15 Marzo 2013

L’avvocato del diavolo

Filed under: FILM,LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 22:57

The Devil's Advocate.png

L’avvocato del diavolo (The Devil’s Advocate) è un film del 1997 diretto da Taylor Hackford.

« Vanità, decisamente il mio peccato preferito. »

(John Milton / Al Pacino)

Kevin, senza rendersi conto di stare vendendo la sua anima al diavolo, vive la realtà della popolosa e corrotta New York, dove un qualunque atto onesto od affettuoso sembra impensabile, essa è la metafora di Babilonia, ed è costellata di ladri, assassini, stupratori, dalla faccia assolutamente rispettabile, perduti in un vortice di desiderio sessuale, droga e denaro. Egli, a seguito del suicidio della moglie, della scoperta della vera identità del padre (ovvero John Milton) e la presa di coscienza di quanti assassini e delinquenti abbia scagionato per “mestiere”, finalmente avrà un confronto diretto con lui, ossia con Satana in persona.

Qui, Satana rivela il suo piano: il ventesimo secolo è ormai corrotto fino al midollo, dunque i tempi sono maturi affinché lui diventi il dominatore del mondo. Per farlo gli occorre che Kevin e la sua sorellastra Christabella generino un figlio, il quale diventerà l’Anticristo. Kevin riesce però a imporsi grazie al libero arbitrio e si suicida, rovinando così i piani del Maligno.

‎” Ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A lui piace guardare: è un guardone giocherellone! Lui dà all’uomo gli istinti, concede questo straordinario dono, poi che fa? ..Ti assicuro che lo fa per il suo puro divertimento, per farsi il suo cosmico spot pubblicitario…fissa le regole in contraddizione: guarda, ma non toccare! Tocca, ma non gustare! Gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all’altro, lui che fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate, perché è un moralista! , è un gran sadico! È un padrone assenteista, ecco cosa è! E uno dovrebbe adorarlo? No , mai! Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso.. non è così?
Perché no? Io sto qui col naso ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare. A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato. E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante le sue maledette imperfezioni. Io sono un fanatico dell’uomo, sono un umanista! Sono probabilmente l’ultimo degli umanisti! E chi, sano di mente, potrà mai negare che il XX secolo è stato interamente mio ” Sono all’apice, Kevin. E’ il mio tempo questo. E’ il nostro tempo…”

Testo originale:

“Who are you carrying all those bricks for anyway? God? Is that it? God? Well, I tell ya, let me give you a little inside information about God. God likes to watch. He’s a prankster. Think about it. He gives man instincts. He gives you this extraordinary gift and then what does He do? I swear, for His own amusement, His own private cosmic gag reel, He sets the rules in opposition. It’s the goof of all time. Look, but don’t touch. Touch, but don’t taste. Taste, don’t swallow. And while you’re jumpin’ from one foot to the next, what is He doin’? He’s laughin’ His sick, fuckin’ ass off. He’s a tight-ass. He’s a sadist. He’s an absentee landlord. Worship that? Never!”

“It’s better to reign in Hell than serve in Heaven, is that it?”

“Why not? I’m here on the ground with my nose in it since the whole thing began! I’ve nurtured every sensation man has been inspired to have! I cared about what he wanted and I never judged him. Why? Because I never rejected him, in spite of all his imperfections! I’m a fan of man! I’m a humanist. Maybe the last humanist. Who, in their right mind, Kevin, could possibly deny the 20th century was entirely mine? All of it, Kevin! All of it! Mine! I’m peaking, Kevin. It’s my time now. It’s our time.”

Vangelo di Matteo 10,16 . Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Apocalisse 18. È caduta, è caduta Babilonia la grandeÈ diventataricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!
Mt 7,13-14

Con il nostro tempo

– Anche l’uomo moderno, pur avendo tutto, continua a chiedersi dov’è la

felicità. L’errore sta nel pensare di ” volere il massimo senza pensare

agli altri ” (Milton su Barzul) – I beni terreni sono necessari. Ma chi si

affida ad essi soltanto sbaglia sulla felicità. ” Non di solo pane vive

l’uomo” (Mt 4,4) ” Io so di chi è la colpa, del denaro, è il prezzo del

sangue ” ” Il corpo è più importante del vestito” (Mt) = L’ uomo è più

importante di ciò che possiede. – Il salmista dice ” In pace mi corico e

subito mi addormento” di questo equilibrio ne fa un segno della sua fede.

