17 Marzo 2015

GIUBILEI NELLA STORIA. LEZIONE

Filed under: LEZIONI 2014-15,Senza Categoria — giacomo.campanile @ 08:38

GIUBILEO: spiegato in 3 minuti

La storia del Giubileo dal 1300 ai giorni nostri

IL GIUBILEO NELLA STORIA

L’anno giubilare è soprattutto l’anno di Cristo. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come Colui che porta a compimento l’antico Giubileo, essendo venuto a “predicare l’anno di grazia del Signore” (Isaia).

Sono stati fino ad oggi 29 i giubilei. Solo Pio XI e Giovanni Paolo II ne hanno proclamati due durante il loro pontificato, uno ordinario e uno straordinario:

1300: Bonifacio VIII
1350: Clemente VI
1390: indetto da Urbano VI, presieduto da Bonifacio IX
1400: Bonifacio IX
1423: Martino V
1450: Niccolò V
1475: indetto da Paolo II, presieduto da Sisto IV
1500: Alessandro VI
1525: Clemente VII
1550: indetto da Paolo III, presieduto da Giulio III
1575: Gregorio XIII
1600: Clemente VIII
1625: Urbano VIII
1650: Innocenzo X
1675: Clemente X
1700: aperto da Innocenzo XII, concluso da Clemente XI
1725: Benedetto XIII
1750: Benedetto XIV
1775: indetto da Clemente XIV, presieduto da Pio VI
1825: Leone XII
1875: Pio IX
1900: Leone XIII
1925: Pio XI
1933: Pio XI
1950: Pio XII
1975: Paolo VI
1983: Giovanni Paolo II
2000: Giovanni Paolo II
2015: Francesco

2025 il prossimo giubileo

Negli anni 1800 e 1850 non ci fu il giubileo per le circostanze politiche del tempo.

Il rito iniziale del giubileo è l’apertura della Porta Santa. Si tratta di una porta che viene aperta solo durante l’Anno Santo, mentre negli altri anni rimane murata.

Hanno una Porta Santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore.

Il rito di aprire la Porta Santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un “percorso straordinario” verso la salvezza. Le Porte Sante delle altre basiliche verranno aperte successivamente all’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro.

giubileolode  video breve

FIAT LUX SPETTACOLO DI LUCI

Nella Chiesa cattolica il Giubileo è l’anno santo della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale.

L’anno giubilare è soprattutto l’anno di Cristo. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come Colui che porta a compimento l’antico Giubileo, essendo venuto a “predicare l’anno di grazia del Signore” (Isaia).

Il pellegrinaggio più famoso è quello detto delle “sette chiese”.

La tradizione sussisteva già in epoca medievale, quando si usava visitare i luoghi di sepoltura dei due apostoli martiri Pietro e Paolo.

Fu ripresa poi nella sua versione contemporanea intorno alla seconda metà del 1.500 da San Filippo Neri, seguendo le tappe che erano state indicate da papa Bonifacio VIII in occasione del Grande Giubileo del 1300.

Il pellegrinaggio delle sette chiese prevede che si visitino, nell’arco di una giornata, quattro basiliche maggiori e tre minori, che sono:

Basiliche maggiori

Basiliche minori

  • San Lorenzo in Verano

  • Santa Croce in Gerusalemme

  • San Sebastiano Fuori le Mura.

La Porta santa è quella porta di una basilica che viene murata per essere aperta solo in occasione di un Giubileo.

Per il cristiano la vera porta che ci conduce a Dio è Gesù Cristo (GV 10,7).Egli è infatti, come dice il Vangelo di Giovanni, la Via, la Verità e la Vita.

Il rito più conosciuto del Giubileo è proprio l’apertura della porta. Hanno una porta santa le quattro basiliche papali di Roma

Il Giubileo straordinario della misericordia è stato indetto da papa Francesco per mezzo della bolla pontificia Misericordiae Vultus.

I grandi raduni

16 Marzo 2015

Persecuzione dei cristiani oggi.

