15 Aprile 2013

Quando è stato istituito l’obbligo del celibato per i sacerdoti?

Filed under: articoli,RECENZIONI — giacomo.campanile @ 14:40

Il Nuovo Testamento presenta una situazione chiara per i chiamati a esercitare un ministero nella giovane chiesa. Dato il contesto culturale dell’epoca, è presumibile che gli apostoli fossero sposati. Certamente lo fu Pietro, del quale si ricorda la suocera. Secondo la tradizione, l’unico apostolo non sposato sarebbe stato Giovanni.

Le lettere pastorali offrono una testimonianza più limpida. A Timoteo si raccomanda che gli episcopi siano «irreprensibili, mariti di una sola donna, sappiano guidare bene la propria famiglia e abbiano figli sottomessi e rispettosi, perché se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (1Tim 3,2-5). La medesima indicazione si ha per i diaconi, che «siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie» (1Tim 3,12). A Tito è rivolta una raccomandazione simile: ogni presbitero, che lui dovrà stabilire nelle varie città dell’isola di Creta, «sia irreprensibile, marito di una sola donna e abbia figli credenti, non accusabili di vita dissoluta o indisciplinati» (cf Tt 1,5-6).

Anche se in questo tempo dell’era apostolica non è stata ancora chiarita la distinzione fra le varie figure nominate, i termini episcopi e diaconi, corrispondono certamente figure di ministeri ordinati. Per la loro scelta, dunque, non solo il matrimonio non è un impedimento, ma deve essere valutata la loro capacità di guidare la propria famiglia. L’indicazione di essere sposati con una sola moglie dipende dalla prospettiva condivisa nelle prime generazioni cristiane dell’unico matrimonio durante la vita terrena.

Nei secoli seguenti, l’influsso culturale dell’epoca favorì l’inserimento di una visione sacrale, che richiedeva la continenza per coloro che avevano la presidenza del culto, soprattutto dell’eucaristia. Questa idea di «purità rituale» era molto diffusa, anche al di fuori della tradizione giudaica. Pertanto, pur ordinando soprattutto uomini sposati, si cominciò a chiedere loro una continenza sempre più ampia ed estesa, e non solo nei giorni in cui avrebbero celebrato l’eucaristia. Le prime testimonianze in tal senso sembrano essere attestate dal concilio di Elvira (Spagna, inizi del IV secolo), che al canone 33 prescrive l’astensione dai rapporti coniugali per il clero sposato.

Una testimonianza più chiara l’abbiamo nella lettera del 385 di papa Siricio al vescovo di Tarragona. Il papa chiede che l’ordinazione a qualunque ministero, episcopale, presbiterale o diaconale, sia riservata a uomini sposati una volta sola. Al tempo stesso si proibisce che generino figli, perché sono tenuti a osservare la purità rituale: se sacerdoti e leviti d’Israele dovevano osservarla durante il loro servizio al tempio, i ministri della chiesa sono chiamati ad un servizio senza interruzione.

Il processo continua sotto la medesima prospettiva, attraverso vari interventi magisteriali, trovando una divaricazione fra le tradizioni orientale ed occidentale. L’Oriente cristiano continua l’ordinazione di uomini sposati, chiedendo loro di astenersi dai rapporti coniugali in prossimità della celebrazione dei santi misteri. Il celibato diventa riservato alla figura del vescovo, che nella sua persona, dedita come pastore ad una precisa chiesa locale, rappresenta simbolicamente il Cristo sposo della sua Chiesa.

In Occidente il processo matura diversamente, segnato dalla considerazione negativa dei rapporti sessuali, anche se vissuti all’interno della relazione coniugale. Papa Leone magno, raccomandando a vescovi e presbiteri di trasformare la loro vita da carnale in spirituale, chiede di non allontanare le proprie mogli, ma di vivere con esse come se non fossero le loro spose. Lo stato di ministri sposati continuò ad essere diffuso nell’alto medio evo, insieme a quello del concubinato, accettato più facilmente perché non poneva problemi di eredità alla morte del ministro. Le necessarie riforme portate avanti all’inizio del secondo millennio spinsero decisamente verso una condizione celibataria del clero latino.

Dalla riforma di Gregorio VII al pontificato di Innocenzo III si sviluppa una continua e progressiva riaffermazione della necessità celibataria per il clero. La contrapposizione con la visione protestante porterà un’ulteriore radicalizzazione della norma cattolica latina. Questa è la storia, ricca di tensioni diverse, di valutazioni che mutano, di possibili aperture al futuro.

per prendere le distanze dalla promiscuità diffusa nel mondo pagano, i cristiani diventano sempre più rigoristi in materia sessuale e il Concilio di Elvira in Spagna nell’anno 300 chiede di rinunciare ai rapporti sessuali dopo l’ordinazione sacra. “È stato deciso – recita il canone 33 – di prescrivere in modo assoluto ai vescovi, ai presbiteri, ai diaconi e a tutti i chierici ordinati al sacro ministero, di astenersi dalle loro mogli e di non generare figli; chiunque lo abbia fatto sia escluso dall’onore dello stato clericale”.

