20 Gennaio 2013

Benedetto XVI. Dio ha deciso che il matrimonio è tra uomo e donna

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 08:40
Benedetto XVI. Dio ha deciso che il matrimonio è tra uomo e donna
immagineil Santo Padre nel discorso rivolto al Pontificio Consiglio Cor Unum: “La Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna. l no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore’.”L’essere umano – continua il pontefice – non è nè individuo a sè stante nè elemento anonimo nella collettività, bensì persona singolare e irripetibile, intrinsecamente ordinata alla relazione e alla socialità”. “Di fronte a queste sfide epocali noi sappiamo – ha poi concluso incoraggiando i membri del dicastero presieduto dal cardinale africano Robert Sarah a proseguire con animo lieto e generoso il loro impegno – che la risposta è l’incontro con Cristo. In Lui l’uomo può realizzare pienamente il suo bene personale e il bene comune”

“Le ideologie – spiega il Santo Padre – che inneggiavano al culto della nazione, della razza, della classe sociale si sono rivelate vere e proprie idolatrie”. Lo ha ricordato Benedetto XVI nel discorso rivolto al Pontificio Consiglio Cor Unum. Per il Papa però “altrettanto si può dire del capitalismo selvaggio col suo culto del profitto, da cui sono conseguite crisi, disuguaglianze e miseria”. E il pericolo che sia ferita ancora “l’inalienabile dignità umana” è tutt’altro che superato, anche se su essa “si condivide sempre più un sentire comune”, con il riconoscimento di una “reciproca e interdipendente responsabilità” che va “a vantaggio della vera civiltà, la civiltà dell’amore”

18 Gennaio 2013

Benedetto XVI. Umiltà e preghiera per raggiungere il traguardo dell’unità

Filed under: articoli,PAPA — giacomo.campanile @ 08:31
Benedetto XVI. Umiltà e preghiera per raggiungere il traguardo dell’unità
immagineLe parole di Benedetto XVI durante l’Udienza alla delegazione ecumenica finlandese, in occasione della festa di sant’Enrico.
Alle ore 12 del 17 January 2013, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza una Delegazione Ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia in occasione dell’annuale Pellegrinaggio ecumenico a Roma, per celebrare la Festa di Sant’Enrico, patrono del Paese. Riportiamo di seguito le parole di saluto che il Papa ha rivolto ai presenti.

Eminenza, Eccellenze, Cari Amici,

Ancora una volta sono lieto di accogliere la vostra Delegazione Ecumenica in occasione della sua annuale visita a Roma per la festa di sant’Enrico, patrono della Finlandia. È appropriato che il nostro incontro si svolga alla vigilia della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, il cui tema, quest’anno, è tratto dal libro del profeta Michea: «Quel che il Signore esige da noi» (cfr. 6, 6-8).

Il profeta, naturalmente, spiega ciò che il Signore esige da noi: «praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il nostro Dio» (cfr. 6, 8). Il tempo del Natale, appena celebrato, ci ricorda che è Dio che, sin dall’inizio, ha camminato con noi e che, nella pienezza dei tempi, si è fatto carne per salvarci dai nostri peccati e per guidare i nostri passi sul cammino della santità, della giustizia e della pace.

Il camminare umilmente alla presenza del Signore, nell’obbedienza alla sua parola salvifica e con fiducia nel suo disegno generoso, è un’immagine eloquente non solo della vita di fede, ma anche del nostro percorso ecumenico sulla via verso l’unità piena e visibile di tutti i cristiani. In questo cammino di discepolato, siamo chiamati ad avanzare insieme sulla stretta via della fedeltà alla volontà sovrana di Dio, affrontando qualsiasi difficoltà od ostacolo che possiamo incontrare.

Per procedere sulle vie della comunione ecumenica è, dunque, necessario che siamo sempre più uniti nella preghiera, sempre più impegnati nella ricerca della santità e sempre più coinvolti nei campi della ricerca teologica e della cooperazione al servizio di una società giusta e fraterna.

Su questo cammino di ecumenismo spirituale, davvero procediamo con Dio e gli uni con gli altri nella giustizia e nell’amore (cfr. Mic 6, 8), poiché, come afferma la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, «noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere» (n. 15).