Lui non è turbato perché il suo segreto è dare fiducia a Dio. La moglie

del protagonista ha problemi a dormire, non è in pace. ” Di chi ti fidi ?

” (Milton al costruttore ) – Questo salmo è tradizionalmente usato come

preghiera di compieta perché in essa noi RIFLETTIAMO sulle nostre azioni,

decidiamo di cambiare i nostri comportamenti errati (=CONVERSIONE),

affidiamo a Dio tutte le nostre preoccupazioni. Il problema del

protagonista è che non riflette – non ha tempo – ; NON CAMBIA = NON

MIGLIORA ” E’ ora che perdi” (Milton)- ” Io non perdo”. “Libertà significa

non dover mai chiedere scusa “. ( Milton)

MILTON

– Nessuno mi vede mai arrivare

– …Verrai crocifisso alla newyorkese…. Di chi ti fidi? (al

costruttore )

– L’ ho seguito e assistito tutta la vita (Barzul) …L’uomo moderno (=

Barzul) è il Dio di se stesso… Non c’è nessun futuro, tutti vogliono il

massimo senza pensare agli altri… E’ tardi per ritirarsi adesso… Urli

per chiedere aiuto ma non c’è nessuno in giro… – Devi seguire l’ istinto

! ( a Kevin sulla metro quando ha capito che il costruttore è colpevole) –

Non sono un burattinaio…. Libero arbitrio! Ho solo preparato la scena,

i fili te li tiri da solo! – Tienila stretta questa FURIA (quando Kevin

gli spara ) – Mary Ann (la moglie) potevi salvarla come e quando volevi –

Io sto dalla tua parte ! (cfr le parole dette su Barzul) – La Vanità è

l’oppiaceo più naturale, è il mio peccato preferito. – Non è che non ti

importasse di M.A. è che eri impegnato di più con un’altra persona TE

STESSO. – Voglio che tu sia TE STESSO – Dio ci dice guarda ma non toccare

… etc. ( Ma è proprio così ?) – Non ho mai rifiutato l’uomo nonostante

le sue imperfezioni (si serve dell’uomo, anche del figlio, per la sua

lotta contro il Bene) – Libertà significa non dover mai chiedere scusa. –

Kevin ” Che mi dici dell’amore?” Sopravvalutato, a livello biochimico è

come una scorpacciata di cioccolato ( abbassa il livello della

discussione, da quello dei sentimenti e di ideale a quello fisico)

ALTRE FRASI

– (MaryAnn) Non riesci a fare l’amore con me (ad amarmi), la tua testa è

altrove. – (Madre) Larghi sono i cancelli e ampie le vie che portano alla

perdizione ! – (Kevin) Io non ci capisco più niente! – (Kevin, quando

Milton gli dice che se vuole può andare a curare sua moglie) Ho una carta

vincente, voglio vincere e poi…. POI mi dedicherò a mia moglie. – (M.A.)

Non parlavo con nessuno da tanto tempo… – (Madre) Lui – Milton- parlava

con me… dimostrava interesse per me… conosceva la Bibbia… – (M.A.)

Io lo so di chi è la colpa… del denaro, il prezzo del sangue… e noi ci

siamo cascati.. – (M.A.) Non riesco più a guardarmi allo specchio…. ci

vedo un mostro ! – (Kevin) Lui c’è sempre stato, ha osservato, ha

aspettato… – (PAM, la segretaria di Kevin): Te la toglie lui la

paura…——- Offro tutto quanto !! | In realtà cosa offre ? Niente che

faccia felice l’uomo. | – (Madre) Avrei dovuto dirti la verità | La verità

per quanto brutta è sempre preferibile |

RIGUARDO ALLE ALLUCINAZIONI:

Sono allucinazioni o visione “vera” della vita ?

