24 Aprile 2013

Festa di san Marco Evangelista

Filed under: articoli,SANTI — giacomo.campanile @ 22:46
immagineFesta di san Marco, Evangelista, che a Gerusalemme dapprima accompagnò san Paolo nel suo apostolato, poi seguì i passi di san Pietro, che lo chiamò figlio; si tramanda che a Roma abbia raccolto nel Vangelo da lui scritto le catechesi dell’Apostolo e che abbia fondato la Chiesa di Alessandria.La figura dell’evangelista Marco, è conosciuta soltanto da quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pietro e s. Paolo; non fu certamente un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe neppure, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo, che secondo il Vangelo di Marco, seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo; i soldati cercarono di afferrarlo ed egli sfuggì nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani.
Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova benestante Maria, che metteva a disposizione del Maestro la sua casa in Gerusalemme e l’annesso orto degli ulivi.
Nella grande sala della loro casa, fu consumata l’Ultima Cena e lì si radunavano gli apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battezzati da Pietro, che frequentava assiduamente la sua casa e infatti Pietro lo chiamava in senso spirituale “mio figlio”.

Discepolo degli Apostoli e martirio

Nel 44 quando Paolo e Barnaba, parente del giovane, ritornarono a Gerusalemme da Antiochia, dove erano stati mandati dagli Apostoli, furono ospiti in quella casa; Marco il cui vero nome era Giovanni usato per i suoi connazionali ebrei, mentre il nome Marco lo era per presentarsi nel mondo greco-romano, ascoltava i racconti di Paolo e Barnaba sulla diffusione del Vangelo ad Antiochia e quando questi vollero ritornarci, li accompagnò.
Fu con loro nel primo viaggio apostolico fino a Cipro, ma quando questi decisero di raggiungere Antiochia, attraverso una regione inospitale e paludosa sulle montagnae del Tauro, Giovanni Marco rinunciò spaventato dalle difficoltà e se ne tornò a Gerusalemme.
Cinque anni dopo, nel 49, Paolo e Barnaba ritornarono a Gerusalemme per difendere i Gentili convertiti, ai quali i giudei cristiani volevano imporre la legge mosaica, per poter ricevere il battesimo.
Ancora ospitati dalla vedova Maria, rividero Marco, che desideroso di rifarsi della figuraccia, volle seguirli di nuovo ad Antiochia; quando i due prepararono un nuovo viaggio apostolico, Paolo non fidandosi, non lo volle con sé e scelse un altro discepolo, Sila e si recò in Asia Minore, mentre Barnaba si spostò a Cipro con Marco.
In seguito il giovane deve aver conquistato la fiducia degli apostoli, perché nel 60, nella sua prima lettera da Roma, Pietro salutando i cristiani dell’Asia Minore, invia anche i saluti di Marco; egli divenne anche fedele collaboratore di Paolo e non esitò di seguirlo a Roma, dove nel 61 risulta che Paolo era prigioniero in attesa di giudizio, l’apostolo parlò di lui, inviando i suoi saluti e quelli di “Marco, il nipote di Barnaba” ai Colossesi; e a Timoteo chiese nella sua seconda lettera da Roma, di raggiungerlo portando con sé Marco “perché mi sarà utile per il ministero”.
Forse Marco giunse in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente rimase nella capitale dei Cesari, al servizio di Pietro, anch’egli presente a Roma. Durante gli anni trascorsi accanto al Principe degli Apostoli, Marco trascrisse, secondo la tradizione, la narrazione evangelica di Pietro, senza elaborarla o adattarla a uno schema personale, cosicché il suo Vangelo ha la scioltezza, la vivacità e anche la rudezza di un racconto popolare.
Affermatosi solidamente la comunità cristiana di Roma, Pietro inviò in un primo momento il suo discepolo e segretario, ad evangelizzare l’Italia settentrionale; ad Aquileia Marco convertì Ermagora, diventato poi primo vescovo della città e dopo averlo lasciato, s’imbarcò e fu sorpreso da una tempesta, approdando sulle isole Rialtine (primo nucleo della futura Venezia), dove si addormentò e sognò un angelo che lo salutò: “Pax tibi Marce evangelista meus” e gli promise che in quelle isole avrebbe dormito in attesa dell’ultimo giorno.
Secondo un’antichissima tradizione, Pietro lo mandò poi ad evangelizzare Alessandria d’Egitto, qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo.
Nella zona di Alessandria subì il martirio, sotto l’imperatore Traiano (53-117); fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante.
Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile verso l’anno 72, secondo gli “Atti di Marco” all’età di 57 anni; ebrei e pagani volevano bruciarne il corpo, ma un violento uragano li fece disperdere, permettendo così ad alcuni cristiani, di recuperare il corpo e seppellirlo a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