Cari amici, è mio auspicio che la vostra visita a Roma aiuti a rafforzare le relazioni ecumeniche tra tutti i cristiani in Finlandia. Ringraziamo Dio per quanto è stato realizzato finora, e preghiamo affinché lo Spirito di verità guidi i discepoli di Cristo nel vostro Paese verso un amore e un’unità sempre più grandi, mentre cercano di vivere alla luce del Vangelo e di portare tale luce nelle grandi questioni morali che le nostre società devono affrontare oggi!

Camminando insieme con umiltà sulla via della giustizia, della misericordia e della rettitudine che il Signore ci ha indicato, i cristiani non solo dimoreranno nella verità, ma saranno anche fari di gioia e di speranza per tutti coloro che stanno cercando un punto di riferimento sicuro nel nostro mondo in rapido mutamento.

All’inizio di questo Nuovo Anno, vi assicuro la mia vicinanza nella preghiera. Su tutti voi invoco di cuore la sapienza, la grazia e la pace di Gesù Cristo nostro Redentore.

1 Gennaio 2013

Festa di Maria Madre di Dio

Filed under: articoli,SANTI — giacomo.campanile @ 15:22

Nell’ottava del Natale del Signore e nel giorno della sua Circoncisione, solennità della santa Madre di Dio, Maria: i Padri del Concilio di Efeso l’acclamarono Theotókos, perché da lei il Verbo prese la carne e il Figlio di Dio abitò in mezzo agli uomini, principe della pace, a cui fu dato il Nome che è al di sopra di ogni nome.Theotókos (in greco Θεοτόκος; in latino Deipara o Dei genetrix) è un titolo della Beata Vergine Maria. Letteralmente significa colei che genera Dio e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio.
Fu proclamato dogma dopo la controversia teologica causata dai nestoriani. Nestorio (381-451), Patriarca di Antiochia, aveva affermato infatti che Maria non aveva titolo per essere definita «madre di Dio», ma solo «madre di Gesù». La controversia tra Alessandria ed Antiochia fu risolta in un concilio ecumenico.

L’assise si tenne ad Efeso, in Asia Minore, nel 431. Il concilio ribadì che Maria è Madre di Dio. Secondo il concilio, infatti, Gesù Cristo, pur essendo contemporaneamente Dio e uomo – come già aveva affermato in precedenza il concilio di Nicea – , è un’unica persona: le due nature, divina e umana, sono inseparabili, e perciò Maria può essere legittimamente chiamata “Madre di Dio”

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=386750

19 Dicembre 2012

Costituzione italiana L’articolo 9. Tutela dei beni culturali. Articolo 11. La pace.Il Papa riceve gli olimpionici

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 21:49

Costituzione Articolo 11. EDUCARE ALLA PACE NELLA SCUOLA

Art. 19. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

Articolo 19. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitare in privato o in pubblico il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume.

L’articolo 9 della Costituzione italiana stabilisce il principio della tutela dei beni culturali e del paesaggio, in relazione diretta con la ricerca e lo sviluppo culturale del Paese. Si tratta di uno dei più innovativi e lungimiranti passi della carta costituzionale italiana e celebra l’identità del cittadino con la memoria e la bellezza. 

Materia: Educazione civica.
Destinatari: studenti della scuola secondaria superiore.

