28 Gennaio 2009

Il pittore che dipinse il diavolo

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 10:02

È una storia molto bella sulla figura dell’angelo e del diavolo
Al di là di sette selve verdi, al di là di sette fiumi, in mezzo al settimo prato stava un castello dove viveva un cavaliere solitario. Non invitava mai nessuno e nessuno lo andava a visitare. Però quei pochi che passavano sotto il castello sentivano la voce del cavaliere che parlava ad alta voce. Camminava nei corridoi, gesticolava con le mani, girava a destra e a sinistra come un vero matto.
Un giorno però successe una cosa speciale: il cavaliere smise di agitarsi e sembrò cambiare radicalmente. Al vecchio guardaboschi che ogni giorno gli portava qualcosa da mangiare diede ordine di andare in città e invitare al castello il miglior pittore che vi si trovasse. Alcuni giorni dopo si presentò al castello maestro Pennellino e chiese quale quadro avrebbe dovuto dipingere.
Il cavaliere lanciò uno sguardo sfiduciato al pittore e disse tra i denti queste parole: ..Maestro, ho per voi un lavoro, ma temo che siate ancora giovane e inesperto… Pennellino si sentì seriamente offeso. Alzò le sopracciglia, si tirò nervosamente la barba e rimbeccò: «Ho studiato tutte le forme delle persone e degli oggetti, conosco come si mescolano i colori. Non so cosa non saprei dipingere».
«Vedremo!», disse il cavaliere e condusse il pittore in uno stretto corridoio. «Vedete, una parte di questo passaggio è al buio, l’altra è nella luce. Vorrei che in mezzo mi dipingeste sant’Antonio Eremita, alla sua destra un angelo e alla sua sinistra un diavolo. Ma vi avverto, maestro Pennellino, voglio che l’angelo sia davvero angelo e che il diavolo sia un diavolo vero. Non voglio vedere una maschera da carnevale con le corna o con le ali, voglio dei volti che esprimano la realtà». «Se si tratta solo di questo», disse il pittore agitando la mano nell’aria, sarà finito presto».
Pennellino si rimboccò le maniche, issò una scaletta, mescolò i colori e si mise a dipingere sant’Antonio. La sera di quello stesso giorno era già apparso sul muro un vecchio dalla barba bianca e gli occhi bonari, il ritratto di un vecchio pastore che aveva conosciuto a Cantalupo, solo che in più aveva un’aureola intorno alla testa. Il cavaliere venne ad ispezionare la pittura e la giudicò con tolleranza. «Non è proprio un santo, ma può andare». Maestro Pennellino taceva sussiegoso e compreso della sua superiorità.
Il giorno seguente però lavorò con più attenzione e finì la figura dell’angelo. La sera, come al solito, il cavaliere venne ad ispezionare il lavoro. Aggrottò la fronte e disse: «Vi ho detto che voglio avere un angelo qui sul muro. Questa signorina va bene come modella per la pubblicità di una sartoria!» Pennellino s’arrabbiò. Ma il cavaliere non stette a discutere con lui e se ne tornò nelle sue camere senza aggiungere una parola.
Per un bel po’ di tempo il pittore rimase con la sua rabbia, ma poi cominciò a studiare la sua opera cercando come migliorarla. Per tre giorni sedette a guardarla e alla fine successe qualcosa che non aveva previsto: la pittura non piaceva più neanche a lui. «Quel vecchio cavaliere è un po’ strambo, però ha ragione. Questo non è un angelo. Già, ma come dipingere un angelo? Dovrebbe irradiare la bontà, la verità, la bellezza». II pittore trasse dalla sua borsa le carte con gli studi precedenti. Sceglieva le forme migliori, rifletteva, provava. Perse il conto del tempo che passò lavorando così. Studiava e dipingeva, ma c’era sempre qualcosa che non gli piaceva.
Tornò a trovarlo il cavaliere. «Pennellino, lo vedete voi stesso, qua non abbiamo ancora un angelo. Sarà meglio che lasciate perdere. Cominciate piuttosto a disegnare il diavolo dall’altra parte». Il pittore s’arrabbiò di nuovo terribilmente, ma dovette riconoscere che il vecchio aveva ancora ragione. Spostò la scaletta sull’altra parete e cominciò a dipingere un brutto demonio. «Questo fa davvero paura!», disse fra sé tutto contento.
Ma il vecchio cavaliere si mise a ridere. In vita mia non ho mai visto una maschera tanto ridicola. Sapete, maestro Pennellino, chi vuol dipingere un diavolo deve sapere cos’è il male. Non dimenticatelo».
Di nuovo il pittore sedeva e rifletteva, rifletteva, rifletteva. Ma non arrivò a nessuna saggia conclusione. Dopo il primo quadro ne fece un secondo, poi un terzo, poi un quarto e pensò che forse quest’ultimo avrebbe incontrato l’approvazione del cavaliere. Il diavolo aveva il volto di un assassino che Pennellino aveva dipinto un tempo durante l’esecuzione. Infatti questa volta il cavaliere non rise, ma non fu neppure contento. «Qui c’è un disgraziato, maestro Pennellino. Un criminale, sì, forse, ma soprattutto uno sfortunato. Con un tipo così, come quello che vedo, il Signore sarà certamente misericordioso. Perciò questo qui non è un diavolo».
Maestro Pennellino era allo stremo delle forze. Avrebbe voluto gettare i pennelli e fuggire da quel castello. Ma il vecchio cavaliere tornò di nuovo a dargli un consiglio: «Se non sapete dipingere il diavolo, tornate dall’altra parte a dipingere l’angelo, ma rifatelo uguale identico a prima». Forse non si rendeva conto di quanto umiliava il pittore con queste parole. Ma qualcosa nel cuore di maestro Pennellino gli diceva che il cavaliere aveva ragione.
Ricominciò dunque a dipingere l’angelo e con inquietudine e ripugnanza si mise a copiare il quadro di prima. Tratto dopo tratto, colore dopo colore, lavorava maledicendo il giorno in cui aveva accettato questo lavoro al castello, maledicendo il cavaliere e i suoi giudizi detestabili. Presto il quadro fu pronto.
Il secondo angelo somigliava perfettamente al primo. Eppure non era lo stesso. Maestro Pennellino rimase esterrefatto. «Dio mio, ma questo non è un angelo, è un diavolo!»
Quando venne, il vecchio cavaliere approvò chinando la testa. «Questo è davvero il diavolo!» «Ma io volevo dipingere un angelo!» «Appunto. La vera malizia non è una mascherata e non è neppure la debolezza e la miseria. La malizia è la bellezza che si cerca con odio e con avversione. Come avete fatto voi stavolta, detestandomi. Imparate ad amare e dipingerete un angelo».

