la doppia tirannia dei re e dei sacerdoti».
Il primo passo dell’assalto rivoluzionario contro la Chiesa fu l’abolizione dei privilegi ecclesiastici, decretata dall’Assemblea Nazionale la notte del 4 agosto 1789. A ciò seguì la confisca dei beni della Chiesa il 2 novembre. Tre mesi dopo, l’Assemblea proibiva i voti monastici e sopprimeva gli Ordini religiosi, scardinando completamente la struttura della Chiesa. Commenta lo storico Adrien Dansette: «Nella storia religiosa di Francia, non vi era alcun precedente di una demolizione tanto brutale quanto completa». Conserviamo questa parola: demolizione. La Rivoluzione francese cercò di demolire la Chiesa. Altroché libertà…
Il peggio, però, stava ancora per arrivare. Il 12 luglio 1790, l’Assemblea votava la Costituzione civile del clero, una legge che intendeva rimodellare la Chiesa secondo i postulati della Rivoluzione. Il principio normativo era la dottrina della sovranità popolare, secondo cui, nella Chiesa come nella società, l’autorità viene dal popolo.

La Costituzione ristrutturava completamente le diocesi e le parrocchie, rilevava il clero da ogni obbedienza al Papa (il “Re” nella Chiesa), prescriveva che tutte le cariche ecclesiastiche fossero elettive e, in pratica, trasformava i preti in funzionari del governo rivoluzionario. Era la fine della Chiesa istituita da Nostro Signore Gesù Cristo.
L’Assemblea decretò inoltre che tutti i vescovi e sacerdoti dovevano giurare fedeltà alla Rivoluzione. Era il cosiddetto “giuramento costituzionale”. Mentre solo sette vescovi su centosessanta si piegarono alla prepotenza rivoluzionaria, una forte minoranza del clero inferiore prestò il giuramento. Gli storici concordano nell’indicare come un fattore importante di questo cedimento l’assenza di qualsiasi direttiva da parte del Vaticano.

Quando, tre mesi dopo, Pio VI finalmente si pronunciò, condannando con forza la Costituzione civile del clero, la stragrande maggioranza ritrattò il proprio giuramento, esponendosi perciò alla persecuzione.
Dodicimila preti furono uccisi, mentre trentamila dovettero prendere la via dell’esilio. A questi martiri vanno aggiunte le centinaia di religiose ghigliottinate, delle quali trentadue furono beatificate nel 1925 da Pio XI.

Il sangue scorreva così copiosamente che si dovette scavare un apposito canale dalla Place de la Révolution (attuale Place de la Concorde) fino al Sena, per farlo scolare.
Durante il Terrore (1792-1794), la Rivoluzione cercò di scristianizzare la Francia. Il clero fu sistematicamente perseguitato, ogni manifestazione religiosa fu proibita. Per sostituire il Culto cattolico, la Rivoluzione francese istituì il culto alla Dea Ragione e all’Essere Supremo. La Dea Ragione era una prostituta che veniva portata nuda su una lettiga per le vie di Parigi, finendo poi nella cattedrale di Notre Dame, dove era messa sopra un altare per ricevere l’omaggio dei rivoluzionari.
Perfino la ghigliottina aveva una sua “liturgia”. Incensate come se fossero il Santissimo, alle ghigliottine erano cantate “litanie”: «Santa Ghigliottina, protettrice dei patrioti: prega per noi! Santa Ghigliottina, terrore degli aristocratici, proteggici. Macchina amabile, prega per noi. Macchina ammirabile, abbi pietà di noi. Santa Ghigliottina, liberaci dai nostri nemici».
Niente, però, si può paragonare in ferocia alla persecuzione della Rivoluzione francese contro i cattolici vandeani.
Il primo genocidio dell’epoca moderna – ancora impunito ed ampiamente insabbiato dalla storiografia ufficiale – è stato quello dei vandeani. Uomini, donne, anziani, bambini sterminati senza nessuna pietà per il solo fatto di opporsi, in quanto cattolici, alle “nuove” idee illuministe.
Già nel 1792 si ebbero in molte zone dei moti popolari che si opponevano alla Rivoluzione. Nel gennaio 1793, l’ordine del governo di una leva di 300.000 uomini, unitamente alla notizia della morte del Re e il rifiuto della Costituzione civile del clero fece esplodere la situazione in Vandea.