1 Gennaio 2013

Festa di Maria Madre di Dio

Filed under: articoli,SANTI — giacomo.campanile @ 15:22

Nell’ottava del Natale del Signore e nel giorno della sua Circoncisione, solennità della santa Madre di Dio, Maria: i Padri del Concilio di Efeso l’acclamarono Theotókos, perché da lei il Verbo prese la carne e il Figlio di Dio abitò in mezzo agli uomini, principe della pace, a cui fu dato il Nome che è al di sopra di ogni nome.Theotókos (in greco Θεοτόκος; in latino Deipara o Dei genetrix) è un titolo della Beata Vergine Maria. Letteralmente significa colei che genera Dio e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio.
Fu proclamato dogma dopo la controversia teologica causata dai nestoriani. Nestorio (381-451), Patriarca di Antiochia, aveva affermato infatti che Maria non aveva titolo per essere definita «madre di Dio», ma solo «madre di Gesù». La controversia tra Alessandria ed Antiochia fu risolta in un concilio ecumenico.

L’assise si tenne ad Efeso, in Asia Minore, nel 431. Il concilio ribadì che Maria è Madre di Dio. Secondo il concilio, infatti, Gesù Cristo, pur essendo contemporaneamente Dio e uomo – come già aveva affermato in precedenza il concilio di Nicea – , è un’unica persona: le due nature, divina e umana, sono inseparabili, e perciò Maria può essere legittimamente chiamata “Madre di Dio”

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15 Agosto 2012

Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Filed under: SANTI — giacomo.campanile @ 07:26
immagineSolennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo nella gloria celeste. Questa verità di fede ricevuta dalla tradizione della Chiesa fu solennemente definita dal papa Pio XII.

Maria non è un mito, né un’astrazione, come mostrano i tratti profondamente ebraici della sua personalità di donna nutrita della spiritualità dell’ascolto, che fa nella storia la grandezza del popolo ebraico: “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno” (Dt 6,4). Maria non è un caso dell’universale, ma la «Virgo singularis», la donna irripetibile nella sua storicità unica, il concreto femminile della persona, che l’Eterno ha eletto per la rivelazione del Mistero, «benedetta fra tutte le donne», come è «benedetto il frutto del suo grembo», Gesù (cf. Lc 1,42).

Non si tratta di sviluppare un’«ontologia del femminile», partendo dalla figura di Maria: i rischi di astrattezza di una simile ricerca dell’«eterno femminino» (Goethe) sono stati giustamente denunciati dal pensiero femminista. Si tratta piuttosto di indagare il mistero racchiuso in ogni donna, e quindi reciprocamente in ogni essere umano, a partire dal «caso» assolutamente singolare, che è la «Vergine Madre, figlia del suo Figlio».

Il significato universale di Maria, insomma, sta o cade con la sua singolarità di donna concreta: quanto più questa singolarità femminile sarà colta, tanto più il suo valore di archetipo per la dimensione femminile dell’essere umano si lascerà percepire e il mistero in lei riposto si farà penetrare.

Proprio così, nel cuore dell’estate, la celebrazione dell’assunzione di Maria diventa un richiamo a rispettare la dignità di ogni donna, a valorizzarne il mistero, a umanizzare il mondo rendendolo più accogliente nell’irripetibilità di ciascuno e nella reciprocità delle relazioni di vita e d’amore, che fanno la storia di tutti.

È questo gioco di visibile concretezza e d’invisibile profondità, che fa parlare di Maria come di un’icona del Mistero: in lei si offre il duplice movimento, che ogni icona tende a trasmettere, la discesa e l’ascesa, l’antropologia di Dio e la teologia dell’uomo. In lei risplende l’elezione dell’Eterno e il libero consenso della fede in Lui.

Celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L’Apocalisse ci mostra “un segno grandioso del cielo”: la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. “Figura e primizia della Chiesa”. Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria.

L’mmagine è uno delle più belle rafigurazioni della Madonna Assunta. Pinturicchio, allievi, Assunzione, Chiesa s.Maria del Popolo, Cappella Basso della Rovere

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=367093

28 Luglio 2012

Michele Placido – Padre Pio-Tra cielo e terra (Parte 1)

Filed under: FILM,PADRE PIO — giacomo.campanile @ 15:17

Santa Bakhita. Un film di Giacomo Campiotti 2008.

Filed under: SANTI — giacomo.campanile @ 15:10

Antonio, guerriero di Dio. Un film di Antonello Belluco

Filed under: FILM,Sant'Antonio di Padova — giacomo.campanile @ 14:19

11 Luglio 2012

San Benedetto da Norcia Abate, patrono d’Europa

Filed under: MONACHESIMO,SANTI — giacomo.campanile @ 06:00
immaginesan Benedetto, abate, che, nato a Norcia in Umbria ed educato a Roma, iniziò a condurre vita eremitica nella regione di Subiaco, raccogliendo intorno a sé molti discepoli; spostatosi poi a Cassino, fondò qui il celebre monastero e scrisse la regola, che tanto si diffuse in ogni lugo da meritargli il titolo di patriarca dei monaci in Occidente.San Benedetto da Norcia (Norcia, 480 circa – monastero di Montecassino, 21 marzo 547 circa) è stato un monaco e santo italiano, fondatore dell’ordine dei Benedettini.

Benedetto, fratello di santa Scolastica, nacque verso il 480 nella città umbra. Il padre Eutropio, figlio di Giustiniano Probo della gens Anicia, era Console e Capitano Generale dei Romani nella regione di Norcia, mentre la madre era Abbondanza Claudia de’ Reguardati di Norcia; quando ella morì, secondo la tradizione, i due fratelli furono affidati alla nutrice Cirilla.

A 12 anni fu mandato con la sorella a Roma a compiere i suoi studi, ma come racconta san Gregorio Magno nel II Libro dei Dialoghi, sconvolto dalla vita dissoluta della città «ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell’immane precipizio. Disprezzò quindi gli studi letterari, abbandonò la casa e i beni paterni e cercò l’abito della vita monastica perché desiderava di piacere soltanto a Dio».

All’età di 17 anni, insieme con la sua nutrice Cirilla, si ritirò nella valle dell’Aniene presso Eufide. Lasciò poi la nutrice e si avviò verso la valle di Subiaco, presso gli antichi resti di una villa neroniana, della quale le acque del fiume Aniene alimentavano tre laghi (la città sorgeva appunto sotto – “sub” – questi laghi). A Subiaco incontrò Romano, monaco di un vicino monastero retto da un abate di nome Adeodato, che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo (attualmente contenuta all’interno del Monastero del Sacro Speco), dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell’anno 500. Conclusa l’esperienza eremitica, accettò di fare da guida ad altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, ma, dopo che alcuni monaci tentarono di ucciderlo con una coppa di vino avvelenato, tornò a Subiaco. Qui rimase per quasi trenta anni, predicando la “Parola del Signore” ed accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci ed un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale.

Negli anni tra il 525 ed il 529, a seguito di un altro tentativo di avvelenamento con un pane avvelenato, Benedetto decise di abbandonare Subiaco per salvare i propri monaci. Si diresse verso Cassino dove, sopra un’altura, fondò il monastero di Montecassino, edificato sopra i resti di templi pagani e con oratori in onore di san Giovanni Battista (da sempre ritenuto un modello di pratica ascetica) e di san Martino di Tours, che era stato iniziatore in Gallia della vita monastica.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

3 Luglio 2012

Festa di San Tommaso Apostolo

Filed under: articoli,SANTI — giacomo.campanile @ 06:21

immagineFesta di san Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India.San Tommaso Didimo (Palestina, … – Mylapore, 3 luglio 72) fu uno dei dodici apostoli di Gesù.