Filed under: LEZIONI 2014-15,OMOFOBIA — giacomo.campanile @ 17:35

CRISTIANI PERSEGUITATI

La libertà religiosa in molte parti del mondo è a rischio. In questo dossier nella colonna di sinistra le testimonianze delle persecuzioni contro i cristiani e nella colonna di destra un approfondimento sulla situazione in Iraq e in altri Paesi del Medio Oriente dove il sedicente “Califfato” islamico marchia con una N come Nazareni le case dei cristiani, costretti a fuggire in massa.

Il marchio della vergogna sulle case dei cristiani a Mosul: N come Nazareno, cioè appunto cristiano. Un marchio della vergogna non per chi lo subisce ma per gli jihadisti che lo impongono.

La lettera N da marchio d’infamia simbolo di una battaglia di libertà religiosa

Le violenze contro le comunità cristiane nel mondo non si sono mai fermate. Fin dalla venuta di Cristo, milioni di persone sono state martirizzate e costrette a nascondersi. Gli ultimi due millenni sono stati costellati di guerre di religione fratricide, di episodi tragici di discriminazione e violenza. Nonostante una costante storica apparentemente deterministica, oggi assistiamo a un fenomeno persecutorio più intenso, più grave, più metodico e spietatamente ideologizzato. Soprattutto a partire dall’11 Settembre il numero di eccidi delle minoranze cristiane d’Oriente, dall’Egitto al Pakistan, è aumentato esponenzialmente ad opera del fondamentalismo islamico, anche se i cristiani sono perseguitati in altri Paesi, dalla Cina all’India.

Essere cristiano in Nord Africa o in Medio Oriente, agli occhi degli islamisti, non significa tanto professare una religione minoritaria e diversa da quella ufficiale (che comporta comunque ghettizzazioni, emarginazioni e violenze), bensì essere percepito come il prolungamento invadente del cristianesimo occidentale, l’incarnazione in chiave religiosa dell’America politica, di Israele, dell’Occidente ateo e peccatore. Per questa ragione, i cristiani vengono eliminati in maniera sistematica. Soprattutto se, com’è accaduto con il ministro pakistano per le minoranze Shabaz Bhatti, ucciso nel febbraio scorso, rappresentano politicamente gli ultimi baluardi di libertà religiosa e di pensiero di un intero paese.

Non ricordiamoci dei cristiani del mondo solo se muoiono in massa, intervista a Massimo Introvigne di Cristiana Vivenzio, 6 febbraio 2011. Ogni quattro perseguitati al mondo per motivi razziali, di nazionalità o di religione, tre sono cristiani. Un eccidio di cui ci si ricorda solo quando la soglia del numero di morti supera la decina. Massimo Introvigne, che è appena stato nominato rappresentante Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, ha molte idee su cosa devono fare gli organismi internazionali e in particolare l’Osce per contrastare questa situazione.

Una giornata della memoria per i martiri cristiani, tratto da eclj.org, 25 gennaio 2011. Durante un convegno a Strasburgo presso il Centro Europeo per il Diritto e la Giustizia (ECLJ), il rappresentante Osce per la lotta contro la discriminazione e la xenofobia, Massimo Introvigne, ha proposto l’istituzione di una Giornata europea della memoria per i martiri cristiani di tutto il mondo. Sulla scia dell’importantissimo evento ecumenico organizzato da Papa Giovanni Paolo II al Colosseo il 7 maggio 2000, proprio il 7 maggio potrebbe diventare l’occasione annuale di fermarsi

13 Marzo 2015

Il comandamento dell’amore. Mc 12,28-34 Lezione marzo 2015

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 08:18

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Mc 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».

Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Amore, fidanzamento e matrimonio.

All’interno del matrimonio “fare l’amore” è come pregare? 

LEGGE DEL TAGLIONE E AMORE AL PROSSIMO. 

Papa Francesco: non lasciamoci rubare l’amore per la scuola

Il Papa all’Angelus: l’Amore di Dio è più forte del male e della morte

Benedetto XVI. Giovani scoprire la vocazione all’amore

Benedetto XVI: l’amore è il senso della storia

6 Marzo 2015

Cura degli anziani e civiltà. Lezione marzo 2015

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 08:23

È un «peccato mortale» scartare gli anziani. Papa Francesco, nel corso dell’Udienza del 4 marzo 2015.