immagineQuesta mattina Benedetto XVI ha ricevuto in udienza una delegazione del comitato olimpico nazionale italiano (il Coni) con gli atleti che hanno vinto una medaglia ai giochi olimpici e paralimpici di Londra 2012.”Mi pare che a Londra – ha detto Ratzinger nel suo saluto – abbiate conquistato ben 28 medaglie, di cui 8 d’oro! Ma a voi atleti non è stato chiesto solo di competere e ottenere risultati. Ogni attivitá sportiva, sia a livello amatoriale che agonistico richiede la lealtá nella competizione, il rispetto del proprio corpo, il senso di solidarietá e di altruismo e poi anche la gioia, la soddisfazione e la festa”.
“Tutto ciò presuppone – ha affermato ancora – un cammino di autentica maturazione umana, fatto di rinunce, di tenacia, di pazienza, e soprattutto di umiltá, che non viene applaudita, ma che è il segreto della vittoria. Uno sport che voglia avere un senso pieno per chi lo pratica deve essere sempre a servizio della persona. La posta in gioco allora non è solo il rispetto delle regole, ma la visione dell’uomo, dell’uomo che fa sport e che, al tempo stesso, ha bisogno di educazione, di spiritualitá e di valori trascendenti”.Lo sport può spingere anche all’agonismo spirituale, cioè all’educazione delle persone affinchè ogni giorno cerchino di far vincere il bene sul male.Così ha continuato il Papa: “Cari amici, in questo Anno della fede vorrei sottolineare che l’attività sportiva può educare la persona anche all’ ‘agonismo’ spirituale, cioè a vivere ogni giorno cercando di far vincere il bene sul male, la veritá sulla menzogna, l’amore sull’odio, e questo prima di tutto in se stessi. Pensando poi all’impegno della nuova evangelizzazione anche il mondo dello sport può essere considerato un moderno ‘cortile dei gentili’, cioè un’opportunità preziosa di incontro aperta a tutti, credenti e non credenti, dove sperimentare la gioia e anche la fatica di confrontarsi con persone diverse per cultura, lingua e orientamento religioso”.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=385230&fb_action_ids=10200187715324573&fb_action_types=og.likes&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=288381481237582

14 Dicembre 2012

Concilio Vaticano II: né aggiornamento né rottura, ma novità nella continuità

Filed under: articoli,Concilio Vaticano II — giacomo.campanile @ 14:34

immaginePadre Cantalamessa vede la realizzazione del Concilio e l’intervento dello Spirito Santo nei movimenti ecclesiali, nelle parrocchie, nelle nuove comunità“Gesù non ci ha dato delle parole morte (…) Ma ci ha dato delle parole vive da nutrire (…) di far vivere e di nutrire e mantenere vive nel tempo”.

Con questa citazione del poeta francese Charles Peguy, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M.Cap, Predicatore della Casa Pontificia, ha cercato di spiegare il senso profondo di una “vivente Tradizione” come la chiamava Sant’Ireneo, che si è espressa nel Concilio Vaticano II.

Nella seconda predica di Avvento pronunciata oggi nella Cappella Redemptoris Mater alla presenza di Papa Benedetto XVI, padre Cantalamessa ha spiegato che sono almeno tre le chiavi di lettura del Concilio Vaticano II: aggiornamento, rottura, novità nella continuità.

La parola “aggiornamento” fu introdotta dal Beato Giovanni XXIII nell’annunciare al mondo il Concilio.

“Il ventunesimo Concilio Ecumenico – disse l’allora Pontefice – vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica […]. Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi”.

Come è noto, durante i lavori si delinearono due schieramenti opposti, e, – spiega padre Cantalamessa – “la parola aggiornamento finì per essere sostituita dalla parola rottura”.

Secondo il Predicatore della casa Pontificia tra questi due fronti si colloca la posizione del Magistero papale che parla di “novità nella continuità”.

Paolo VI, nella Ecclesiam suam riprende la parola “aggiornamento” di Giovanni XXIII e dice di volerla tenere presente come “indirizzo programmatico”.

A dare una svolta nella interpretazione del Concilio è stato l’attuale Sommo Pontefice Benedetto XVI il quale nel discorso programmatico alla Curia romana del 22 Dicembre 2005, ha parlato di “novità nella continuità”.

Il Papa Benedetto XVI ha chiarito come i problemi della recezione degli insegnamenti del Concilio sono nati dal fatto che “due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti”.

L’attuale Pontefice non vede bene “l’ermeneutica della discontinuità e della rottura” ed ha indicato invece con favore “l’ermeneutica della riforma”.

La lettura del Concilio fatta propria dal Magistero, è per padre Cantalamessa quella della “novità nella continuità” illustrata nel “Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana” dal cardinal Newman, definito spesso, anche per questo, “il Padre assente del Vaticano II”.

Per comprendere il senso profondo della “novità nella continuità” padre Cantalamessa ricorda che “Gesù parlava la lingua del suo tempo; non l’ebraico che era la lingua nobile e delle Scritture (il latino del tempo!), ma l’aramaico parlato dalla gente”.