Un gran numero di contadini si diede alla macchia e si creò spontaneamente un “esercito vandeano”. Questo improvvisato esercito sconfisse uno dopo l’altro i reparti dell’esercito repubblicano inviati dal governo di Parigi, e riconquistò per intero il proprio territorio, sottraendolo all’occupazione rivoluzionaria. Successivamente, però, le forze inviate da Parigi, numericamente molto superiori e meglio preparate, rovesciarono la situazione ed ottennero la vittoria.
Fu allora decisa dall’Assemblea la totale cancellazione della Vandea. Perciò, il governo rivoluzionario emanò, il 19 gennaio 1793, il seguente decreto: «Ogni capo di colonna dovrà perlustrare e poi bruciare tutti i boschi, villaggi, case e aziende agricole».

A questa seguiva, il 20 aprile, un’altra disposizione: «Ogni brigante trovato con le armi in mano sarà passato alla baionetta. Si farà lo stesso con le ragazze, donne e bambini. Le persone meramente sospette non saranno risparmiate».
Non paga, la Convenzione rincarò la dose con un decreto del 1° agosto 1793: «I materiali combustibili di qualsiasi tipo saranno confiscati e inviati al Ministero della guerra per bruciare i boschi, i boschetti e i cespugli. […] Le foreste saranno abbattute, i nascondigli dei ribelli saranno distrutti, le colture saranno devastate, il bestiame sarà confiscato. […] La proprietà dei ribelli della Vandea passerà al patrimonio della Repubblica».

Tra i sistemi impiegati per spegnere il seme vandeano, spiccarono gli annegamenti in massa nel fiume Loira e i rastrellamenti da parte di grandi colonne armate, le cosiddette “colonne infernali”, al comando di generali come Westermann, Kléber, Turreau e Hoche, che attraversavano il territorio da spopolare uccidendo qualsiasi essere vivente incontrassero. Alla fine, in nome della “liberté, egalité, fraternité”, più di trecentomila vandeani saranno stati massacrati. Nulla descrive meglio l’orrore di questo genocidio che il messaggio del generale Westermann al Comitato di salute pubblica di Parigi, il 23 dicembre 1793, in seguito alla battaglia di Savenay: «Cittadini repubblicani, non c’è più nessuna Vandea! È morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e i suoi bambini. L’abbiamo appena sepolta nelle paludi e nei boschi di Savenay. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli, e massacrato le donne che non partoriranno più briganti. Non ho un solo prigioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti… le strade sono seminate di cadaveri. Le fucilazioni continuano incessantemente».

Papa Benedetto: Gesu’ entra nei nostri cuori anche se le porte sono chiuse

Le paghiamo chiaramente in quel modo di concepire e di presentare il Concilio Ecumenico Vaticano II che ha fatto esclamare a Maurice Clavel, un “cristiano di sinistra”, che la “filosofia” rivoluzionaria aveva ispirato tale concilio e che si era impadronita della Chiesa. E questo modo di presentare questo concilio ha portato gli uni alla rottura in nome della Tradizione, gli altri all’avventura neo-rivoluzionaria.

Fra gli amici e gli ispiratori di questi ultimi si trovano Robert Christophe, prete e storico di Lilla, e soprattutto Bernard Plongeron e Pierre Pierrard, professori al molto progressista Institut Catholique di Parigi, propagandisti — con altri progressisti — del gallicanesimo giacobino, quindi della sua Chiesa Costituzionale del tempo della Rivoluzione, condannata da Papa Pio VI.

Citta’ del Vaticano, 11 apr – ”Anche oggi il Risorto entra nelle nostre case e nei nostri cuori, nonostante a volte le porte siano chiuse”. Lo ha detto papa Benedetto XVI nella catechesi dell’udienza generale di oggi in piazza San Pietro, soffermandosi sulla ”trasformazione che la Pasqua di Gesu’ ha provocato nei suoi discepoli”. Il pontefice e’ arrivato a Roma per l’udienza in elicottero da Castelgandolfo dove sta passando qualche giorno di riposo.