Papa Francesco raccomanda di “avere estremo rispetto e prendersi cura di chi, per la sua condizione fisica o sociale, potrebbe essere lasciato morire o ‘fatto morire'”. Il Pontefice poi incoraggia “i professionisti e gli studenti a specializzarsi in questo tipo di assistenza che – dice – non possiede meno valore per il fatto che non salva la vita e che non serve solo ai malati terminali ma anche agli anziani –

Papa Francesco: “Abbandonare gli anziani in casa di riposo è un peccato mortale”

„Bergoglio all’udienza generale in piazza San Pietro ha ricordato un episodio di quando era arcivescovo di Buenos Aires e visitava una casa di riposo per anziani: “Ho chiesto ad una signora: come sta? Come stanno i suoi figli? Bene. Vengono a visitarla? Sì, sempre. E quand’è stata l’ultima volta che la sono venuta a visitare? A Natale. Ed era agosto… Otto mesi senza una visita dei figli”

Papa Francesco: “Abbandonare gli anziani in casa di riposo è un peccato mortale”

“Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità”, ha detto Papa Francesco. “Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, malati e soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull`efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani”.

Eppure “una cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una ‘zavorra’. Non solo non producono, ma sono un onere: insomma – ha proseguito Bergoglio – vanno scartati. Non si osa dirlo apertamente, ma lo si fa! C`è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto. Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l`angoscia di essere mal sopportati e abbandonati”.

Gli anziani, ha detto ancora il Papa, “sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L`anziano non è un alieno. L`anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo”.

Papa Francesco: “Abbandonare gli anziani in casa di riposo è un peccato mortale”

„”Fragili sono un po` tutti, i vecchi. Alcuni, però, sono particolarmente deboli, molti sono soli, e segnati dalla malattia. Alcuni dipendono da cure indispensabili e dall`attenzione degli altri. Faremo per questo un passo indietro?, li abbandoneremo al loro destino? Una società senza prossimità, dove la gratuità e l`affetto senza contropartita – anche fra estranei – vanno scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla Parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c`è onore per gli anziani, non c`è futuro per i giovani”.“

27 Febbraio 2015

Le Tentazioni di Gesù nel deserto. LEZIONE 2015

Filed under: LEZIONI 2014-15,Senza Categoria — giacomo.campanile @ 08:31
Le Tentazioni di Gesù nel deserto si riferiscono alle tentazioni subite da Gesù Cristo da parte del diavolo Satana così come raccontato in ciascuno dei Vangeli sinottici: Matteo 4,1-11, Marco 1,12-13 e Luca 4,1-13.
Secondo i Vangeli, dopo essere stato battezzato, Gesù digiuna per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. In questo periodo Satana lo tenta per tre volte. La prima tentazione riguarda il cibo:
« Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane». » (Matteo 4,3)
La seconda tentazione riguarda l’obbligare Dio ad intervenire, il miracolismo:
« Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». » (Matteo 4,5-6)
La terza tentazione è il potere, una richiesta da parte del diavolo di essere adorato:
« Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». » (Matteo 4,8-9)
Ogni tentazione è rifiutata da Gesù con una citazione della Bibbia tratta dal libro del Deuteronomio. La prima risposta di Gesù è:
« Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». » (Matteo 4,4)
La seconda dice:
« Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». » (Matteo 4,7)
E infine la terza risposta afferma:
« Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto». » (Matteo 4,10)
I Vangeli terminano il racconto dicendo che, essendo venuta meno ogni tentazione da parte del diavolo, gli angeli sono intervenuti per portare del cibo a Gesù.

Battesimo e tentazioni di Gesù video

18 Febbraio 2015

Quaresima della gioia. Lezione 2015

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 11:23

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La quaresima è uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica e altre chiese cristiane celebrano lungo l’anno liturgico.

È il periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua; secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, mentre secondo il rito ambrosiano parte dalla domenica successiva al Martedì Grasso fino alla Veglia Pasquale.

Tale periodo è caratterizzato dall’invito alla conversione a Dio. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione a celebrare la Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane.