“La fedeltà a questo dato iniziale – ha aggiunto – non poteva consistere, e non consistette, nel continuare a parlare in aramaico a tutti i futuri ascoltatori del Vangelo, ma nel parlare greco ai Greci, latino ai Latini, armeno agli Armeni, copto ai Copti, e così di seguito fino ai nostri giorni. Come diceva Newman, è proprio mutando che spesso si è fedeli al dato originario”.

Dopo aver fatto notare che sia i tradizionalisti che i progressisti mancano nel cogliere l’intervento dello Spirito Santo al Concilio, padre Cantalamessa indica i frutti del Concilio, rilevando che mentre “noi guardavamo al cambiamento nelle strutture e istituzioni, a una diversa distribuzione del potere, alla lingua da usare nella liturgia, e non ci accorgevamo di quanto queste novità fossero piccole in confronto a quella che lo Spirito Santo stava operando”.

Il Predicatore rileva che al Concilio “c’è stata una nuova Pentecoste” i cui evidenti frutti sono da riconoscere nei movimenti ecclesiali, nelle parrocchie, nelle associazioni di fedeli, nelle nuove comunità, e nelle comunità di base, in cui il fattore politico non ha preso il sopravvento su quello religioso.

Giovanni Paolo II – ha ricordato padre Cantalamessa – vedeva in questi movimenti e comunità parrocchiali vive “i segni di una nuova primavera della Chiesa” e la conferma “della presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”.

In questo contesto il Predicatore della casa Pontificia ha indicato il Rinnovamento carismatico, o Rinnovamento nello Spirito, come “una corrente di grazia destinata a disperdersi nella Chiesa come una scarica elettrica nella massa”.

“I movimenti ecclesiali non sono esenti da debolezze e a volte anche da derive parziali . ha affermato Cantalamessa – ma quale altra grande novità è apparsa nella storia della Chiesa senza sbavature umane? Non avvenne la stessa cosa quando, nel secolo XIII, apparvero gli ordini mendicanti?”.

“I movimenti ecclesiali e le nuove comunità – ha sottolineato – non esauriscono certo tutte le potenzialità e le attese di rinnovamento del Concilio, ma rispondono alla più importante di esse, almeno agli occhi di Dio”.

Anche se ha confessato di essersi liberato dai pregiudizi contro gli ebrei e contro i protestanti, assorbiti negli anni della formazione, non per aver letto Nostra aetate, ma “per aver fatto anch’io, nel mio piccolo e per merito di alcuni fratelli, l’esperienza della nuova Pentecoste”, padre Cantalamessa afferma che in merito ai documenti del Concilio, lo Spirito Santo “spinge a studiarli e a metterli in pratica”.

Il predicatore della Casa Pontificia ha concluso la predica d’Avvento, riportando le parole di Giovanni XXIII nel discorso di chiusura della prima sessione in cui parlò del Concilio come di “una nuova desiderata Pentecoste, che arricchirà abbondantemente la Chiesa di energie spirituali”.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=384889

cf. http://www.gliscritti.it/preg_lett/antologia/concilio_vaticano_2.htm

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

25 Agosto 2012

L’amore dimenticato. Film 2023. Laici corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 19:50

L’amore dimenticato – nuovo adattamento Netflix del celebre ed iconico romanzo polacco “The Quack” di T. Dołęga-Mostowicz – è un gran bel film che però non riesce ad affermarsi come un vero e proprio capolavoro di genere. Infatti, se la durata di poco più di 2 ore non penalizza la godibilità della visione, la sua eccessiva prevedibilità e fedeltà al classico finisce per deludere, in parte, le aspettative del pubblico.