È noto principalmente per essere il protagonista di un brano del Vangelo secondo Giovanni (20,24-29) in cui prima dubitò della risurrezione di Gesù e poi lo riconobbe. Secondo la tradizione, si spinse a predicare il Vangelo fuori dei confini dell’Impero romano, in Persia e India, dove fondò la prima comunità cristiana.

È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa copta. San Tommaso è patrono degli Architetti, dei Geometri, degli Agrimensori e dell’India; nei quadri è rappresentato con una lancia in mano.

Le sue ossa riposano nella Basilica di San Tommaso Apostolo a Ortona.
L’episodio maggiormente noto del Nuovo Testamento che coinvolge Tommaso è quello contenuto in Giovanni 20,24-29 e noto come “l’incredulità di Tommaso”. Tommaso, che dubitava della risurrezione di Gesù, incontra il Signore risorto. Rivolgendosi a lui, Gesù dice:

« “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!” Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!” Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati coloro che non videro e tuttavia credettero!” »

Incredulità di san Tommaso è un dipinto ad olio su tela di 107 × 146 cm realizzato tra il 1600 ed il 1601 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nella Sanssouci-Bildergalerie, Potsdam

Il dipinto raffigura l’apostolo Tommaso mentre infila un dito nella ferita del costato di Gesù, con altri due apostoli che osservano la scena. Le figure sono disposte in maniera tale da formare una elementare croce, o una spirale, con le tre teste degli apostoli perfettamente incastrate l’una con l’altra. La luce proviene solo da sinistra e illumina le fronti corrugate dei tre uomini che osservano con attenzione, con scopo di verifica, la ferita e il dito di Tommaso che la esplora. L’estremo realismo della scena difatti scandalizzò non poco il committente, il Marchese Vincenzo Giustiniani.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

30 Giugno 2012

Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli

Filed under: SANTI — giacomo.campanile @ 19:08
immagineDue
apostoli e due personaggi diversi, ma entrambi fondamentali per la storia della
Chiesa del primo secolo così come nella costruzione di quelle radici dalle quali
si alimenta continuamente la fede cristiana.

Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e
fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo,
Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle
genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e
nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono
martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso
a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo
trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il
mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo.

Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno, come
tradizione il Santo Padre Benedetto XVI imporrà il Pallio a 44 Arcivescovi
Metropoliti, e altri 2 lo riceveranno nella loro sede metropolitana. Il gruppo
più numeroso è costituito dai 22 Presuli dell’America, seguono quindi 9
dell’Asia, 8 dell’Europa, 4 dell’Africa, 3 dell’Oceania.
Riguardo alle
nazioni di provenienza, per l’America il paese con il maggior numero di
Arcivescovi Metropoliti è il Brasile (7), seguito da Stati Uniti (4), Canada
(4), Messico (2), Argentina (1), Guatemala (1), Perù (1), Venezuela (1), Antille
(1). Per l’Asia le Filippine hanno 4 Arcivescovi Metropoliti, seguiti dall’India
(2), da Pakistan (1), Bangladesh (1) e Corea (1). Per l’Europa sono maggiormente
rappresentate Polonia (3) e Italia (3), seguite da Germania (1) e Francia (1).
Per l’Africa riceverà il pallio 1 Arcivescovo per ognuna delle seguenti nazioni:
Angola, Ghana, Nigeria, Zambia. Infine per l’Oceania 2 Arcivescovi
dell’Australia e 1 della Papua Nuova Guinea.
Le arcidiocesi sotto la
giurisdizione della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, i cui
Arcivescovi Metropoliti riceveranno il pallio, sono: Port of Spain (Antille),
Dhaka (Bangladesh), Karachi (Pakistan), Seoul (Corea), Guwahati (India),
Calcutta (India), Kasama (Zambia), Malanje (Angola), Lagos (Nigeria), Kumasi
(Ghana), Rabaul (Papua Nuova Guinea). (SL) (Agenzia Fides 28/6/2012)

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

22 Maggio 2012

Sant’ Angela da Foligno Terziaria francescana 4 gennaio Foligno, 1248 – 4 gennaio 1309