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di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

”Solo Lui – ha ammonito papa Ratzinger – puo’ ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo Lui, il Vivente, puo’ dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi e’ stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza”. E’ quanto hanno sperimentato non solo i discepoli riuniti nel Cenacolo, ma anche i due discepoli che il giorno di Pasqua erano in cammino da Gerusalemme verso Emmaus. Da allora in poi, il compito dei cristiani e’ testimoniare la ”novita’ di una vita che non muore”, portata dalla Pasqua, che ”va diffusa ovunque”.

24 Febbraio 2012

Religione e architettura. Chiesa del Padre Misericordioso. Architetto Maier. VS Sant’Ivo alla sapienza architetto BorrominiNick si sposa

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 12:54

Religione e architettura.

Chiesa del Padre Misericordioso. Architetto Maier.

La chiesa di Dio Padre misericordioso, meglio nota come chiesa del Giubileo[1] o Dives in misericordia, è un luogo di culto cattolico sito a Roma, nel quartiere Alessandrino.[2] Su di essa insiste la diaconia di Dio Padre misericordioso, istituita nel 2001 da papa Giovanni Paolo II.

In vista del Giubileo del 2000, il Vicariato di Roma bandì nel 1995 un concorso internazionale di architettura: tra i progetti presentati vinse quello di Richard Meier, autore a Roma anche del nuovo edificio/bacheca che contiene l’Ara Pacis. Egli stesso presentò la sua opera davanti al papa Giovanni Paolo II in Vaticano affermando: «Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo».[3] Per realizzare il progetto venne scelta un’area periferica in un quartiere ancora in via di sviluppo, nel cui piano regolatore era già prevista la costruzione di una chiesa parrocchiale, che inizialmente doveva essere dedicata a san Silvestro Papa.

Nel marzo del 1998 venne posata la prima pietra, ma la complessità dell’opera la portò all’inaugurazione solo nell’ottobre del 2003.

Architettura
Come molte altre opere dell’architetto statunitense Richard Meier è cromaticamente bianca ed è composta da tre vele, la più alta delle quali raggiunge un’altezza di 26 metri. Le vele sono autoportanti, per realizzarle sono state suddivise in grandi pannelli prefabbricati a doppia curvatura, ciascuno del peso di 12 tonnellate. Successivamente, per montare e assemblare tali pannelli, è stata realizzata appositamente una sorta di gru specializzata alta 38 metri che sollevava il pannello e lo portava in posizione, all’altezza voluta.

La chiesa è stata costruita con uno speciale cemento, realizzato e brevettato da Italcementi, con la straordinaria capacità di autopulirsi grazie a un effetto di fotocatalisi, il cosiddetto cemento mangiasmog

Simbologia
La chiesa con le sue vele, con la navata che riprende l’idea di una barca, si rifà alla tradizione cristiana in cui la barca rappresenta la Chiesa come guida nell’impervio mare. Sin nelle prime idee dell’architetto questa chiesa doveva rappresentare la “barca della Chiesa” che solca i mari portando il suo popolo nel terzo millennio; allo stesso modo, questa parrocchia assume il ruolo di guida della zona di Tor Tre Teste in cui è costruita. Tale effetto viene accentuato dall’illuminazione: la luce delinea, nei volumi complessi, proprio l’effetto delle vele gonfiate dal vento.

Le vele sono tre, numero che simboleggia la Trinità, e sono posizionate in modo da sovrastare la chiesa comunicando un senso di protezione a chi sosta nella navata, la protezione di Dio sulla comunità Cristiana. Anche la luce è attentamente studiata dall’architetto, infatti nonostante l’intera struttura sia coperta in modo consistente da vetri la luce solare non entra mai direttamente in chiesa, tranne in un momento del pomeriggio in estate, quando da una piccola finestra la luce diretta illumina il crocifisso posto all’interno. Quest’ultimo è in cartapesta dipinta e risale al XVIII secolo.[5]

La chiesa di S.Ivo alla Sapienza

La chiesa di S.Ivo alla Sapienza (nella foto sopra) sorge all’interno del cortile del Palazzo della Sapienza, sede dell’antica Università di Roma, originariamente nata, per volontà di Papa Leone X, come cappella universitaria dedicata ai Ss.Leone papa e Fortunato martire.

