4 Febbraio 2011

Prologo Vangelo di Giovanni in greco

Filed under: LEZIONI DI RELIGIONE,Religione — giacomo.campanile @ 21:41

Prologo Giovanneo in greco

Carissimi studenti rispondete a queste due domande:

1. Quali sono i tre apostoli prediletti di Gesù?

2. Quali sono i quattro evangelisti e quali sono i simboli ? lode gioia

 

Il Prologo o Inno al Logos

 

1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.
2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
3 πάντα δι’ αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν
4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων·
5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.(Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-5)

“Inno al Logos

« In principio era il Logose il Logos era presso Dio
e il Logos era Dio
Questi era in principio presso Dio.Tutto è venuto ad essere
per mezzo di Lui,
e senza di Lui
nulla è venuto ad essere
di ciò che esiste.In Lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini
e questa luce splende ancora nelle tenebre
poiché le tenebre non riuscirono ad offuscarla. »   (Giovanni 1,1-5)

 

Nel Prologo del Vangelo di Giovanni il segreto della vita - Laboratorio Casa della Vita

 

Inno al Logos

  Inítium sancti Evangélii secúndum Ioánnem.

R/. Glória tibi, Dómine.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio – LetteraG

Congiunte le mani, prosegue:

In princípio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum.

Hoc erat in princípio apud Deum. Ómnia per ipsum facta sunt: et sine ipso factum est nihil, quod factum est: in ipso vita erat, et vita erat lux hóminum: et lux in ténebris lucet, et ténebræ eam non comprehendérunt.

Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioánnes. Hic venit in testimónium, ut testimónium perhibéret de lúmine, ut ómnes créderent per illum. Non erat ille lux, sed ut testimónium perhibéret de lúmine.

Erat lux vera, quæ illúminat ómnem hóminem veniéntem in hunc mundum. In mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognóvit.

In própria vénit, et sui eum non recepérunt. Quotquot autem recepérunt eum, dedit eis potestátem fílios Dei fíeri, his qui crédunt in nómine eius: qui non ex sanguínibus, neque ex voluntáte carnis, neque ex voluntáte viri, sed ex Deo nati sunt.

 Et Verbum caro factum est , et habitávit in nobis; et vídimus glóriam eius, glóriam quasi Unigéniti a Patre, plenum grátiæ et veritátis.

R/. – Deo grátias.

« In principio, c’era colui che è “la Parola”.
la Parola era con Dio,
la Parola era Dio.
Egli era al principio con Dio.Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa.
Senza di lui non ha creato nulla.Egli era la vita
e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta. »   (Giovanni 1,1-5

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La principale tematica trattata da Giovanni è senza alcun dubbio la sua originale concezione ebraico ellenistica del Messia identificato con il logos che per Giovanni è paragonabile a quell’archè che a partire da cinque secoli prima i fondatori della filosofia già trattarono prima di lui e che videro di volta in volta identificato nell’acqua (Talete), nell’ápeiron (Anassimandro), l’aria (Anassimene), il fuoco o il logos nella concezione propria di Eraclito, il numero (Pitagora), il dio-tutto di Senofane o ancora l’Essere di Parmenide, l’amore e l’odio nella concezione propria di Anassagora, il movimento degli atomi in Democrito o infine il mondo delle idee di Platone fino ad arrivare appena tre secoli prima del Logos Giovanneo al motore che nella concezione propria di Aristotele pur essendo immobile tutto muove.

Così Giovanni con questa sua originale concezione del Cristo costituisce anche un ponte tra due mondi culturali e civiltà diverse: quella ebraica e quella greca.

Con pochi tratti grazie alla sua estrema capacità di sintesi traccia la storia dell’intero universo a partire proprio dal logos che era in principio nel proverbiale “Prologo” del suo vangelo.

E qui non manca di precisare che questo logos è quel messia già annunziato dagli antichi profeti di Israele, e questo messia è il cristo che senza rimanere nel vago chiama per così dire con nome e cognome: Gesù di Nazareth, più noto come maestro delle scritture di cui egli stesso è stato allievo, facente parte del suo entourage più stretto tra i numerosi apostoli e discepoli.

E ancora, allorché i suoi amici cristiani con un più marcato orientamento gnostico opteranno per una interpretazione più disincarnata e astratta del logos che era in principio egli ribadirà fermo e irremovibile contro questa concezione astratta la sua concezione del logos che era in principio fatto di corpo e sangue. Per Giovanni infatti il mistero dell’incarnazione del logos che era in principio non è un mistero in quanto anche lui in un certo senso come i moderni scienziati legati all’esperienza dei sensi dirà quasi omologandosi ad un empirista radicale: non vi parlo di astrazioni ma di..”ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi,ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato”..”la vita si è fatta visibile”.

In una parola così si firma alla fine del resoconto della sua esperienza diretta e vivente del Logos: io, Giovanni, “il testimone”, come più semplicemente amava essere chiamato (Prima lettera di Giovanni).

Anni dopo e a partire da San Girolamo l’utilizzo che Giovanni fa del termine “Logos” viene reso con la traduzione in latino “Verbum”; da allora anche in italiano per lo più il concetto greco-giovanneo di Logos viene assimilato a “il Verbo”.

L’incarnazione del Logos fine della storia[modifica | modifica wikitesto]

Il giudice Pilato a Gesù:”Cos’è Verità?”- Dipinto di Nikolai Ge
Come si può notare il resoconto-testimonianza della buona notizia così come viene riportata nell’interpretazione che Giovanni ne dà alla luce della sua grande capacità riflessiva inizia con le stesse parole con cui inizia l’interpretazione della storia universale riportata dalla Bibbia ebraica dalla quale lui stesso proviene e alla quale è stato formato sin dall’infanzia: “Bereshit” termine ebraico che in greco fa “En Archè” (Ἐν ἀρχῇ) ovvero “In Principio”.

In questo modo il prologo giovanneo che annuncia il tema portante tutta la visione giovannea del logos che era in principio, ripete lo schema della “Genesi”, primo libro della Torah (la Legge) riallacciandosi così a tutta la tradizione dell’ebraismo dell’Antico Testamento, ma rielaborandola dal punto di vista di quanto lui aveva sperimentato nel corso della sua feconda oltre che lunga esistenza, e in questa continuità riflessiva introduce quello che è il tema centrale del quarto vangelo ovvero l’incarnazione di questo logos che era in principio quale vero novum storico dei nuovi tempi il quale a sua volta preludia all’apocalisse che va intesa come un evento che, se deve ancora avvenire, simultaneamente è già avvenuta in quanto la presenza nella storia della persona concreta di Gesù, presenza ormai irreversibile e incancellabile, è già la presenza della fine della storia all’interno della storia stessa. Detto in altri termini: la prima incarnazione del logos che era in principio, cioè l’uomo Gesù, presente nell’uomo Giovanni stesso, questo è l’apocalisse.

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