ELEMOSINA – PREGHIERA – DIGIUNO.

Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico. È anche il periodo in cui i catecumeni vivono l’ultima preparazione al loro battesimo.

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Quaranta giorni SIMBOLOLOGIA

Nella Bibbia questa parola ricorre molte volte, spesso per indicare un periodo cronologico di prova e isolamento o di purificazione:

il diluvio universale è durato quaranta giorni e quaranta notti (Genesi 7, 4.12.17)

all’arrivo in terra promessa, gli esploratori della terra di Canaan impiegarono 40 giorni durante i quali se la spassarono; per punizione l’esodo del popolo Israelita durò quarant’anni (Numeri 13, 25; 14, 33-34; 32, 13, Esodo 16, 35; Deuteronomio 8, 2.4; 29, 4; Giosuè 5, 6)

Mosè è rimasto sul monte Sinai per quaranta giorni e quaranta notti (Esodo 24, 18; 34, 28; Deuteronomio 9, 9.11.18.25; 10, 10)

il profeta Elia ha dovuto attraversare il deserto per quaranta giorni prima di giungere al monte Oreb (1Re 19, 8)

il profeta Giona ha annunciato la distruzione di Ninive per quaranta giorni (Giona 3, 4)

la flagellazione secondo la legge mosaica prevedeva “non più di quaranta colpi” (Deuteronomio 25, 3 || 2Corinzi 11, 24)

quaranta giorni dopo la nascita, Gesù è presentato al Tempio di Gerusalemme (Luca 2, 22) per “essere offerto” a Dio “secondo la Legge di Mosè” (Esodo 13, 2.11-16).

Gesù si è ritirato nel deserto per quaranta giorni prima d’iniziare la sua predicazione pubblica (Luca 4, 1-2 || Marco 1, 12-13 || Matteo 4, 1-2).

9 Febbraio 2015

Le virtù cardinali e le virtù teologali. Religione e morale. LEZIONE marzo 2020

Filed under: LEZIONI 2014-15,LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 11:17

Le virtù cardinali e le virtù teologali. Religione e morale.

Pollaiolo

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Le virtù cardinali e le virtù teologali.  Si chiamano virtù cardinali, perché sono il cardine, e il fondamento delle virtù morali; denominate anche virtù umane principali, riguardano essenzialmente l’uomo e costituiscono i pilastri di una vita dedicata al bene.

Le virtù cardinali sono quattro: la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza.

Le 3 virtù teologali. FEDE, SPERANZA E CARITÀ.

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La Prudenza: è la virtù che dirige ogni azione al debito fine, e perciò cerca i mezzi convenienti affinché l’opera riesca in tutto ben fatta, e quindi accetta al Signore. Dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo.

Risultati immagini per prudenza immaginila Prudenza tiene in mano due evidenti simboli: uno specchio e un serpente. Anche questo simbolo deriva dalla Sacra Scrittura e precisamente dal passo evangelico di Matteo dove Gesù afferma: “Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe” (Mt 10,16).

Opera del Pollaiolo

I SIMBOLI DELLA PRUDENZA - Polisemantica

La Giustizia: è la virtù per cui diamo a ciascuno quello che gli si deve. Consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. Dispone a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l’armonia che promuove l’equità nei confronti delle persone e del bene comune.

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La Fortezza: è la virtù che ci rende coraggiosi a non temere alcun pericolo, neppure la stessa morte, per servizio di Dio. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni.

Giotto

Fortezza (Giotto) - Wikipedia

La Temperanza: è la virtù per la quale raffreniamo i desideri disordinati dei piaceri sensibili, e usiamo con moderazione dei beni temporali. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore.

OSSIMORI E SIMBOLI DELLA TEMPERANZA. - Polisemantica

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Le virtù teologali. FEDE, SPERANZA E CARITÀ.

Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l’agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell’anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano. Nella dottrina della Chiesa cattolica queste virtù, a differenza delle virtù cardinali, non possono essere ottenute con il solo sforzo umano ma sono infuse nell’uomo dalla grazia divina. Le virtù teologali sono tre: la fede, la speranza, la carità.