A Roma la storia dell’Università ebbe inizio nel 1303 quando papa Bonifacio VIII emanò la bolla “In suprema praeminentia dignitatis” con la quale fondò lo Studium Urbis, con sede in Trastevere.

Nel 1431 Papa Eugenio IV volle dare all’Università una struttura più articolata e per questo motivo acquistò alcuni edifici nel rione S.Eustachio. Il nucleo originario di questo complesso era costituito da alcune sale del lato sud-occidentale realizzate tra il 1492 ed il 1497 su progetto di Andrea da Firenze.

Agli inizi del Cinquecento Papa Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, diede un forte impulso all’Università, non soltanto fornendole una cappella e due cortili, ma soprattutto chiamando a Roma da tutta Europa studiosi famosi che conferirono prestigio all’Università. Pochi anni dopo Papa Pio IV commissionò la ricostruzione dell’edificio a Guido Guidetti, che progettò soltanto il portico del cortile perché fu sostituito, causa la sua morte, da Pirro Ligorio che iniziò l’emiciclo occidentale.

Il Palazzo della Sapienza si sviluppa nel grande isolato posto tra via dei Sediari, via del Teatro Valle, via degli Staderari, piazza di S.Eustachio ed il Corso del Rinascimento. La facciata di quest’ultimo (nella foto 1) è caratterizzata dagli angoli a bugne, da due ordini di finestre architravate o incorniciate, dall’orologio e dal campanile. Al centro della facciata di S.Ivo alla Sapienza si apre il portale sormontato da un elegante timpano triangolare e dalla seguente iscrizione: “XYSTUS V PONT MAX A II” (ovvero “Sisto V Pontefice Maximo nell’anno II del pontificato”, ossia nel 1587). Sopra il portale è situata la finestra centrale che reca la scritta da cui deriva il nome assegnato all’Università: “INITIUM SAPIENTIAE TIMOR DOMINI” (ovvero “L’inizio della sapienza è il timor di Dio”). Dal portale si accede al magnifico cortile porticato, costituito da cinque arcate sul lato breve e nove arcate più due architravate sui lati lunghi, separate da pilastri dorici con lesene ioniche addossate, tutte egregiamente in travertino.

2 Lanterna di S.Ivo

Anche l’altro lato breve, concavo, presenta cinque arcate, ma chiuse, con finestre su pilastri dorici: qui, nell’arcata centrale, si apre l’ingresso della chiesa di S.Ivo alla Sapienza, mentre sopra svetta maestosa la grande cupola del Borromini. L’intervento del grande architetto iniziò proprio su questa facciata, già esistente, con l’aggiunta dell’attico, decorato con i simboli araldici dei Chigi, le stelle ad 8 raggi e le 6 cime, in onore di papa Alessandro VII, il quale completò il palazzo dotandolo di un orto botanico e soprattutto della grandiosa Biblioteca Alessandrina, come ricorda l’iscrizione posta al centro dell’attico stesso: “ALEXANDRO VII PONT MAX OB AEDEM SAPIENTIAE TOTO AMBITU PERFECTAM ET BIBLIOTHECA HORTOQUE MEDICO INSTRUCTAM SACRI CONSISTORII ADVOCATI POSS MDCLX”, ovvero “Ad Alessandro VII Pontefice Maximo per aver portato completamente a termine il Palazzo della Sapienza e per averlo fornito di biblioteca ed orto botanico, gli avvocati del Sacro Concistoro posero (nell’anno) 1660”.

Sopra l’attico si innalza il tiburio esagonale polilobato della cupola, diviso da paraste corinzie e con grandi finestroni, sopra il quale si innalza la calotta formata da una serie di 10 gradoni, rivestiti in piombo, spezzati da eleganti contrafforti radiali, sui quali si trova una specie di voluta che termina con una sfera. Il pezzo forte è sicuramente la lanterna, con doppie colonne che la dividono in 6 sezioni concave, nelle quali si apre una finestra rettangolare, ed infine, tra fiaccole di travertino, si innalza una meravigliosa cuspide a spirale monolitica, riccamente decorata a stucchi, che termina in una fiamma, sopra la quale, in ferro battuto, vi sono una sfera, la croce e la colomba dello Spirito Santo con il ramoscello d’ulivo nel becco.