Insomma possono ricevere l’Ordine Sacro uomini sposati, ma dopo averlo ricevuto dovrebbero vivere in assoluta continenza, pur continuando a convivere con le mogli. Una disposizione decisamente difficile da rispettare e tanto più da controllare; d’altra parte che il provvedimento abbia avuto scarsa attuazione lo dimostrano i successivi tentativi di farlo rispettare, effettuati dal Concilio Romano del 386 e in altri sinodi e lettere di papi.

Papa Gregorio Magno in un dipinto di Antonello da Messina
Anche nei secoli successivi le prescrizioni continuano ad essere amabilmente ignorate e tra i “bambini non autorizzati” nati da preti e vescovi figurano persino papi e santi importanti: San Gregorio Naziazieno patriarca di Costantinopoli, per esempio, era figlio di un vescovo, san Patrizio figlio di un diacono e nipote di un prete e Teodoro, papa dal 642 al 649, era figlio del vescovo di Gerusalemme. Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, proveniva addirittura da un’intera dinastia di pontefici, mentre Ormisda, papa dal 514 al 523 e venerato come santo, aveva un figlio, anch’esso santo – Silverio – diventato a sua volta papa nel 537.

Per porre rimedio al fenomeno, intorno al 500 si ritiene più semplice e sicuro riservare l’ordinazione sacerdotale a uomini celibi, con l’obbligo che tali rimangano.

Di fatto però, si tratta di una regola instabile e per tutto il Medioevo moltissimi uomini di chiesa continuano a sposarsi e a fare figli impunemente, tanto che quello del celibato dei sacerdoti diventerà uno dei cardini della Riforma dell’XI secolo.

La moralizzazione delle strutture della Chiesa avviata nel 1049 da papa Leone IX prevede infatti anche una dura lotta contro quello che viene definito il “concubinaggio” dei preti. Anche il successore Vittore III, con l’aiuto di Ildebrando di Soana, si impegna a fondo per debellare il fenomeno considerato ormai una delle principali piaghe del clero e papa Niccolò II, fatto eleggere da Ildebrando nel 1058, proibisce ancora una volta ai preti di prendere moglie e intima a chi ce l’ha di abbandonarla, pena il decadimento.

Nel frattempo si consuma la rottura con la Chiesa Ortodossa, dove la questione del celibato ecclesiastico viene risolta in modo completamente diverso.

Ancora oggi gli ortodossi continuano infatti ad ordinare preti solo uomini sposati, mentre i vescovi vengono scelti esclusivamente tra i monaci: in Oriente abbiamo quindi un clero sposato e una gerarchia celibe, con una netta differenza tra preti e monaci.

Nella chiesa orientale, infatti, oltre agli ortodossi esistono anche i cosiddetti “cattolici di rito greco”, ovvero cristiani che seguono la liturgia e le prassi della Chiesa ortodossa pur riconoscendo l’autorità del Papa. I loro preti, anche se cattolici, possono essere sposati. Un altro caso è quello degli ex protestanti: sin dal 1956 Pio XII ha permesso l’ordinazione di preti anglicani sposati che si convertono al cattolicesimo, senza chiedere loro di lasciare la moglie.

In occidente accade esattamente il contrario: nel corso del Medioevo si accresce sempre di più la tendenza a clericarizzare i monaci e i frati (ordinandoli quasi tutti preti e affidandogli parrocchie) e a “monasticizzare” i preti. Di fatto, nella Chiesa Cattolica medievale guidata da molti papi monaci, il prete secolare viene trasformato quasi in una sorta di “brutta copia” del frate e diventerà sempre più difficile, per il fedele comune, distinguere il sacerdote “laico” dall’appartenente a una famiglia religiosa.

immagineIn questi giorni è uscito un bel libro di Don Renzo Lavatori sugli angeli con il titolo:” Gli angeli. Storia e pensiero” per le edizioni Marietti. Il testo è unico nel suo genere, è una sintesi teologica magistrale sul mistero dell’angelo argomento di estrema attualità.E’ la trattazione più completa e più documentata di come la figura dell’angelo sia stata vista e approfondita nella tradizione cristiana. Non è soltanto una rassegna storiografica o dottrinale, ma anche un testo in cui il lettore può entrare con intima soddisfazione nel mondo affascinante degli angeli, in modo che la loro presenza e la loro azione si incarnino nelle vicende storiche e reali sia di ogni individuo sia della umanità in genere. Il libro assicura la fedeltà ai dati della rivelazione biblica e alla dottrina della Chiesa.

Si auspica che l’autore presentI questo ottimo libro anche nella nostra città diocesi  in cui è incardinato e svolge il suo ministero nei periodi estivi.

di Giacomo Campanile

redazione@vivereroma.org

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