Filed under: LEZIONI DI RELIGIONE,SANTI — giacomo.campanile @ 21:46

Sant’ Angela da Foligno Terziaria francescana

4 gennaio
Foligno, 1248 – 4 gennaio 1309

Angela of Foligno 1.jpg

Dopo essersi recata ad Assisi ed aver avuto esperienze mistiche avviò un’intensa attività apostolica per aiutare il prossimo e soprattutto i suoi concittadini affetti da lebbra. Una volta morti marito e figli diede tutti i suoi averi ai poveri ed entrò nel Terz’Ordine Francescano: da quel momento visse in modo cristocentrico, ovvero tramite l’amore giunge all’identica mistica con Cristo. Per i suoi scritti assai profondi è stata chiamata “maestra di teologia”. Il 3 aprile 1701 furono concessi Messa ed Ufficio propri in onore della Beata. Infine il 9 ottobre 2013 Papa Francesco, accogliendo la relazione del Prefeto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha iscritto Angela da Foligno nel catalogo dei Santi, estendendone il Culto liturgico alla Chiesa Universale.

La Chiesa, con la recente canonizzazione equipollente da parte di papa Francesco, le attribuisce il titolo di santa e la sua memoria viene celebrata oggi dall’Ordine francescano, ma il popolo già da secoli la invocava col titolo di santa. Angela da Foligno, una delle prime mistiche italiane, nacque nella medievale cittadina umbra nel 1248. In gioventù, come la coetanea Margherita da Cortona, indulse alle vanità femminili, vivendo in tranquilla agiatezza in una casa non fastosa ma decorosa, accanto al marito e ai figli. Non mancarono anche gravi colpe morali culminate in una serie di confessioni e di comunioni sacrileghe. All’età di 37 anni, però, mutò radicalmente le sue abitudini di vita. Provata dal dolore con la perdita del marito e dei figli, mostrò in queste tragiche circostanze una forza d’animo non comune. Era l’anno 1285: S. Francesco le apparve in sogno e la esortò a percorrere con coraggio la via della perfezione.

Angela, attirata dalla vita povera e penitente dei Terziari francescani, si spogliò di tutti i suoi averi e professò la Regola del Terz’Ordine francescano, emise i voti religiosi dedicandosi, insieme ad una compagna, a un eroico servizio presso malati e lebbrosi.

Intraprese un pellegrinaggio ad Assisi che doveva segnare un’orma profonda nella sua anima. Fu durante questo viaggio che Angela fece sconcertanti ed esaltanti esperienze mistiche, di cui fu stupito testimone anche il suo parente e confessore francescano, il B. Arnaldo da Foligno: questi, temendo si trattasse di fenomeni dovuti a suggestioni del maligno, le impose di dettargli le sue esperienze interiori da cui il «Libro della beata Angela».

Il bisogno di far luce sulle profondità di quest’anima squassata dalla grazia diede così origine ad uno dei più preziosi libri sulle esperienze mistiche di un’anima particolarmente favorita da Dio. L’autobiografia che la beata dettava in dialetto umbro veniva immediatamente resa in un limpido latino scolastico.

In “trenta passi” Angela dettò quanto avveniva nella sua anima, dal momento della conversione al 1296, quando tali manifestazioni mistiche si fecero più frammentarie e lasciarono campo a nuove manifestazioni spirituali, in particolare quella della “maternità spirituale” che raccolse intorno alla “Lella da Foligno” un vero cenacolo di anime desiderose di perfezione. 

A loro la beata inviava numerose lettere e per loro redigeva anche le Istruzioni salutifere. La povertà, l’umiltà, la carità, la pace erano i suoi grandi temi: “Lo sommo bene dell’anima è pace verace e perfetta… Chi vuole dunque perfetto riposo, si studi d’amare Iddio con tutto il cuore, perciò che in tale cuore abita Iddio, il quale solo dà e può la pace dare”.

Angela morì a Foligno nel 1309 e lì fu sepolta, nella chiesa di San Francesco. Il suo culto fu riconosciuto il 7 maggio 1701. Il 9 ottobre 2013 Papa Francesco ha firmato la Lettera Decretale di Canonizzazione equipollente della Beata Angela da Foligno.

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