3 Api dei Barberini

L’emblema araldico di casa Barberini, l’ape, si ripete ovunque nella chiesa: la pianta stessa ha la forma di un’ape, tutto il suo corpo è una grossa ape e la spirale, originalissima, della lanterna è il pungiglione dell’ape barberiniana. S.Ivo alla Sapienza, una delle più belle chiese barocche di Roma, assunse tale nome perché gli avvocati concistoriali, che ne avevano patrocinata la costruzione, vollero fosse dedicata anche al loro santo protettore e di conseguenza il nome intero della chiesa divenne dei Ss.Leone, Ivo e Pantaleo, quest’ultimo aggiunto in un secondo momento.

Chiusa nel 1870, la chiesa fu ridotta a magazzino di libri della Biblioteca Alessandrina finché nel 1926 fu riaperta al culto e solennemente riconsacrata. Mancavano però i “babuini“, ossia le dodici statue degli Apostoli poste in origine nei nicchioni interni e che furono deposte alla metà del 1700, così brutte da meritare ampiamente il soprannome dato loro dai romani, sempre pronti a rimarcare la più piccola inezia.

Splendida è anche la pavimentazione del cortile, con grandi fasce geometriche a segnare le linee di pendenza (visibile nella foto in alto sotto il titolo), che si raccordano con due grandi chiusini (anche questi con la stella dei Chigi) per il deflusso delle acque piovane. Dal centro del cortile, ovunque si volga lo sguardo, vediamo simboli araldici: i draghi dei Boncompagni, le api dei Barberini , le aquile dei Borghese, nonché le già citate stelle e cime dei Chigi.

http://attualissimo.it/nato-

senza-gambe-e-braccia-oggi-si-sposa-la-storia-del-trascinatore-nick-vujicic/

1 Febbraio 2012

La catechesi del Papa: Affidiamoci a Dio

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 18:58
immagineIl Papa afferma che nella preghiera di Cristo nel Getsemani, nella «paura e angoscia di Gesù» è ricapitolato «tutto l’orrore dell’uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita»”Dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro ‘si«, per ripetergli ‘sia fatta la tua volonta», per conformare la nostra volontà alla sua”, ha detto stamane il Papa rivolgendosi ai fedeli, nella catechesi dell’udienza generale di oggi nell’Aula Paolo VI, dedicata alla preghiera di Gesù nel Getsemani, in cui Gesù »ci dice che solo nel conformare la sua volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa ‘divinò; solo uscendo da sè, solo nel ‘si« a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, quello di essere completamente liberi. È ciò che Gesù compie al Getsemani: trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti». «È una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente – ha aggiunto Benedetto XVI – perchè non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il ‘si» di Gesù, il ‘si« di Maria. Ogni giorno nella preghiera del Padre nostro noi chiediamo al Signore: ‘Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terrà». Il punto di partenza per la nostra preghiera, ha spiegato il Papa, è la consapevolezza che «c’è una volontà di Dio con noi e per noi, una volontà di Dio sulla nostra vita, che deve diventare ogni giorno di più il riferimento del nostro volere e del nostro essere». «Nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani – ha affermato il Pontefice – la terra è diventata cielo; la terra della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta sulla terra». 

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Fidel Castro si converte

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 18:07

Fidel Castro si converte

immaginel’ex Lìder màximo cubano sembra sia sulla strada di Cristo. 

E’ la figlia Alina a raccontare il percorso di Fidel: “Negli ultimi tempi si è riavvicinato alla religione: ha riscoperto Gesù alle soglie della morte. Ciò non mi sorprende perché papà è stato allevato dai gesuiti”. La figlia però non ne è convinta: “Non so se chiamarla proprio paura, ma sono convinta che oggi lui sia più interessato alla sorte della propria anima che non al futuro di Cuba”.