immagineBenedetto XVI al forum internazionale dell’Azione CattolicaLa corresponsabilità esige un cambiamento di mentalità riguardante in particolare il ruolo dei laici nella Chiesa. Lo scrive il Papa in un messaggio inviato ai partecipanti al forum internazionale dell’Azione Cattlolica, in corso a Iasi in Romania. Benedetto XVI sottolinea la necessità che si «consolidi un laicato maturo e impegnato, capace di dare il proprio specifico contributo alla missione ecclesiale, nel rispetto dei ministeri e dei compiti che ciascuno ha nella vita della Chiesa e sempre in cordiale comunione con i Vescovi». Ciò significa che nel servire la Chiesa i laici devono assumere «il fine apostolico nella sua globalità», in un «equilibrio fecondo tra Chiesa universale e Chiesa locale», in spirito «di intima unione con il Successore di Pietro» e con quello stile che Benedetto XVI definisce di «operosa corresponsabilità» con i propri pastori. Un ruolo di fondamentale importanza, quello dei laici, soprattutto «in questa fase della storia» sottolinea il Pontefice, da interpretare «alla luce del magistero sociale della Chiesa» anche «per essere sempre più laboratorio di globalizzazione della solidarietà e della carità, per crescere, con tutta la Chiesa, nella corresponsabilità di offrire un futuro di speranza all’umanità, avendo il coraggio anche di formulare proposte esigenti». Il Papa, ricordando la «lunga e feconda storia» dell’Azione Cattolica scritta da «coraggiosi testimoni di Cristo», invita infine a rinnovare l’impegno «di camminare sulla via della santità, mantenendo un’intensa vita di preghiera, favorendo e rispettando percorsi personali di fede».

Fonte vaticana

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=368249&fb_action_ids=4510221162590&fb_action_types=og.recommends&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=246965925417366

3 Luglio 2012

Festa di San Tommaso Apostolo

Filed under: articoli,SANTI — giacomo.campanile @ 06:21

immagineFesta di san Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India.San Tommaso Didimo (Palestina, … – Mylapore, 3 luglio 72) fu uno dei dodici apostoli di Gesù.

È noto principalmente per essere il protagonista di un brano del Vangelo secondo Giovanni (20,24-29) in cui prima dubitò della risurrezione di Gesù e poi lo riconobbe. Secondo la tradizione, si spinse a predicare il Vangelo fuori dei confini dell’Impero romano, in Persia e India, dove fondò la prima comunità cristiana.

È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa copta. San Tommaso è patrono degli Architetti, dei Geometri, degli Agrimensori e dell’India; nei quadri è rappresentato con una lancia in mano.

Le sue ossa riposano nella Basilica di San Tommaso Apostolo a Ortona.
L’episodio maggiormente noto del Nuovo Testamento che coinvolge Tommaso è quello contenuto in Giovanni 20,24-29 e noto come “l’incredulità di Tommaso”. Tommaso, che dubitava della risurrezione di Gesù, incontra il Signore risorto. Rivolgendosi a lui, Gesù dice:

« “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!” Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!” Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati coloro che non videro e tuttavia credettero!” »

Incredulità di san Tommaso è un dipinto ad olio su tela di 107 × 146 cm realizzato tra il 1600 ed il 1601 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nella Sanssouci-Bildergalerie, Potsdam

Il dipinto raffigura l’apostolo Tommaso mentre infila un dito nella ferita del costato di Gesù, con altri due apostoli che osservano la scena. Le figure sono disposte in maniera tale da formare una elementare croce, o una spirale, con le tre teste degli apostoli perfettamente incastrate l’una con l’altra. La luce proviene solo da sinistra e illumina le fronti corrugate dei tre uomini che osservano con attenzione, con scopo di verifica, la ferita e il dito di Tommaso che la esplora. L’estremo realismo della scena difatti scandalizzò non poco il committente, il Marchese Vincenzo Giustiniani.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

23 Giugno 2012

Presentato in Vaticano l’Anno della Fede

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 10:14
Per l’uomo che ha nostalgia di Dio. Per andare oltre la povertà spirituale di un mondo che non riesce più a percepire la presenza di Dio: è dunque rivolto all’uomo che ha nostalgia di Dio l’Anno della fede che – voluto da Benedetto XVI – scandirà, dal prossimo 11 ottobre, il tempo della Chiesa universale sino al 24 novembre 2013.
immagine non disponibile
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Giovedì 21 giugno, nella Sala Stampa della Santa Sede, dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Gli obiettivi innanzitutto. L’Anno della fede «intende sostenere – ha spiegato il presule -la fede di tanti credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione e coraggio la propria esistenza al Signore». Anche se la testimonianza della fede non fa notizia davanti agli uomini, ha notato l’arcivescovo, «è preziosa agli occhi dell’Altissimo».

