5 Ottobre 2010

Uno studio sostiene che la religione è un aiuto fondamentale per i giovani

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 10:42
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Lo studio pubblicato il 9 settembre da Pat Fagan, senior fellow del Family Research Council e direttore del Marriage and Religion Research Institute, sul rendimento accademico dei giovani, in relazione al fattore religione.

Nel suo studio dal titolo “Religious Practice and Educational Attainment”, Fagan rivela che livelli più alti di pratica religiosa possono incidere positivamente sul rendimento scolastico degli studenti.

Gli alunni impegnati in attività religiose trascorrono più tempo a fare i compiti, secondo lo studio. Essi ottengono anche migliori risultati negli esami e sono meno propensi ad interrompere il loro percorso scolastico. Inoltre, l’impatto positivo della religione non si limita alla scuola ma si estende anche alla fase universitaria.

Secondo uno studio, il 19,5% degli studenti poco praticanti non finisce il ciclo scolastico, rispetto a solo il 9,1% degli studenti praticanti.

Il documento ha identificato una serie di meccanismi in cui la religione costituisce un aiuto per gli studenti:

— Consente di interiorizzare i valori e le norme che aiutano ad ottenere buoni risultati;

— Mantiene alti i livelli di aspettativa personale e aiuta gli studenti ad evitare comportamenti socialmente devianti. Gli studenti che frequentano le funzioni religiose settimanali sono risultati meno propensi a fare uso di droga o alcol o a non rispettare le regole;

— Le famiglie religiose tendono ad essere più coese e stabili, a programmare il futuro dei propri figli e ad aspettarsi molto da loro;

— I giovani che hanno un vero senso religioso hanno per se stessi maggiori aspettative;

— Gli amici che condividono la fede tendono ad essere più orientati allo studio e l’appartenenza a questo gruppo di amici invoglia all’impegno accademico;

— La pratica religiosa risulta anche favorire la socializzazione;

— Le chiese offrono agli studenti risorse, comunità e consiglio. I forti legami sociali dei gruppi religiosi possono aggiungersi alle risorse già disposizione dei giovani, aiutandoli ad ottenere rendimenti scolastici più elevati.

Fagan ha osservato che l’assidua frequenza religiosa tende anche ad aumentare il numero totale di anni dedicati all’istruzione. I benefici derivanti dalla frequenza religiosa settimanale sono risultati equivalenti ai benefici che derivano da chi ha una madre con tre anni in più di istruzione e un padre con quattro anni in più di istruzione.

È interessante notare che la religione è una delle poche istituzioni accessibili alle famiglie con basso reddito. Il documento ha sottolineato l’importanza di questo fatto, per la popolazione di livello socio-economico più basso. Per i più fortunati, la religione è solo una ulteriore risorsa tra le altre.

“Per contro, per i poveri, la pratica religiosa è significativa perché costituisce uno dei pochi solidi elementi positivi in grado di influenzare la loro vita”, ha scritto Fagan.

Un’altra conclusione è che l’elemento religioso esercita un maggiore impatto sui rendimenti scolastici per i giovani che abitano in città, rispetto a quelli che abitano in zone rurali. Secondo il documento ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le organizzazioni religiose sono più facilmente disponibili nelle aree urbane. Inoltre la religione può anche avere un effetto arginante sugli aspetti negativi che sono più frequenti nei quartieri urbani e che hanno effetti svantaggiosi sul rendimento scolastico.

La Felicità dei giovani

Certamente non sono solo i bambini a trarre beneficio dalla religione. L’edizione di agosto del Journal of Marriage and Family ha pubblicato un articolo sull’argomento dell’impatto della religione sui rapporti familiari.

Secondo uno studio pubblicato il 12 agosto sul Washington Post, risulta esservi un nesso significativo tra la condivisione della fede religiosa e della preghiera, e un maggior grado di felicità nel matrimonio e nelle relazioni.

I benefici sono apparsi più evidenti per gli afro-americani e gli ispanici, rispetto ai bianchi. Questo può essere dovuto al maggior grado di soddisfazione interpersonale nelle coppie bianche dovuto ai loro maggiori redditi e livelli di educazione, secondo lo studio.

È vero inoltre che le coppie che pregano insieme restano insieme, ha detto al Washington Post il co-autore dello studio, W. Bradford Wilcox, direttore del National Marriage Project presso l’Università di Virginia.

In un comunicato stampa dell’Università di Virginia, dell’11 agosto, Wilcox spiega più in dettaglio perché la religione svolga un ruolo positivo sui rapporti interpersonali. Dalla ricerca risultano identificati in particolare tre fattori.

Il primo è che le comunità religiose normalmente promuovono comportamenti eticamente positivi, come la carità e il perdono. Questo aiuta a definire comportamenti corretti nella coppia e incoraggia a gestire eventuali contrasti in un modo costruttivo.

Il secondo è che le comunità religiose offrono un sostegno alle coppie e alle famiglie attraverso una rete sociale incentrata sulla famiglia.

In terzo luogo, la fede religiosa dà alle persone un senso e un significato alla vita in generale e ai rapporti interpersonali, e questo aiuta molto a gestire i momenti di stress.

ï»E’ chiaro che questa società sarebbe un luogo molto peggiore senza il contributo che la religione organizzata può dare alla vita pubblica.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org
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