La moglie le comincia ad avere presto, forse a causa del sesto senso delle

donne. Lui al funerale di Eddie Barzul vede il viso del ciccione della

prima causa al posto di quello del costruttore, due colpevoli che lui ha

fatto assolvere.

– Vanità! Il mio peccato preferito.

Dal Vocabolario: Vanità: l’essere vano, inconsistente, falso

cose vane della vita terrena, contrapposte alle cose eterne

Ci sono due elementi fondamentali, tipi­ci del grande romanzo best-seller ameri­cano così come del cinema Usa di largo successo, alla base de “L’avvocato del diavolo” L’uno è il carattere dell’avvocatino di provincia intelligente, preparato, ambiziosissimo, spesso con una moglie giovane, ancor più provinciale di lui desiderosa di promozione sociale, ma anche, alla lun­ga, spaventata dalle insidie che la nuova posizione del marito, appetito da un fa­moso studio legale (il quale per averlo fa carte false e carte vere), sparge sul loro matrimonio e sulla loro nuova vita.

L’altro elemento è quello, antichissimo nella drammaturgia e nella narrativa, e quindi sempre soggiacente anche nel ci­nema, della presenza del Maligno. Mi sono divertito a controllare quanti film elenca il sempre attento Time Out (edizione 1998) alle voci Devil e Wit­chcraft. Sono circa 80 titoli, mentre, dal canto suo, l’impagabile Leslie Halliwell, nel Filmgoer’s Companion (edizione 1974), ne allinea una quarantina, par­tendo con ben otto edizioni mute del “Faust” e indulgendo a una divertita elencazione di attori che hanno inter­pretato il diavolo: da Jules Berrv a Laird Cregar, da Claude Rains a Vincent Price sino, via via, a Cedric Hardwick, Vitto­rio Gassman, Donald Pleasance, Burgess Meredith, Ralph Richardson. Natural­mente poiché pochi in Inghilterra cono­scono bene il cinema comico italiano, non è stato in grado di citare l’impaga­bile Carlo Micheluzzi, scorrevolissimo demone veneto in “Totò al giro d’ltalia” di Mario Mattoli (1948).

Ecco dunque Al Pacino in buona com­pagnia, che si sforza palesemente, sin da quando entra in scena la prima volta, di avvolgersi di panni diabolici, accentuan­do il ghigno, facendo brillare gli occhi di sottintesi ovviamente maligni, se mi si concede il banale gioco di parole, e pale­semente guardando il mondo circostante con la feroce soddisfazione dell’angelo ribelle che ha deciso di impiegare al me­glio (o, se si preferisce, al peggio) tutto il tempo che gli resta e che è infinito. Va detto che un elemento importante è rap­presentato anche dalla dizione, sicché si prova un certo rammarico a non poter udire la voce di Pacino nell’originale. Giancarlo Giannini, che lo doppia, si sforza di assumere quanto più possibile un tono semigridato, così da restituire quelle che si suppone siano le intonazio­ni originarie, in carattere con il gioco mimico di Pacino. Il quale riesce mira­bilmente a tradurre quella sorta di sulfu­reo compiacimento di sé con cui John Milton agisce e ammicca di continuo. Il fatto che il diavolo abbia assunto qui il cognome dell’autore de “Il paradiso per­duto” mi sembra poi una scelta molto meditata, anche se la cosa è probabil­mente destinata a sfuggire agli spettatori non anglofoni. In effetti ‘Il paradiso perduto’ di Milton è una grande rifles­sione sulla caduta e sulla redenzione dell’uomo, così come il De Doctrina Christiana, considerata la sua opera teologica più importante, è una confer­ma della sua fede di fondo, ma anche della sua eterodossia: il Figlio non è coeterno e consustanziale col Padre, e lo Spirito Santo è inferiore a entrambi; Dio non ha creato il mondo dal nulla ma dalla materia originaria dell’universo l’anima muore col corpo sino al giorno del giudizio universale, eccetera. Non vorrei qui invadere un campo che non è assolutamente il mio, anche se su questo e, più generalmente, su tutti i film “diabolici”, per sgangherati che possano sembrare, sarebbe interessante conoscere l’opinione del teologo, o dei teologi.