Si tratta ora di recuperarne il senso smarrito in un mondo segnato da una crisi generalizzata che non ha risparmiato neppure la fede stessa. Decenni di quelle che monsignor Fisichella non ha esitato a definire «scorribande di un secolarismo che in nome dell’autonomia individuale richiedeva l’indipendenza da ogni autorità rivelata e faceva del proprio programma quello di “vivere nel mondo come se Dio non esistesse”».

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=358714

22 Giugno 2012

Cesnur: Religione irrilevante per il 70% degli italiani

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 14:24

immagineSecondo una ricerca sulla religiosità nel nostro Paese dalla quale emerge che il 70 per cento della popolazione si caratterizza per non essere più in contatto con alcuna forma organizzata di religione. A questo siaggiunge la realtà relativa agli atei che si attestano al 7 per cento della popolazione.La ricerca del Centro Studi sulle Nuove Religioni dal titolo «Gentili senza cortile», diretta dal sociologo torinese Massimo Introvigne e dal vice-direttore Pier Luigi Zoccatelli, non offre grossi spiragli. La ricerca, spiegano al Cesnur, è stata condotta nella Sicilia Centrale, in un’area che già tre precedenti ricerche sociologiche avevano identificato come rappresentativa dell’Italia in generale. «Abbiamo distinto – spiega Introvigne – due categorie di atei. Gli atei forti, in grado di motivare il loro ateismo con ragioni ideologiche, sono il 2,4% e sono più presenti tra le persone più anziane e meno istruite, dove sorprendentemente è forte anche un ricordo dell’ateismo comunista. E gli atei deboli, meno ideologici ma che considerano Dio e la religione irrilevanti in un mondo dove contano solo il lavoro, il denaro e le relazioni affettive; questi sono il 5% e sono più numerosi fra i più giovani e fra le persone più colte».

La ricerca indaga anche sulle cause che tengono così tanti italiani lontani dalla religione istituzionale e in particolare dalla Chiesa Cattolica. Gli intervistati hanno delineato ragioni ideologiche – tra cui l’idea che la scienza renda obsoleta la religione – anche se ai primi posti delle risposte fornite vi è la convinzione che ormai la religione abbia poco da dire sui problemi concreti della vita contemporanea. Si aggiungono il rifiuto degli insegnamenti morali delle Chiese, gli scandali dei preti pedofili e le polemiche sulle ricchezze e i privilegi fiscali della Chiesa.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=357886

6 Maggio 2012

Johnny – Una nuova vita. Film 2022. La fede è nella solidarietà umana. Benedetto XVI: superare crisi del pensiero con la fede

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 11:56

Johnny – Una nuova vita, la recensione:

la fede è nella solidarietà umana

 Una nuova vita, film polacco di buoni sentimenti disponibile su Netflix, dove l’amicizia reale tra un prete e un ex criminale riscrive con parole nuove il concetto di amicizia e seconda possibilità.

C’è un qualcosa che rimanda al piccolo mondo di Giovannino Guareschi e del suo Don Camillo in Johnny – Una nuova vita. Quel senso di comunità, di un “pretino” di paese che senza affondare troppo nella propria fede, si ancora agli insegnamenti della carità e dell’altruismo per dare una mano agli altri, sostenendo anche chi si è ritrovato a camminare lungo i margini, rischiando di cadere nel baratro del crimine.

Locandina di Johnny

immagine

Non bisogna dimenticare la dimensione trascendente e restare abbagliati dall’ottimismo del pensiero scientifico. È il messaggio del Papa, nel discorso durante la visita di questa mattina all’Università Cattolica del sacro Cuore, a Roma, per celebrare i 50 anni di fondazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia.La ricerca della verità dell’uomo di scienza deve ricordarsi che scienza e fede sono complementari. La cultura positivista, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero. Scienza e fede invece non devono escludersi e la ricerca di Dio diventa fermento di cultura e apertura ad un nuovo umanesimo. Benedetto XVI ha insistito che è questo il ruolo della facolta dell’università Cattolica dove si mette al centro la persona, senza amore la scienza perde la sua nobiltà.

di Giacomo Campanile

redazione@vivereroma.org

« Pagina precedentePagina successiva »
Powered by WordPress. Theme by H P Nadig