T.SPIDLÍK, Il Professor Ulipispirus e altre storie, Lipa, Roma 1997, pp. 29-32

58 Comments »

  1. Il pittore non comprendendo la differenza tra la bellezza e la malvagità disegna un santo che rappresenta un diavolo

    Comment by Francesco min Va — 7 Febbraio 2009 @ 08:24

  2. Una splendida storia che ci insegna moltissimo…il vecchio cavaliere che riesce ad insegnare ad un giovane pittore che l’unico modo per disegnare il diavolo era quello di disegnare la bellezza con odio e avversione…

    Comment by Di Gioia Aurora — 7 Febbraio 2009 @ 08:24

  3. Grande storia, dimostra come l’odio porta alla malvagità, infatti detestando il cavaliere il pittore dipinge il diavolo, mentre l’amore porta alla bontà, infatti imparando ad amare finalmente il pittore riuscirà a dipingere un angelo

    Comment by Roberto Rella — 7 Febbraio 2009 @ 08:28

  4. questo racconto è molto interessantesencvondo me anche profondo.. il giovane cavliere da una lezione di vita al pennellino che non serve sapere disegbnare un diavolo ma basta farlo con cattiveria e odio…

    Comment by federica martella Va — 7 Febbraio 2009 @ 08:32

  5. storia molto bella e di profondo significato.
    ci insegna in questo caso specifico del pittore che nn puoi dipengere cio che nn sai distinguere e credo che questo ragionamento si potrebbe fare anche su molte altre situazioni
    GRANDE PROF…………..LODE,LODIAMOLO

    Comment by francesco mancini 5A — 7 Febbraio 2009 @ 08:32

  6. Questo racconto fa veramente riflettere: non tutti possono disegnare un diavolo, così come un angelo.
    Solo chi prova l’odio, la rabbia, il ribrezzo nei confronti di qualcuno è in grado di dipingere un diavolo, e allo stesso modo solo chi ha l’amore, la gioia, la felicità nel cuore riesce a raffigurare un angelo! L’odio, dunque, porta alla malvagità, mentre l’amore è tutto.

    Comment by emilia — 7 Febbraio 2009 @ 08:33

  7. E’ una bellissima storia kn una morale profonda… k dimostra k nn si può far del bene se dentro si ha il male… e qst si riskontra nella figura del del pittore k konvinto d dipengere un angelo dipinge un diavolo….

    Comment by zeiba VA — 7 Febbraio 2009 @ 08:33

  8. Questa storia ci fa capire come nella vita se si ha dentro il male non si può far del bene. Ce lo dimostra il pittore che vuole disegnare un angelo.Ma avendo l’odio dentro al cuore, scopre alla fine di aver disegnato un diavolo…

    Comment by Dario Spirito VA — 7 Febbraio 2009 @ 08:36

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment

Powered by WordPress. Theme by H P Nadig