5 Ottobre 2013

CAPITALISMO COME RELIGIONE. W. Benjamin – Il capitalismo come religione (1921). Religione e felicità sono collegate. Lezione gennaio 2020

Filed under: LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 08:32

Religione e felicità sono collegate.

Walter Benjamin. Capitalismo come religione (1921)

KAPITALISMUS ALS RELIGION
CAPITALISMO COME RELIGIONE

Nel capitalismo va scorta una religione, vale a
dire, il capitalismo serve essenzialmente all’appaga-
mento delle stesse ansie, pene e inquietudini alle quali
un tempo davano risposta le cosiddette religioni. La
prova di questa struttura religiosa del capitalismo – non
solo, come intende Weber, come una formazione con-
dizionata dalla religione, ma piuttosto come un feno-
meno essenzialmente religioso – condurrebbe ancora
oggi nella falsa direzione di una smisurata polemica
universale. Non possiamo serrare la rete nella quale ci
troviamo. In futuro, tuttavia, ne avremo una visione
d’insieme.
Già nel momento presente possiamo però ricono-
scere tre aspetti di questa struttura religiosa del capita-
lismo. In primo luogo il capitalismo è una religione
puramente cultuale, forse la più estrema che si sia mai
data. In esso nulla ha significato se non in una relazio-
ne immediata con il culto; esso non presenta alcuna
particolare dogmatica, alcuna teologia. Lutilitarismo
acquista, in questa prospettiva, la sua tonalità religiosa.
Un secondo aspetto del capitalismo è connesso a que-
sta concrezione del culto: la durata permanente del
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culto. Il capitalismo è la celebrazione di un culto sans
[i]rêve et sans merci.’ Non esistono “giorni feriali”,
non c’è alcun giorno che non sia festivo, nel senso ter-
ribile del dispiegamento di tutta la pompa sacrale, del-
l’estrema tensione che abita l’adoratore. Questo culto
è, in terzo luogo, colpevolizzante/indebitante. Il capita-
lismo è presumibilmente il primo caso di un culto che
non espia il peccato, ma crea colpa/debito. In ciò que-
sto sistema religioso è preso nel gorgo di un movimen-
to spaventoso. Una coscienza spaventosamente colpe-
vole, che non sa come espiare, si afferra al culto, non
per espiare in esso questa colpa/debito, ma per render-
la universale, per conficcarla a forza nella coscienza e,
infine e sopra ogni cosa, per implicare Dio stesso in
questa colpa/debito, al fine di suscitare in Lui stesso
interesse per l’espiazione. Questa espiazione non ce la
si può attendere dal culto stesso, ma nemmeno dalla
riforma di questa religione (che dovrebbe potersi basa-
re su qualcosa di certo in essa) o dalla sua abiura.
L’essenza di questo movimento religioso che è il capi-
talismo implica perseveranza fino alla fine, fino all’ul-
tima e completa colpevolizzazione/indebitamento di
Dio, fino al raggiungimento di una condizione di
disperazione cosmica in cui proprio ancora si spera.
Qui sta ciò che nel capitalismo è senza precedenti: che
la religione non è più riforma dell’essere, ma la sua
completa rovina. L’estensione della disperazione a con-
dizione religiosa cosmica dalla quale ci si attende la
salvezza. La trascendenza di Dio è venuta meno. Ma
Egli non è morto, è stato incluso nel destino umano.
Questo transitare del pianeta Uomo per la casa della
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disperazione, nell’assoluta solitudine della sua traietto-
ria, è l’ethos che Nietzsche determina. Quest’uomo è
l’Übermensch, il primo che inizia coscientemente a
realizzare la religione capitalista. Il suo quarto aspetto
è che il suo Dio deve essere occultato, che non sarà
permesso rivolgersi a Lui se non allo zenit della sua
colpevolizzazione/indebitamento. Il culto viene cele-
brato davanti a una divinità immatura, ogni rappresen-
tazione, ogni pensiero rivolto a questa divinità viola il
segreto della sua maturità.
Anche la teoria freudiana appartiene al dominio
sacerdotale di questo culto. La sua concezione è inte-
ramente capitalistica. Per una profonda analogia che
resta ancora da illuminare, il represso, la rappresenta-
zione peccaminosa, è il capitale, su cui l’inferno del-
l’inconscio paga gli interessi.
Il tipo di pensiero religioso capitalistico trova
un’espressione grandiosa nella filosofia di Nietzsche.
Il pensiero dell’Übermensch traspone il “balzo” apoca-
littico non nel cambiamento di rotta, nell’espiazione,
nella purificazione e nella penitenza, ma in un poten-
ziamento in apparenza continuo, ma che alla fine
esplode in discontinuità. Pertanto potenziamento ed
evoluzione nel senso di “non facit saltum” sono incom-
patibili. L’Übermensch è l’uomo storico che è giunto
alla meta senza invertire il suo cammino, dopo esser
cresciuto attraversando il cielo. Nietzsche ha pre-giudi-
cato quest’esplosione del cielo per mezzo del poten-
ziamento dell’umano,? che è e rimane (anche per
Nietzsche) colpevolizzazione/indebitamento religioso.
E lo stesso vale per Marx: il capitalismo che non cam-