Intanto martedì 27 marzo papa Benedetto XVI sarà in viaggio a l’Avana, andrà a trovare il fratello di Fidel, Raul,l attuale presidente del Consiglio di Stato al Palacio de la Revoluciòn. Marco Ansaldo di Repubblica ha sentito una fonte del Vaticano che ha commentato: “Fidel è allo stremo delle forze, ormai alla fine. Le sue stesse esortazioni sul giornale del Partito comunista, il Granma, sono sempre più diradate. Sappiamo bene che nell’ultimo periodo si è avvicinato alla religione e a Dio. E’ vero che fu scomunicato dal Papa, ma allora quel provvedimento era una misura quasi automatica per chi professava il comunismo. Un incontro tra lui e il Santo Padre non è previsto, ma nel momento in cui sarà presente la famiglia Castro, potrebbe esserci anche l’ex Lìder màximo”.

Giacomo Campanile

10 Novembre 2011

Filed under: ARTE,articoli,Religione — giacomo.campanile @ 11:50

Dedicazione della Basilica Lateranense

immagineQuando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta. Verso il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.

Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.
Basilica e cattedrale di Roma, la prima di tutte le chiese del mondo, essa è il primo segno esteriore e sensibile della vittoria della fede cristiana sul paganesimo occidentale. Durante l’era delle persecuzioni, che si estende ai primi tre secoli della storia della Chiesa, ogni manifestazione di fede si rivelava pericolosa e perciò i cristiani non potevano celebrare il loro Dio apertamente. Per tutti i cristiani reduci dalle “catacombe”, la basilica del Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore. Quell’edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della testimonianza dei numerosi martiri. Segno tangibile del tempio spirituale che è il cuore del cristiano, esorta a rendere gloria a colui che si è fatto carne e che, morto e risorto, vive nell’eternità.
L’anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, si commemora da tutte le comunità di rito romano.

da Giacomo Campanile

9 Novembre 2011

FRATHER STU. STUART LONG, SACERDOTE CON IL PASSATO DA PUGILE E ATTORE.. Online i rotoli del Mar Morto

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 12:46

Tratto dalla vera storia di Stuart Long. L’uomo si diletta come pugile ma dopo aver rotto la mascella decide di abbandonare l’attività sportiva e comincia a intraprendere la carriera come attore. Ma anche qui le cose non vanno bene e dopo un brutto incidente Long incontra la fede e decide di farsi prete.

Stuart “Stu” Long è un aspirante pugile con una pessima situazione familiare: suo fratello Stephen era infatti morto a soli sei anni, mentre suo padre Bill si era dato all’alcolismo. L’incontro con Carmen, una ragazza di cui si innamora, lo fa avvicinare al cattolicesimo, tuttavia dopo un grave incidente in motocicletta – in cui la sua sorte sembrava completamente segnata – inizia a sentire la chiamata verso il sacerdozio; con la forza della fede Stuart riesce così a rimettere a posto la propria vita e a riavvicinarsi alla sua famiglia.

Città del Vaticano – I rotoli del Mar Morto, tra cui figurano i documenti biblici più antichi conosciuti, saranno consultabili in rete grazie a una iniziativa congiunta del Museo Israel di Gerusalemme (dove gli originali sono conservati) e di Google, che ha provveduto alla loro digitalizzazione. Ne dà notizia l’Osservatore romano.

Al momento sono consultabili i primi cinque rotoli, fra questi spicca il libro di Isaia, quasi nella sua interezza (66 capitoli), copiato tra il III e il II secolo avanti l’era cristiana. Grazie alla tecnologia di Google, che nei mesi scorsi ha già immesso in rete l’archivio fotografico del Museo Yad Vashem di Gerusalemme, è possibile ingrandire le immagini ad alta definizione e mettere in luce così elementi che non sarebbero visibili a occhio nudo.

All’interno di ciascun rotolo è anche possibile compiere ricerche per colonna, capitolo, o versetto. Viene inoltre fornita una traduzione in inglese. Si tratta – secondo i responsabili del Museo Israel – di uno sviluppo importante per i ricercatori di tutto il mondo. I rotoli furono scoperti nelle grotte di Qumran – dove duemila anni fa si era insediata una setta di religiosi ebrei – a partire dal 1947. Sono considerati un punto di riferimento fondamentale per lo studio dell’ebraismo antico e delle origini del cristianesimo.

 

DOVE SI TROVA IL MAR MORTO?

DOVE SFOCIA IL GIORDANO?