In ogni caso, sin dall’inizio Milton­-Pacino rivela dei trasalimenti maligna­mente semi-diabolici, ma ci vuol altro per mettere in guardia il giovane Kevin Lomax che, da pubblico ministero di una cittadina della Florida, è diventato un avvocato abile e senza scrupoli, e a que­sto titolo viene ingaggiato dal grande studio legale newyorkese, di cui appunto Milton è il capo e il socio maggioritario indiscusso. Tutto lo studio ha sede nei piani alti di un grattacielo, e i legali più noti vi hanno anche le loro lussuosissi­me abitazioni private. Compreso Milton, il quale usa però soltanto una grande stanza che gli serve per ogni uso. Via via che i giorni passano, il carattere in­quietante dell’uomo e del suo modo di vivere e di operare diventa chiaro agli occhi di Mary Ann, la giovane moglie di Kevin, e anche a quelli della religiosis­sima madre di quest’ultimo (apprenderemo poi che essa, da giovane, ha avuto col Maligno un legame deter­minante, sicché Kevin è trascinato da una preoccupante paternità verso un vi­luppo tortuoso e vizioso di vincoli di pa­rentela).

Diciamo che questi sono i dati di parten­za, costruiti in un modo così convulso che il film è costretto di continuo a oscillare fra una minuziosa casistica pa­ra-legale, così come il cinema americano sa foggiare con inimitabile precisione, e una “diavologia” divulgativa che oscilla fra l’orrorifico e l’involontariamente grottesco. La prima a battersi contro il Maligno è Mary Ann, che comincia a vedere volti diabolici, a tratti, sotto quello delle mogli troppo gentili dei colleghi del marito… Il seguito va visto

Perché il diavolo, onnipossente nel male – è forse mortale anche lui? -‘ deve occuparsi tanto di avere un erede e di averlo fa­cendo unire due fratellastri, al punto di seguire da sempre Kevin, suo figlio? Si direbbe che il gioco diabolo-legalistico, così fortemente americano, come si è detto, finisca col prendere la mano allo sceneggiatore (ma forse il difetto è nel romanzo, che non conosco) e a condi­zionare tutto il lunghissimo film, di continuo incerto fra satira, variazione grottesca, thriller, compiacimento “infernale”. Presumo che sia destinato a piacere a pochi . Personalmente, sen­za discuterne i limiti enormi e le goffag­gini palesi, da vecchio amatore di cine­ma Usa, mi sono divertito ad ammirare il gioco impeccabile degli attori di contorno, il gigionismo sfrenato di Al Pacino, l’abilità dei creatori di mobili sceno­grafie (si vedano le statue della stanza di Milton, che diabolicamente si animano).

(Letture 1998/544/75)

Un giovane e promettente avvocato di provincia riceve una vantaggiosa propo­sta da uno studio di New York e con la bella moglie si trasferisce nella metro­poli. Il suo mentore è un potente uomo d’affari che si chiama John Milton. Co­me il grande poeta inglese. Esperto in codici, l’avvocatino deve avere scarse cognizioni letterarie, sennò sospettereb­be che quel nome possa essere un narci­sistico omaggio all’autore del Paradiso perduto che riserva a Satana un grandio­so ritratto.

Belzebù deve aver seminato parecchi marmocchi su e giù per gli States alla fine degli anni ’60. Se Rosemary’s baby è nato nel ’68, il brillante avvocatino di provincia è del ’66. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e infatti quest’altro rampollo di Mefistofele si porta appresso un forte complesso di Edipo rifiutando le proprie origini. Il peccato della vanità, l’ossessione del successo, le tentazioni del demonio, il primato della morale sulla giustizia:

nell’Avvocato del diavolo c’è proprio tutto, in un intruglio di filone giudiziario e horror apocalittico. Un film di taglio spesso, con un istrionico Al Pacino che si regola di conseguenza.

(Famiglia Cristiana 04/02/98)

Alcune domande per leggere il film

Quali limiti, al di là del punto di vista scenico, rilevi nel film?

Come è rappresentato il male?

Nella realtà è proprio così?

Quali “problemi” a livello di fede pone il film? (sempre se parla di fede)

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