bia rotta diventa socialismo con interessi semplici e
composti, che sono funzione del debitolcolpa (si veda
la demoniaca ambiguità di questo concetto).
Il capitalismo è una religione di puro culto, senza
dogma.
Il capitalismo si è sviluppato in occidente come
parassita del cristianesimo
strato non solo nel calvinismo, ma anche nelle altre
correnti cristiane ortodosse – in modo tale che, in ulti-
ma istanza, la storia del cristianesimo è essenzialmen-
te quella del suo parassita, il capitalismo.
Confronto tra le immagini sacre di diverse religio-
come dev’essere dimo-
ni da un lato e, dall’altro, le banconote di diversi stati.
Lo spirito che parla dall’apparato ornamentale delle
banconote.
Capitalismo e diritto. Carattere pagano del diritto
Sorel, Réflexions sur la violence p. 2624
Superamento del capitalismo per mezzo della mi-
grazione Unger, Politik und Metaphysik p. 445
Fuchs: Struktur der kapitalistische Gesellschaft o
qualcosa del genere
Max Weber: Ges.[ammelte] Aufsätze sur Religions-
soziologie 2 vol. 1919/207
Ernst Troeltsch: Die Soziallehren der chr.
[istlichen] Kirchen und Gruppen (Ges. [ammelte]
W.[erke] I 1912)8
Vedi innanzi tutto le indicazioni bibliografiche di
Schönberg, II
Landauer: Aufruf zum Sozialismus p. 144 10
Le inquietudini: una malattia dello spirito propria
dell’epoca capitalista. Spirituale (non materiale) man-
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canza di vie d’uscita nella povertà, monachesimo
errante e mendicante. Una condizione che è a tal punto
senza vie d’uscita è colpevolizzante/indebitante. Le
“inquietudini” sono l’indice di questa colpevole
coscienza di assenza di vie d’uscita. Le “inquietudini”
nascono nell’angoscia per l’assenza di vie d’uscita che
pertiene alla comunità, e non è individuale-materiale.
Il cristianesimo dell’epoca della Riforma non ha
favorito il sorgere del capitalismo, ma si è esso stesso
trasformato nel capitalismo.
Dal punto di vista metodologico si dovrebbe anzi-
tutto analizzare quali connessioni il denaro ha stabilito
con il mito nel corso della storia, finché non è arrivato
a ricavare dal cristianesimo così tanti elementi mitici
da poter costituire il proprio mito.
Guidrigildo” / thesaurus delle buone opere / retri-
buzione che è dovuta al prete. Plutone come dio della
ricchezza 12
Adam Müller: Reden über die Beredsamkeit 1816
13
p. 56 seg.
Rapporto tra il dogma della natura risolutoria della
conoscenza, che in questa sua qualità è per noi al con-
tempo assolutoria e mortale, con il capitalismo: il
bilancio come conoscenza che [a un tempo] assolve e
liquida.
Contributo alla comprensione del capitalismo
come una religione è il tenere a mente che il paganesi-
mo originario sicuramente ha concepito la religione in
primo luogo non come un interesse “morale” “più ele-
vato”, ma come quello più immediatamente pratico; in
altre parole, che, come il capitalismo odierno, esso non
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aveva piena coscienza della sua natura “ideale” o “tra-
scendente”, ma anzi considerava l’individuo non reli-
gioso o con credenze diverse come membro assoluta-
mente certo’4 della sua comunità, proprio nel senso in
cui la borghesia odierna considera i propri appartenen-
ti che non guadagnano denaro.

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