QUALE IMPERATORE DISTRUSSE LA COMUNITA’ DI QUMRAN?

CHI SONO GLI ESSENI?

SU QUALE MATERIALE  SCRIVEVANO I LORO MANOSCRITTI?

QUALE FU IL PRIMO ROTOLO RITROVATO?

COS’ E’ MASADA?

17 Ottobre 2011

Sant’ Ignazio di Antiochia

Filed under: articoli,SANTI — giacomo.campanile @ 08:05

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Sant’Ignazio, vescovo e martire, discepolo di san Giovanni Apostolo, resse per secondo dopo san Pietro la Chiesa di Antiochia, muorì nel 107.

Terzo vescovo di Antiochia, in Siria, terza metropoli del mondo antico dopo Roma e Alessandria d’Egitto. Non era cittadino romano, convertendosi in età non più giovanissima. Mentre era vescovo ad Antiochia, l’Imperatore Traiano dette inizio alla sua persecuzione. Arrestato e condannato, Ignazio fu condotto, in catene, da Antiochia a Roma dove si allestivano feste in onore dell’Imperatore e i cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, sbranati dalle belve. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, Ignazio scrisse sette lettere, in cui raccomandava di guardarsi dagli errori degli Gnostici, di mantenere l’unità della Chiesa. Di un’altra cosa poi si raccomandava, soprattutto ai cristiani di Roma: di non intervenire in suo favore e di non salvarlo dal martirio. Nell’anno 107 fu dunque sbranato dalle belve verso le quali dimostrò grande tenerezza. «Accarezzatele ” scriveva ” affinché siano la mia tomba e non faccian restare nulla del mio corpo, e i miei funerali non siano a carico di nessuno»

Le sue lettere esprimono calde parole d’amore a Cristo e alla Chiesa. Appaiono per la prima volta le espressioni “Chiesa cattolica” e “Cristianesimo”, che sono ritenuti neologismi creati da lui. Le Lettere di Ignazio sono una finestra aperta per conoscere le condizioni e la vita della chiesa del suo tempo. In particolare appare per la prima volta nelle sue lettere la concezione tripartita del ministero cristiano: vescovo, presbiteri, diaconi. Altro tema significativo è la confessione della vera umanità di Cristo contro i docetisti, i quali sostenevano che l’incarnazione del Figlio di Dio fosse stata solo apparente.

6 Ottobre 2011

Festa di San Francesco d’Assisi Patrono d’Italia

Filed under: articoli,MONTALE,SANTI — giacomo.campanile @ 09:14
immagineFrancesco nacque ad Assisi nel 1181, nel pieno del fermento dell’età comunale. Figlio di mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina.

Di qui la partecipazione alla guerra contro Perugia e il tentativo di avviarsi verso la Puglia per partecipare alla crociata. Il suo viaggio, tuttavia, fu interrotto da una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. Nel 1209, in seguito a nuova ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città mentre si univano a lui i primi discepoli insieme ai quali si recò a Roma per avere dal Papa l’approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d’Italia e dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava frati, fratelli. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al secondo ordine francescano, e fondò un terzo ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1228. Francesco è una delle grandi figure dell’umanità che parla a ogni generazione. Il suo fascino deriva dal grande amore per Gesù di cui, per primo, ricevette le stimmate, segno dell’amore di Cristo per gli uomini e per l’intera creazione di Dio.

Scrisse il “Cantico delle creature” primo capolavoro della letteratura italiana.

PER L’OTTIMO RACCONTA UN EPISODIO DELLA VITA DI S.FRANCESCO CHE TI HA COLPITO.

5 Settembre 2011

Benedetto XVI l’arte manifesta la sete e la ricerca dell’infinito

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 09:37

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“L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito”.

Sono tante le strada da percorre per incontrare Dio, pur in mezzo alla frenesia della vita quotidiana, e Benedetto XVI oggi, all’udienza generale, ha indicato quella delle espressioni artistiche. Non di rado, infatti, queste rappresentano una porta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità senza tempo. In particolare, il Papa ha pensato a quelle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Così il dinamismo verticale delle cattedrali gotiche ci sospinge verso il cielo, mentre la musica fa vibrare “le corde del nostro cuore”.

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