 

I SEGNI DELLA FEDE - Polisemantica

La fede: è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede l’uomo si abbandona liberamente e completamente a Dio per fare in pieno la sua volontà.

La speranza: è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo. Essa risponde all’aspirazione verso la felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica per ordinarle al regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono.

La Speranza di Piero del Pollaiolo | Opere | Le Gallerie degli Uffizi

 

Simbologia della Carità – Pollaiolo – I SIMBOLI NELL’ARTE

Carità di Piero del Pollaiolo - ADO Analisi dell'opera

La carità: è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa della carità il comandamento nuovo. Amando i suoi « sino alla fine » egli manifesta l’amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l’amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta.

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26 Gennaio 2015

I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA. LEZIONE FEBBRAIO 2015

Filed under: LEZIONI 2014-15,LEZIONI DI RELIGIONE,Senza Categoria — giacomo.campanile @ 13:02

I sacramenti della Nuova Legge sono istituiti da Cristo e sono sette, ossia: il Battesimo, la Confermazione, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Unzione degli infermi, l’Ordine e il Matrimonio. I sette sacramenti toccano tutte le tappe e tutti i momenti importanti della vita del cristiano: grazie ad essi, la vita di fede dei cristiani nasce e cresce, riceve la guarigione e il dono della missione. In questo si dà una certa somiglianza tra le tappe della vita naturale e quelle della vita spirituale.

VIZI CAPITALI. Religione e morale. LEZIONE

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 12:52

VIZI CAPITALI. Religione e morale.

VIDEO LEZIONE DEL PROF. GIACOMO CAMPANILE

Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio. S.GREGORIO DI NISSA

VIZI CAPITALI

I vizi capitali sono un elenco di inclinazioni profonde, morali e comportamentali, dell’anima umana, spesso e impropriamente chiamati peccati capitali. Questo elenco di vizi distruggerebbero l’anima umana, contrapponendosi alle virtù, che invece ne promuovono la crescita. Sono ritenuti capitali poiché più gravi, principali, riguardanti la profondità della natura umana. Impropriamente chiamati peccati, nella morale filosofica e cristiana i vizi sarebbero già causa del peccato, che ne è invece il suo relativo effetto.

I vizi capitali sono sette: superbiaavarizialussuriainvidiagolairaaccidia.

La Superbia: desiderio irrefrenabile di essere superiori, fino al disprezzo di ordini, leggi, rispetto altrui. Il superbo ostenta sicurezza e cultura e sminuisce i meriti altrui. La sua posizione psicologica è però più complessa: non sempre è realmente convinto di possedere tutte le qualità che lui stesso si attribuisce. Teme delusioni e insuccessi perché rivelerebbero la triste verità che egli stesso sospetta, quella di essere in realtà un mediocre, un normodotato, di rientrare nella media.

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I vizi capitali sono sette: superbiaavarizialussuriainvidiagolairaaccidia.

L’Avarizia: desiderio irrefrenabile dei beni temporali. Estremo contenimento delle spese non perché lo imponga la necessità, ma per il gusto di risparmiare fine a se stesso. L’avaro si sente un virtuoso e si descrive con aggettivi delicati ed equilibrati: prudente, attento, oculato, parco.

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I vizi capitali sono sette: superbiaavarizialussuriainvidiagolairaaccidia.

La Lussuria: desiderio irrefrenabile del piacere sessuale fine a se stesso. La lussuria non è la semplice dedizione ai piaceri sensuali. Lussurioso è soprattutto chi si lascia rapire e cullare continuamente dalla fantasie sensuali. La lussuria diventa un vizio quando il costante volgersi del pensiero al desiderio impedisce il normale svolgimento delle incombenze quotidiane.

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L’Invidia: tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio. Per l’invidioso, la felicità altrui è fonte di personale frustrazione. Sminuisce i successi altrui e li attribuisce alla fortuna o al caso o sostiene che siano frutto di ingiustizia.

I Sette peccati capitali. Le allegorie nelle iconografie e nei testi. | Luigi Nardi

I vizi capitali sono sette: superbiaavarizialussuriainvidiagolairaaccidia.

La Gola: abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola, e non solo. Il peccato di gola non è la mera ingordigia o la smodata consumazione di cibo, ma il lusso alimentare, la predilezione per la cucina raffinata, la propensione a cibarsi esclusivamente di pietanze pregiate e costose.

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I vizi capitali sono sette: superbiaavarizialussuriainvidiagolairaaccidia.

L’Ira: irrefrenabile desiderio di vendicare violentemente un torto subito. L’ira non è l’occasionale esplosione di rabbia: diventa un vizio in presenza di un’estrema suscettibilità che fa sì che anche la più trascurabile delle inezie sia capace di scatenare una furia selvaggia.

7 Peccati Capitali

I vizi capitali sono sette: superbiaavarizialussuriainvidiagolairaaccidia.

L’Accidia: torpore malinconico, inerzia nel vivere e compiere opere di bene. Indolenza, indifferenza: l’accidioso indugia voluttuosamente nell’ozio e nell’errore. Sa quali siano i suoi impegni, ma pur di non assolverli, ne ridimensiona la portata, autoconvincendosi che si tratti di piccolezze e che rimandarle non comporti conseguenze gravi.

AmicoMario: L'ACCIDIA, SETTIMO VIZIO CAPITALE, È LA VERA NEMICA DI TUTTE LE VIRTÙ: È IL RIFIUTO TOTALE DELLE PROPRIE CAPACITÀ.

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19 Gennaio 2015

Vita e messaggio di Mosè. Lezione 2020

Filed under: LEZIONI 2014-15,LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 12:16

Vita di Mosè breve video

Il principe d’Egitto

Mosè (ebr. Mōsheh) Nella Bibbia, liberatore del popolo d’Israele dall’Egitto e suo legislatore nel deserto. Secondo il racconto dell’Esodo, nacque dalla stirpe di Levi, mentre gli Ebrei in Egitto erano perseguitati. Sua madre, invece di farlo gettare nel fiume secondo i decreti della persecuzione, lo depose nella giuncaia del Nilo entro una cesta, e qui fu trovato da una figlia del faraone, che lo prese e lo allevò alla corte. Aronne e Miriam sono il fratello e la sorella. Per aver ucciso un Egiziano che bastonava un Ebreo, dovette fuggire nel deserto di Madian, dove il Dio d’Israele gli si rivelò col suo nome Yahweh e gli affidò la liberazione del popolo ebraico.

Tornato in Egitto, tentò vanamente di persuadere il faraone a lasciar liberi gli Ebrei; e allora richiamò sull’Egitto le «dieci piaghe», al termine delle quali fu concesso il permesso di partire. Gli Ebrei mossero così, sotto la guida di M., verso il Mar Rosso. Rincorsi dall’esercito del faraone, che voleva nuovamente trattenerli, riuscirono tuttavia ad attraversare il mare, che travolse invece gli inseguitori. M. procedette quindi verso il Monte Sinai, e qui ebbe molte rivelazioni da Yahweh, ricevendone le leggi morali e culturali per il popolo (il cosiddetto decalogo). Ripartì poi verso la terra di Canaan. Dopo una permanenza di circa 40 anni nel deserto, gli Ebrei conquistarono la Transgiordania meridionale, e qui, sul Monte Nebo, M. morì in vista della Terra Promessa.

Sull’epoca della vita di M. e dell’Esodo, prevale oggi la tesi che essa sia il 13° sec. a.C. Il faraone persecutore può essere Ramesse II (1279-12 ca.) e quello dell’Esodo Merenptah (1212-02).

Il Mosè è una scultura marmorea (altezza 235 cm) di Michelangelo, databile al 1513-1515 circa, ritoccata nel 1542, e conservata nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, nel complesso statuario concepito quale Tomba di Giulio II. Il Mosè, grazie al suo vigore, al virtuosismo anatomico e alla sua imponenza (proporzionato al doppio del naturale) è una delle opere scultoree più famose di Michelangelo e della scultura occidentale in generale, esempio paradigmatico di quella “terribilità” che si riscontra nelle sue opere migliori.

Il Mosè di Michelangelo Buonarroti (1513-1516), basilica di San Pietro in Vincoli, Roma

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